Modena: le tolgono figlio di 1 anno con sindrome di down e in struttura le tolgono il cell

L'avvocata Di Leo: questa donna aveva bisogno essere sostenuta. I servizi sociali hanno detto di non anticipare decreto, chissà cosa potrebbe fare

Pubblicato:24-02-2025 16:23
Ultimo aggiornamento:24-02-2025 16:23

autismo
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ROMA – “Anticipare la lettura del decreto ad oggi, lascerebbe la mamma in balia delle proprie comprensibili emozioni. In un momento molto delicato e in presenza di altri due bambini…lasciare da sola la mamma per diverse ore, compreso la notte, sia foriero di rischi che non saremmo in grado di gestire non essendo presenti”. Un giro barocco di condizionali con cui i servizi sociali di una frazione di Modena negano all’avvocata Camilla di Leo la possibilità di avvisare preventivamente Laura (nome di fantasia) che il giorno seguente verranno a prendere e a portare via suo figlio Mario, il più piccolo, di 1 anno e affetto dalla sindrome di Down, per portarlo da due affidatari. “In sostanza loro temono che sapendo del prelevamento la mamma arrivi a fare qualcosa di tragico, uccidere il bambino”, spiega l’avvocata raggiunta dalla Dire. Dunque i servizi sociali sarebbero pienamente consapevoli del trauma che sta per arrivare su questa mamma e suo figlio.
Laura è mamma di quattro bambini, di 4, 12 e 16 anni, spiega l’avvocata, e avrebbe avuto bisogno di un sostegno per crescerli al meglio, per organizzare la vita e gli impegni. “Una difficoltà da sostenere”, secondo il legale che riferisce di una “donna che ama i suoi bambini e che non ha mai agito su di loro violenza o maltrattamenti”. Per giunta, invece, “entrata in comunità con la bimba di 4 anni le avrebbero imposto, come da regolamento della struttura di San Giorgio di Piano, il ritiro del cellulare”. Un problema visto che la donna ha anche altri due figli fuori dalla struttura da contattare e seguire.
Ho detto a questa mamma che questo tipo di regola è quella di un carcere e che lei è una libera cittadina che non può essere sottoposta a questa restrizione, o privata dei suoi diritti fondamentali”.

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