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A Bologna domani la fiaccolata “No war”. E la comunità ucraina trema

Manifestazione domani alle 18 in piazza Maggiore, nel cuore della città. E la comunità ucraina lancia un appello: "L'Europa e il mondo devono aiutarci a difedere il nostro paese"

Pubblicato:24-02-2022 12:24
Ultimo aggiornamento:24-02-2022 13:57
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bologna bandiera pace ucraina
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di Mirko Billi e Vania Vorcelli

BOLOGNA – Bologna si mobilita contro la guerra. “Esporremo la bandiera della pace a palazzo D’Accursio e parteciperò in piazza Maggiore al presidio contro la guerra anticipato a domani alle 18”, fa sapere il sindaco Matteo Lepore in un’apertura di una conferenza stampa in municipio. “Invito tutti i bolognesi– prosegue il primo cittadino- a venire in piazza per la pace e per l’immediato cessate il fuoco”. Lepore esprime “solidarietà al popolo ucraino” e nelle prossime ore scriverà anche una lettera al sindaco della città ucraina di Kharkiv “gemellata con Bologna e oggi sotto i bombardamenti, per esprimere massima vicinanza e solidarietà”.

La fiaccolata “No war” si svolgerà tutta in piazza Maggiore, nel cuore della città. Le adesioni sono già quasi 50, tra realtà e associazioni appoggiano l’iniziativa di pace, ma aumenteranno. Tra le altre ci sono i partigiani dell’Anpi, la Cgil, la Cisl, i missionari comboniani, Legambiente, l’Ucoii (Unione delle comunità islamiche), l’associazione dei bielorussi di Bologna, Banca etica, la Uisp, i Verdi, le Cucine popolari e tanti altri ancora. Con la lista molto probabilmente destinata ad allungarsi ancora dopo l’offensiva russa in Ucraina.


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“FERMIAMOCI FINCHÈ SIAMO IN TEMPO”

La ‘parola d’ordine’ della manifestazione è “Fermiamoci finché siamo in tempo”; e in un documento che si sta mettendo a punto per definire il messaggio che la piazza di Bologna vuol lanciare si legge: “Dobbiamo fermarci, senza perdere tempo. Non è solo il mondo pacifista e nonviolento, a partire da quello ucraino, a chiederlo, ma qualunque sensata voce che voglia opporsi ad un conflitto armato che sembra essere ormai alle porte. La via della ragionevolezza, del dialogo, della composizione nonviolenta dei conflitti deve a tutti i costi essere percorsa”. Vengono anche chieste “alcune scelte di campo concrete e immediate” da parte della “politica e dalle istituzioni” come una “dichiarazione da parte dell’Italia di indisponibilità a partecipare a conflitti armati” o un “impegno italiano nell’Unione Europea per cessare la corsa al rilancio delle spese militari e cessare qualsiasi fornitura di armi all’Ucraina”. E ovviamente la “cessazione immediata di ogni operazione militare nella regione del Donbass”.

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LA COMUNITÀ UCRAINA DI BOLOGNA ORA TREMA: IL MONDO FERMI PUTIN

I primi messaggi e le telefonate all’alba. La preoccupazione per la madre e il figlio lasciati in Ucraina, da questa notte bersaglio dell’attacco russo su larga scala ordinato dal presidente Vladimir Putin. L’amica che chiama dall’Aeroporto di Kiev e non sa se potrà rientrare in Italia. “Non ho mai pensato che si potesse arrivare a questo punto”, ammette Liubov Sandulovych, referente dell’associazione Italia-Ucraina di Bologna. “Adesso speriamo nel sostegno dell’Europa e del mondo. Non solo a parole. Devono aiutarci a difendere il nostro paese. Le sanzioni e le minacce non basteranno, bisogna rispondere al fuoco“, dice senza mezzi termini Sandulovych, con le parole di chi ormai, da quando otto anni fa è scoppiato il conflitto nel Donbass, è abituato alla guerra. Eppure, anche a lei la voce trema. “Faccio fatica a parlare”, confessa. “Ho sentito al telefono i miei cari, mia madre e mio figlio. Non hanno intenzione di andare via, vogliono combattere per il proprio paese. Non si può tornare indietro”, spiega. Intanto, riferisce, l’offensiva russa ha preso di mira gli aeroporti. “Putin ci vuole disarmare e vuole isolarci dal resto del mondo, in modo che non possiamo ricevere aiuti“, prosegue.

“L’Ucraina non è nel caos. Le autorità cercano di tenere la situazione sotto controllo e di calmare la popolazione, anche se non è facile. Io sono più agitata di loro, che adesso sono pronti a difendere le loro case e la loro terra”, assicura. Anche dal consolato italiano sono arrivati inviti alla calma per i tanti ucraini che vivono in Italia. Anche perché, spiega Sandulovych, in rete stanno circolando fake news e vecchie foto del conflitto, fatte girare ad arte proprio per alimentare paure e ansia, in una guerra che non si combatte solo con le armi da fuoco, ma anche con quelle tradizionali della propaganda.

“Dobbiamo stare molto attenti. Ma dopo tanti anni di guerra siamo diventati ancora più forti“, garantisce la portavoce della comunità ucraina bolognese che in queste ore si è mobilità per raccogliere soldi e beni di prima necessità da inviare a Kiev. “Lavoriamo per aiutare i nostri cari. Mandiamo tutto quello possiamo, anche perché ci saranno tante le famiglie sfollate e tanti i feriti da assistere. Sarà difficile spedire le cose in Ucraina, ma ci proveremo“, promette Sandulovych, che annuncia la partecipazione della comunità ucraina bolognese alla fiaccolata per la pace in programma in piazza Maggiore. “Putin dice di essere intervenuto per difendere i russi del Donbass, che i russi sono perseguitati. Sono tutte bugie, i nostri popoli hanno sempre vissuto assieme nel rispetto. Adesso, invece, anche le donne sono costrette a prendere le armi per difendere la loro terra”, conclude.

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