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Coronavirus, l’Assemblea delle Donne e Non Una Di Meno distribuiscono dpi nei consultori di Roma

L'iniziativa nasce per sostenere il lavoro di ginecologhe, infermiere, psicologhe, pediatre e ostetriche che lavorano all'interno di questi presidi e chiedere che "restino aperti e che operino in sicurezza"

Pubblicato:24-04-2020 09:28
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:12

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ROMA – Visiere e mascherine per operatrici e operatori sanitari in servizio nei consultori di Roma e provincia. È l’iniziativa che le attiviste del Coordinamento delle Assemblee delle Donne dei Consultori di Roma e dei Castelli Romani stanno portando avanti con ‘Non Una Di Meno‘ per sostenere il lavoro di ginecologhe, infermiere, psicologhe, pediatre e ostetriche che lavorano all’interno di questi presidi dedicati alla salute delle donne e chiedere che “restino aperti e che operino in sicurezza, nel rispetto del Dpcm”.

L’iniziativa di solidarieta’ e’ partita il 16 aprile, quando, nel corso del giro di chiamate fatte dalle assemblee ai consultori per monitorare lo stato dei servizi sul territorio, “un’operatrice del consultorio di via Cambellotti, a Tor Bella Monaca, ci ha detto che aveva difficolta’ nel reperire i dpi- racconta all’agenzia di stampa Dire Gabriella, attivista del Coordinamento- Grazie alla cooperativa sociale integrata Assalto al Cielo, siamo riuscite a trovare delle visiere, ne abbiamo consegnate tre con dieci mascherine realizzate da nostre compagne all’interno del laboratorio artigianale Barraskilo”. 

Partito il tam tam social, le attiviste sono state contattate da altri consultori della Capitale per ottenere gli schermi protettivi “lavabili con acqua calda e sapone che, una volta igienizzati, possono anche essere indossati da piu’ operatrici- spiega l’attivista- Ci hanno chiamate da via Denina, via Iberia e via Monza per chiedercene altri, abbiamo portato una visiera per ogni consultorio. Il 21 le abbiamo consegnate a Resede e Condottieri, il 22 a via dei Levii e al consultorio di Ciampino”.

Prossime tappe del tour della solidarieta’ saranno “Canapiglie, Tor Cervara, Pietralata, via dei Lincei alla Montagnola e Settechiese, dove ne distribuiremo altre sette. Ci stanno arrivando molte email di ringraziamento da parte delle operatrici”, racconta ancora l’attivista, che ricorda le azioni portate avanti dalle assemblee. “Lo scorso 1 aprile, a seguito dell’emergenza dovuta al Covid-19, abbiamo scritto al tavolo regionale e ai direttori delle Asl di Roma e dei Castelli Romani per esprimere la nostra preoccupazione sulla chiusura del consultorio di via Silveri e per affermare l’importanza e la necessita’ di lasciarli aperti su tutti i territori, evitando, ove possibile, gli accorpamenti- racconta Gabriella- L’utilizzo dei consultori permette alle donne di ridurre al minimo la frequenza in ospedali e poliambulatori per visite e controlli ginecologici”.
Il personale di via Silveri, che dopo la mobilitazione del Coordinamento e Non Una Di Meno con il Laboratorio di quartiere San Pietro-Cavalleggeri, era tornato nella Casa della madre e del bambino ‘G. Elia’, e’ infatti “stato rispedito, dopo il primo decreto di marzo, al poliambulatorio di via Tornabuoni, costringendo le donne a spostarsi per chilometri, in piena emergenza coronavirus, solo per fare una visita, contraddicendo le indicazioni sulla limitazione degli spostamenti”, denuncia Gabriella. La vicenda, che arricchisce la diatriba in corso da settembre 2019 con la Asl Roma 1, e’ stata oggetto “di un’altra lettera inviata al direttore della Asl Angelo Tanese, al tavolo regionale e a tutti i rappresentanti istituzionali presenti il giorno della riapertura di via Silveri lo scorso gennaio”. 

L’emergenza Covid-19, denunciano le attiviste, ha portato anche alla sospensione, riduzione o accorpamento temporaneo di altri servizi: “I consultori di via Manfredonia e Tor Cervara sono aperti poche ore a settimana, quello di via dei Levii ha riaperto da poco perche’ prima mancavano i dpi, a Condottieri e Resede ci sono le operatrici di Casilina 711 e via Spencer, le cui aperture, previste per marzo, sono state rinviate”, dichiara Gabriella sulla base di una mappatura dei consultori attivi su Roma e Castelli Romani che sara’ pubblicata dal Coordinamento nei prossimi giorni. Ma e’ sui dispositivi di protezione che si gioca la partita della sicurezza anche del personale sanitario dei consultori e la fruibilita’ da parte delle donne di un servizio essenziale. 

“Nella lettera dell’1 aprile- racconta Gabriella- abbiamo chiesto alla Regione Lazio il regolare svolgimento di tutte le professioni consultoriali, adottando tutte le direttive e le procedure di tutela dal contagio previste nei vari decreti ministeriali sia per le operatrici che per le utenti. Abbiamo chiesto l’acquisto e il potenziamento dei dispositivi tecnologici per garantire la continuita’ dei servizi per via telematica. E ancora, la continuita’ delle visite ginecologiche e la somministrazione della Ru486 per l’aborto farmacologico in ambulatorio per le donne che scelgono l’ivg- sottolinea Gabriella- Due giorni fa, poi, e’ stata spedita una pec alla Regione e ai direttori generali delle Asl per fare una ricognizione degli obiettori di coscienza nei consultori e negli ospedali del Lazio”. Regione a cui “abbiamo anche chiesto di proseguire il tavolo in teleconferenza per parlare di queste problematiche- aggiunge Gabriella- Finora hanno risposto solo la Asl Roma 6, l’unica ad aver accolto i suggerimenti delle nostre linee, e la Asl Roma 1, che invece ha risposto negativamente alle nostre richieste.

Riprendendo l’hashtag di ‘Non Una Di Meno’, Gabriella conclude: “#Noirestiamoacasama vogliamo che i servizi sui territori, in particolare i consultori, funzionino in sicurezza e siano servizi di prossimita’ alle donne che li utilizzano”.





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