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Laurea Honoris causa a Franco Lorenzoni

La cerimonia nell'aula magna dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca

Pubblicato:24-03-2021 19:07
Ultimo aggiornamento:24-03-2021 19:07
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Maestro elementare per più di 40 anni, prima a Roma poi a Giove vicino Terni, dal 1980 alla guida della Casa-laboratorio di Cenci, centro internazionale di sperimentazione educativa, e oggi membro del comitato tecnico nominato dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi: una vita dedicata ai più giovani e all’innovazione didattica, quella di Franco Lorenzoni a cui l’Università degli Studi di Milano-Bicocca ha deciso di conferire la laurea magistrale Honoris causa in Scienze della Formazione Primaria.

“Il maestro d’Italia”, l’ha definito la Rettrice Giovanna Iannuantoni nel suo intervento iniziale descrivendo Franco Lorenzoni come “un innovatore e sperimentatore, vicino ai temi dell’ecologia, capace di dare attenzione individuale, attraverso la sua metodologia innovativa, a ogni singolo alunno e riuscendo- ha aggiunto- a fornire ai bambini come ai giovani gli strumenti necessari per intraprendere il cammino nel mondo”.

“Lorenzoni è stato capace di unire istruzione ed educazione, rigore e creatività, insegnando il senso di connessione che esiste tra tutti gli elementi della natura”. Così Maria Grazia Riva, direttrice del Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione ‘Riccardo Massa’ che, raccontando gli esordi del dipartimento di scienze umane, nato per preparare futuri insegnanti di base, ha ricordato il ruolo di testimonianza di persone come Lorenzoni che hanno speso la loro vita “per creare condizioni per una formazione più consolidata, stabilendo una scambio reciproco con le università”.


“Maestro come fanno i filosofi a ragionare sulla morte se non sanno cos’è?”, Elisabetta Nigris, Presidente del Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria, è partita dal libro scritto dal libro di Lorenzoni ‘I bambini pensano in grande’ e nello specifico da una delle tante domande a cui il maestro ha dato voce nelle molte ore passate con loro in classe o a guardare le stelle, grazie alla sua capacità di prestare ascolto ai ragazzi a prescindere dalle loro capacità conservando – come scrive nel suo libro – “il sapore di scoperte che hanno trasformato la percezione del mondo”.

Nel corso della sua laudatio Ivano Gemelli, professore associato di Pedagogia Generale e Sociale è ripartito proprio da Amelia, il luogo dove Franco risiede e dove ha saputo coltivare un’utopia concreta “mettendo insieme maestri di scuola con scienziati di fama internazionale, astronomi e artigiani: uomini e donne di estrema concretezza e insieme sognatori per cercare le chiavi di comprensione di sé e dei bambini superando la mera didattica”. Il professore, nel corso dell’intervento, si è soffermato sul ‘Villaggio educativo’ l’esperienza estiva dove per settimana sono stati coinvolti partecipanti dai 7 ai 70 anni, in una relazione paritaria, dove ognuno ha saputo apprendere dall’altro. E poi, il lavoro da professore all’Università della Tuscia nel 2009 e dal 2013 la partecipazione al comitato scientifico del Mi, di cui è rientrato a far parte da poco, chiamato dal neoministro Bianchi, per superare i limiti e i ritardi nella scuola della pandemia. Al maestro – che ora sta collaborando anche con Renzo Piano per la progettazione di una nuova scuola primaria – è stato dedicato il documentario presentato nel 2019 al Festival di Roma dal titolo ‘È meglio che tu pensi la tua’.

“Noi maestri siamo chiamati a sostenere le competenze di sviluppo della cittadinanza ma per dare corpo alla cittadinanza democratica bisogna iniziare dallo spazio che aiuta la convivenza e mette in luce parti di noi stessi” ha detto Franco Lorenzoni, nel corso della lectio intitolata ‘Abitare i luoghi educativi. Il ruolo dello spazio nell’innovazione didattica’. Lorenzoni ha puntato il dito contro ‘l’analfabetismo dello spazio’, come l’ha chiamato, che rende le aule di oggi ancora identiche a quelle dell”800 e contro la scarsa propensione verso i luoghi comuni, “come se- ha aggiunto – il modo di organizzare la scuola non dipendesse anche dagli insegnanti”. Perché, afferma Lorenzoni, “per riannodare il rapporto tra scuola e comunità c’è bisogno di soluzioni spaziali e di rimettere al centro l’immaginario sociale della centralità dell’istruzione” a cui negli anni invece si è visto destinare sempre meno risorse. Il maestro ha sottolineato che bisogna costruire la bellezza perché un bambino che va in una scuola mal tenuta non penserà mai che la cultura possa arricchirlo. Per questo è fondamentale, ha sottolineato, “nel progettare nuove scuole e nel ristrutturare quelle che già ci sono, siano chiamate le migliori energie e intelligenze di diverse professioni coinvolgendo in prima persona bambine e bambini, ragazze e ragazzi”. Questo, a maggior ragione dopo l’esperienza della pandemia: “Quando riapriremo le scuole, e dovremmo farlo il prima possibile, cerchiamo di compensare il tragico immaginario che ha portato a rendere il contatto sinonimo di contagio e ripensiamo la scuola affinché chiunque, con qualsiasi tipo di disabilità, possa percorrerne liberamente gli spazi”.

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