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ROMA – A Bruxelles dalle 15.30 i vertici europei saranno impegnati a discutere con rappresentanti dell’esecutivo di Tel Aviv l’andamento dell’Accordo di associazione Ue-Israele. Tale discussione, volta a valutare i rapporti politici ed economici col Paese, sarebbe però “gravemente zoppa” secondo il parere di 118 organizzazioni della società civile: non sembra infatti prevedere alcun focus in merito al rispetto dei diritti umani.
Il tema è invece regolato nell’articolo 2 dell’Accordo e il mancato rispetto può portare a una sospensione dell’intesa. Tuttavia, la messa in pratica dell’articolo non sembra un tema in agenda, sebbene lo sia nella bozza rimasta allo studio dei responsabili in questi giorni.
“A due ore dall’inizio del vertice, l’agenda non è stata ancora resa nota e questo è un segnale grave” commenta per l’agenzia Dire Paolo Pezzati, portavoce per le emergenze umanitarie di Oxfam, tra le organizzazioni che hanno promosso una lettera congiunta all’Alto rappresentante Kaja Kallas, alla Commissione e al Consiglio europeo, in vista del meeting odierno.
I 118 organismi aderenti hanno invocato la piena applicazione dell’articolo 2, che funziona come clausola “indispensabile” per spingere Israele al rispetto del diritto internazionale umanitario, pena la rescissione dell’accordo stesso.
“Solitamente- continua Pezzati– è costume dell’Ue mettere negli accordi coi Paesi extra europei, Israele compreso, tutta una serie di clausole sul rispetto dei diritti umani. Stavolta invece, il controllo sul rispetto dei diritti umani sembra un elemento opzionale.
L’appuntamento di questo pomeriggio- prosegue il responsabile-appare un ‘business as usual’, un incontro come tanti altri e quindi denota una sorta di complicità di fondo da parte dell’Ue rispetto alle violazioni che Israele ha commesso, e di cui si hanno prove ben documentate e procedimenti in corso” come quello presso la Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità a carico del primo ministro Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant.
Ancora giovedì scorso la commissaria europea al Mediterraneo Dubravka Suica, presente al Senato di Roma per la 19a Assemblea parlamentare del Mediterraneo, all’agenzia Dire confermava che la discussione dell’articolo 2 non era certo, assicurando però che sarebbero state affrontate “tutte le questioni”.
A confermare i timori delle associazioni c’è anche un documento di posizionamento dell’Ue, concordato dai 27 Stati membri, in cui secondo Pezzati “se da un lato vengono manifestate una serie di preoccupazioni sull’aggressione in atto contro la Cisgiordania, i coloni israeliani violenti o i massacri a Gaza, d’altra parte ci sono inviti troppo vaghi al rispetto dei diritti.
Si poteva esprimere ‘preoccupazione’ a novembre 2023, ma oggi, alla luce dei rapporti e delle denunce documentate, questo suona come ipocrita e complice”.
Pezzati ribadisce: “Se l’Unione europea si ostinerà a non attuare misure restrittive su Israele riguardo le palesi e documentate violazioni del diritto internazionale a Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est, si profila una complicità evidente”. D’altra parte, tale linea sarebbe chiara anche dalle prime dichiarazioni del probabile futuro cancelliere tedesco Friedrich Merz.
Tra le prime azioni annunciate a 24 ore dalla chiusura dei seggi elettorali, Merz ha dichiarato che inviterà a Berlino Netanyahu, ignorando quindi il mandato d’arresto internazionale emesso dalla Corte dell’Aia.
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