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Coronavirus, Prampolini (D.IT): “Odioso dover interpretare DPCM, se la crisi dura problemi anche per la grande distribuzione”

Donatella Manzini Prampolini, presidente di Distribuzione Italiana e vicepresidente della Confcommercio nazionale: "Lavoriamo con il 30% del personale in meno"

Pubblicato:24-03-2020 15:53
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:01

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MILANO – “La realta’ e’ che non si trovano i termoscanner ne’ le mascherine per tutti” i clienti che devono entrare nei supermercati. E’ un appello al Governo quello di Donatella Manzini Prampolini, presidente di Distribuzione Italiana (D.IT), gruppo multinsegna e multibrand della Distribuzione Organizzata che coinvolge Sigma, Sisa e Coal, presente in 17 regioni italiane, e vicepresidente della Confcommercio nazionale.

In un’intervista alla ‘Dire’ Prampolini, anche vicepresidente della Confcommercio nazionale, spiega che la rilevazione della temperatura ai clienti che vanno a fare la spesa in iper e supermercati “in questo momento e’ prevista solo in Regione Lombardia”, ma il problema, osserva, e’ che “chi scrive queste norme non vive la quotidianita’ dei punti vendita, quindi sia scrivere che gli operatori devono preoccuparsi di rilevare le temperature (corporee) dei clienti, sia scrivere che tutti sono obbligati a utilizzare la mascherina” ha conseguenze poco gestibili.


Per Prampolini “una delle cose piu’ odiose di questi giorni, sono proprio le discussioni con la forza pubblica, ad esempio, sull’interpretazione dei Dpcm che si sono via via accavallati. Quindi ci vuole “piu’ chiarezza, piu’ concertazione prima di scrivere le norme, per evitare di doverne litigare dopo”.

La presidente di Distribuzione Italiana osserva che e’ impossibile obbligare tutte le catene della D.O. “a impedire l’accesso a chi non ha la mascherina”, perche’, ribadisce, “noi non siamo in grado di fornire le mascherine ai nostri clienti”.

Quindi, chiede la numero uno di D.It: “Come possiamo dire a negozi che magari sono in quartieri dove prestano un servizio di prima necessita’, di tenere chiuso perche’ non hanno i termoscanner?“.

La realta’, insiste Prampolini, e’ che “oggi non si trovano questo tipo di attrezzature: per cui se il Governo legifera in questo modo, deve anche darci gli strumenti. E quindi ci fornisca le mascherine e i termoscanner, e noi cercheremo di utilizzarli”.

“Un supermercato- spiega ancora Prampolini- nel momento in cui puo’ restare aperto perche’ la prevalenza dei beni venduti e’ alimentare, non puo’ dover chiudere determinati reparti (non alimentari, ndr), perche’ per noi cosi’ diventa impossibile“. 

I molteplici decreti del Governo (Dpcm) “che si sono susseguiti hanno creato un po’ di confusione”. Ad esempio, spiega Prampolini, “nell’ultimo decreto non e’ chiaro in particolare come noi della Grande Distribuzione dobbiamo comportarci nel week end: scrivendo inizialmente che all’interno dei centri commerciali nessuna attivita’ poteva vendere ad esclusione dei reparti alimentari. Questa parola, ‘reparti’, ha creato confusione perche’ in realta’ nel Dpcm originario si parlava di ‘negozi'” e non reparti interni a iper e super mercati.

Un’ambiguita’ che “crea contenziosi con i clienti alle casse, producendo un effetto esattamente contrario a quello che vogliamo, cioe’ non uno snellimento delle procedure di uscita dai punti vendita”.

Anche le chiusure domenicali, lasciate alla libera discrezione delle singole catene hanno creato ambiguita’ per Prampolini, che tuttavia e’ soddisfatta della scelta di Distribuzione Italia, ovvero suggerire ai propri associati di tenere chiuso sia nel week-end appena trascorso, sia il prossimo. “A noi sembrava l’indicazione corretta e siamo contenti che le cifre fatturate sabato ci confermino che la gente si e’ organizzata per venire nei nostri punti vendita principalmente dal lunedi’ al venerdi’“.

Sia questo sabato, sia il week-end precedente, spiega la presidente, “gli afflussi nei nostri punti vendita erano molto bassi rispetto al periodo, in controtendenza rispetto alle altre giornate della settimana: questo perche’ gli iniziali Dpcm hanno creato confusione, molti consumatori pensavano che fossimo chiusi“.

Fra l’altro, precisa, “abbiamo ritenuto di dare questa indicazione perche’ noi la domenica, oltre a dover fare riposare il nostro personale e consentire il normale svolgimento delle ore lavorative settimanali, abbiamo anche necessita’ di rifornire i punti vendita senza clienti all’interno e sanificare gli stessi“.

IN DISTRIBUZIONE ITALIANA -30% PERSONALE PER EMERGENZA

La situazione nella distribuzione organizzata, spiega ancora Prampolini, è critica: “Stiamo lavorando mediamente con il 30% del personale in meno, sia nei punti vendita che nei magazzini, e stiamo fatturando mediamente un 40-45% in piu’ rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo inevitabilmente ci mette in crisi e quindi fa si, che tutti i protocolli di emergenza siano usati”.

Purtroppo, continua la numero uno di Distribuzione Italiana, “il tasso di assenteismo e’ molto alto nei nostri punti vendita e nei nostri magazzini“, tenendo a precisare che questo non deriva affatto da “malafede, ma perche’ i nostri protocolli sono molto rigidi: chi ha una sintomatologia come temperatura superiore a 37,5 gradi, tosse, mal di gola, viene posto a casa in quarantena preventiva“. Questo significa, continua la vice presidente di Confcommercio, che il settore e’ evidentemente sotto sforzo.

Tra i protocolli attivati, Prampolini cita “la razionalizzazione delle consegne e anche il taglio dei prodotti non ritenuti essenziali”, perche’ “in questo momento si vuole privilegiare i beni considerati essenziali, piuttosto che quelli voluttuari”.

SE LA CRISI DURA PROBLEMI ANCHE PER GRANDE DISTRIBUZIONE

Per la presidente di D.IT “se la crisi dovesse durare piu’ di un mese, sara’ tutto molto complicato anche per il nostro settore“.

Seppur sia vero, spiega Prampolini, “che noi fatturiamo molto rispetto agli anni precedenti, e’ anche vero che stiamo sostenendo dei costi per la sicurezza che non erano assolutamente preventivati, quindi, probabilmente, alla fine di questo periodo, in termini economici, non ci sara’ un beneficio per le nostre aziende”. Tuttavia, precisa, almeno “saremo rimasti sul mercato”.

Bisogna infatti considerare che la grande distribuzione “dipende direttamente dalla capacita’ di spesa delle famiglie”, evidenzia Prampolini, e “se ci saranno posti di lavoro persi e filiere che non ripartiranno, anche noi saremo in grandissima difficolta’”.

Quindi, in riferimento al decreto del Governo ‘Cura Italia’, che stanzia 25 miliardi, la presidente di D.IT e vice di Confcommercio osserva che “e’ solo un punto di partenza, ma molto ancora dovra’ essere fatto a tutela delle imprese che stanno rischiando di chiudere e non riaprire mai piu'”.

Per far ripartire il Paese “ci vorra’ molto di piu’ rispetto a quella dotazione economica che e’ stata messa in campo, perche’ e’ totalmente insufficiente rispetto ai bisogni delle nostre filiere importanti, come quella, ad esempio, del turismo e della produzione non alimentare”.

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