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La denuncia di Amnesty: attivisti egiziani spiati a Roma, poi diffamati

Alcuni media li hanno accusati di aver preso parte a incontro per "pianificare stato di caos e instabilità in Egitto": erano a riunione Euromed Rights

Pubblicato:24-05-2017 13:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:15

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ROMA – Seguiti, fotografati e controllati da spie egiziane per le strade di Roma, diffamati e, in un caso, addirittura sottoposti a interrogatorio e arrestati in patria. E’ successo a un gruppo di attivisti e studiosi egiziani, presenti negli scorsi giorni ad una riunione di lavoro organizzata da Euromed Rights, una rete euro-mediterranea per i diritti che riunisce 70 organizzazioni di società civile europee, del Maghreb e del Mashrek.

“Il workshop era dedicato alle opportunità di cooperazione nella regione euro-mediterranea, riguardo la situazione dei diritti umani, civili, politici, economici, sociali e culturali nella regione e dunque anche in Egitto- si legge sul sito dell’Ong Amnesty International Italia-. Erano presenti accademici, ricercatori e rappresentanti di organizzazioni di società civile impegnate sui diritti umani di Italia, Danimarca, Tunisia, Palestina, Germania e Belgio, fra i quali alcune figure autorevoli”.

LA STRATEGIA DEL FINTO GIORNALISTA

La riunione era parte del programma di lavoro interno del network e per questo le informazioni su di essa non erano state diffuse pubblicamente. Al suo arrivo a Fiumicino, denuncia ancora l’organizzazione, un partecipante ha trovato ad aspettarlo una persona che si è presentata come giornalista e si è offerto con particolare insistenza di accompagnarlo in albergo. Di fronte al rifiuto oppostogli, il sedicente giornalista è riuscito comunque a reperire l’indirizzo dell’hotel dove la persona era diretta, forse ottenendolo dal tassista.


Accompagnato da un fotografo e da un’altra persona, il finto reporter ha poi raggiunto l’albergo dove era in corso la riunione, convincendo con una scusa l’addetto alla reception a mostrare la lista dei partecipanti.

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L’uomo ha stazionato per ore nella lobby e nei bar adiacenti, seguendo i partecipanti all’incontro nei loro movimenti dentro e fuori l’albergo, riuscendo così a fotografarli e introdursi nella sala della riunione. Il 22 maggio articoli diffamatori sono apparsi su numerosi quotidiani egiziani, accompagnati dalle foto scattate a Roma.

Dopo il viaggio in Italia, l’attivista e direttrice del Tahrir Institute Nancy Okail ha ricevuto minacce e insulti per aver denunciato l’accaduto pubblicamente e anche sulla sua pagina Facebook, mentre nella mattina di ieri, 23 maggio, l’avvocato e attivista politico Khaled Ali è stato arrestato e interrogato al Cairo, e al momento potrebbe essere ancora in stato di fermo. Alcuni media del Cairo hanno accusato i partecipanti egiziani di aver preso parte a un incontro teso a “pianificare uno stato di caos e di instabilità in Egitto nel prossimo periodo, prima delle elezioni presidenziali”.

“Menzogne gravi, che in Egitto possono costare la libertà, se non peggio” scrivono insieme Amnesty International Italia, Arci, Articolo 21 e Un ponte per…, che chiedono inoltre “che il governo italiano e tutte le istituzioni competenti intervengano presso le autorità egiziane per chiedere loro conto di quanto accaduto in territorio italiano e pretendere che episodi del genere non si ripetano più”.

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