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Guido Rasi: “Il Covid non è stato sconfitto, è una tregua temporanea”

"Altre epidemie ci saranno e l'Italia come al solito non sarà pronta"

Pubblicato:24-02-2022 11:58
Ultimo aggiornamento:24-02-2022 12:16

GUIDO_RASI
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ROMA – Secondo Guido Rasi, consulente del commissario straordinario per l’emergenza Covid Figliuolo, il Covid “non è stato sconfitto” ma quella a cui stiamo assistendo è solo una “tregua temporanea”. Il Green pass, intanto, che ormai ha perso la sua funzione di salute pubblica, continua però ad essere un importante “stimolo” alla vaccinazione, perché se è vero che adesso la situazione dei contagi in Italia è “molto buona”, dall’altro lato negli ospedali “ogni letto occupato indebitamente per il Covid è un delitto”.

Sul versante vaccino, l’ex direttore esecutivo dell’Ema (Agenzia europea per i Medicinali), oggi docente di Microbiologia all’Università Tor Vergata di Roma, non ha dubbi che renderlo obbligatorio per tutti “sarebbe stato più semplice e onesto”, così come ritiene sia stata “senz’altro tardiva” la misura introdotta per gli over 50. In merito ad una eventuale quarta dose per tutti, l’esperto non si sbilancia ma cautamente rimanda la decisione “a fine anno”, quando magari arriveranno dei vaccini con “caratteristiche diverse”; e se nel frattempo dovesse arrivarne uno in grado di prevenire anche il contagio, Rasi “correrebbe a farlo”. Più in generale, durante la pandemia l’Italia ha “fatto bene” e, dopo una partenza “disgraziata”, ha portato avanti una campagna vaccinale “spettacolare”. Il nostro Paese, però, è stato anche “tra i peggiori” a livello europeo nella “gestione del territorio” e si poteva “fare meglio” in quella dei pazienti. Infine, il futuro: il microbiologo è certo che “altre pandemie ci saranno, può darsi tra un anno o tra cento” e che l’Italia “come al solito, non sarà pronta”. Di questo il professor Guido Rasi ne ha parlato nel corso di una intervista video rilasciata alla Dire.

– Professor Rasi, i numeri ci dicono che i contagi stanno calando e il 31 marzo dovrebbe terminare lo Stato di emergenza. Si tratta di una tregua temporanea o davvero il Covid è stato sconfitto?


“No, il Covid non è stato sconfitto. È una tregua temporanea. Potrebbe essere anche una tregua significativa prolungata, ma teniamo conto che questo virus è in grado di reinfettare anche chi ha avuto l’infezione naturale, così come chi è stato vaccinato. La reinfezione in genere porta ad una malattia leggera che però noi sappiamo crea, quando i numeri diventano importanti, come lo sono ultimamente, disagio nei posti di lavoro, nella cancellazioni di voli, con un personale temporaneamente malato anche se in forma leggera. Quindi non è la fine, ma una tregua”.

RASI: “GREEN PASS E OBBLIGO VACCINO IMPORTANTI PER MANTENERE LA PRESSIONE”

– Il calo dei numeri ha già prodotto degli allentamenti, l’arrivo della bella stagione ne produrrà altri. Ha ancora senso mantenere il Green pass e l’obbligo vaccinale per gli over 50?

Il Green pass in questo momento ha una funzione di stimolo a continuare a vaccinarsi e la popolazione meno vaccinata è quella over 50, o per lo meno è quella più critica nel non essere vaccinata. Ad oggi abbiamo ancora 13mila persone ricoverate e abbiamo circa 900 unità intensive occupate dal Covid. Di queste, sappiamo che circa il 70% sono persone non vaccinate. Allora il problema non è tanto l’andamento generale, che adesso è molto buono in Italia, ma occupare posti letto per il Covid quando sarebbe evitabile. Questo è inaccettabile, abbiamo un tale arretrato di patologie normali che veramente ogni letto occupato indebitamente è un delitto. Ha senso quindi mantenere una certa pressione, perché alla fine se si va a vedere ogni giorno 5/10mila nuove prime dosi vengono fatte e hanno un valore. Quindi il Green pass ha un significato sociale, politico e non ha un significato di salute pubblica, ma non per questo è meno importante”.

RASI: “OBBLIGO PER OVER 50 ARRIVATO TARDI”

– Non pensa che l’obbligo vaccinale per gli over 50 sia arrivato tardi?

“Senz’altro. Se n’è discusso molto e si conosce la difficoltà politica di mettere un obbligo. Si è probabilmente aspettato di vedere quanto spontaneamente gli italiani arrivassero a vaccinarsi, senza spingere così sull’obbligo. Devo dire che se noi guardiamo il risultato complessivo è buono, tuttavia abbiamo un tasso di mortalità molto alto e un tasso di occupazione ospedaliera che comunque ci preclude di curare altre persone. E questo ha giustificato un po’ il perdurare”.

RASI: “OBBLIGO PER TUTTI SAREBBE STATO PIÙ SEMPLICE E ONESTO”

– Lei avrebbe reso obbligatorio il vaccino per tutti?

“Probabilmente sì, perché è più semplice, più onesto e più diretto. È giustificato da tante considerazioni di evidenze scientifiche e di considerazioni etiche di cosa debba prevalere, l’interesse pubblico verso la convinzione del singolo”.

RASI: “PIÙ RESTRIZIONI IN ITALIA? PARAGONI TRA PAESI MOLTO DIFFICILI”

– In diversi Paesi europei la certificazione verde è già stata abolita e si è iniziato a considerare la pandemia quasi alla stregua di un’influenza. Come si spiega questo agli italiani?

“Intanto l’allentamento delle restrizioni che vengono annunciate in altri Paesi hanno anche quelle i loro step e i loro gradini. Indubbiamente alcuni Paesi hanno effettivamente allargato molto le maglie. Ci sono tanti motivi, politici, senz’altro, sociali e anche di situazione territoriale. Prendiamo la Danimarca: ha più infetti di noi per milione di abitante, ma ha 500 morti per milione di abitante, noi ne abbiamo il quintuplo, circa 2.500. Hanno la possibilità di gestire il territorio in maniera diversa, quindi giustamente adeguano alla situazione. I paragoni diretti sono veramente molto difficili”.

RASI: “QUARTA DOSE PER TUTTI? PARLIAMONE A FINE ANNO”

– Resta intanto il timore per il prossimo autunno-inverno: l’eventuale ritorno di focolai o l’arrivo di una nuova variante non ci lasciano tranquilli. Lei come la vede? Pensa sarà necessaria una quarta dose per tutti?

“Sull’arrivo delle nuove varianti e se queste saranno ancora sensibili ai vaccini o meno, solo la sfera di cristallo ce lo può dire. Per quanto riguarda l’attuale variante e come si comporterà in autunno, posso dire che focolai ne rimarranno, non andrà a ‘zero’ durante l’estate ma diminuirà molto. Abbiamo visto che ci sono sacche che mantengono la circolazione virale e sono sia quelle delle persone non vaccinate sia delle persone vaccinate; questo tipo di virus e nessun virus di questo tipo è arrestabile da un vaccino per quanto riguarda il contagio, non la malattia. Quindi necessariamente riprenderà a circolare più intensamente con le varie situazioni, sociali e ambientali, che si andranno a creare con la ripresa dell’attività e la brutta stagione. Questo implica che abbiamo tempo fino a maggio/giugno per valutarlo. Se il Covid si dovesse comportare come un’influenza, fare una quarta dose avrebbe poco significato, perché sappiamo che ripristinare un valore molto alto di anticorpi significa ridurre percentualmente i contagi, ma sostanzialmente avere lo stesso buon risultato che si ha attualmente riguardo alla malattia severa. Questo però va ovviamente confermato da qui a maggio/giugno. Una quarta dose per tutti, nell’intento di allineare la massima protezione anticorpale possibile e per avere la minima contagiosità, è un obiettivo di massa non perseguibile per lungo tempo; della quarta dose, allora, forse se ne può parlare a fine anno, magari anche con dei vaccini che abbiano delle caratteristiche diverse. Però ripeto: solo i dati che avremo a maggio/giugno ci consentiranno di prendere una decisione più informata in base alla razionalità e non all’impressione che abbiamo ora”. 

RASI: “UNO CHE PREVENGA ANCHE DA CONTAGIO CORREREI A FARLO”

In merito a vaccini con caratteristiche diverse, si riferisce anche ad un vaccino specifico contro Omicron?

“Un vaccino contro Omicron è un vaccino che ci protegge minimamente dal contagio ma solo dalla malattia e potrebbe non essere vantaggioso rispetto a quelli che abbiamo già. Se avessimo un vaccino in grado di indurre un’immunità mucosa, locale, che prevenga anche il contagio, beh, questo sarebbe interessantissimo e correrei a farlo”.

RASI: “NOVAVAX CONVINCERÀ SOLO INDECISI, NO ZOCCOLO DURO NO-VAX”

È arrivato in Italia il nuovo vaccino Novavax. Secondo lei sarà in grado di convincere lo zoccolo duro dei no-vax (o meglio degli indecisi) a vaccinarsi oppure ormai qualsiasi tentativo è inutile?

“Non convincerà lo zoccolo duro. Alcuni indecisi o le persone spaventate che davvero avevano uno specifico terrore di una tecnologia nuova, quelle penso di sì. Non credo si faranno dei grandissimi numeri, ma a questo punto ogni singolo conta”.

RASI: “STADI PRESTO APERTI AL 100% DELLA CAPIENZA”

– Capitolo sport, due battute veloci. La prima: a quando gli stadi aperti al 100%?

“Sugli stadi lasciamo esprimere gli epidemiologici. Credo però si possa passare velocemente dal 75% al 100%, anche perché lo stadio è per definizione all’aperto. Quindi direi che ora che si svuotano gli ospedali, si può considerare seriamente”.

RASI: “PER COERENZA DJOKOVIC NON DOVREBBE GIOCARE A INTERNAZIONALI”

– La seconda: farebbe partecipare Djokovic agli Internazionali di Tennis a Roma a maggio?

“Per un motivo di coerenza, vista anche la posizione difficile che ha preso l’Australia, fare la parte di quelli che con un cavillo lo ammettono forse non ci fa fare una bella figura. Sarei più per il no, così poi magari vince pure un italiano. Lo dico in maniera antisportiva”.

RASI: “ITALIA HA FATTO BENE, MA TRA PEGGIORI NELLA GESTIONE DEL TERRITORIO”

– Lei ha guidato l’EMA per molti anni. Come pensa si sia comportata l’Italia in questa pandemia rispetto agli altri Paesi europei? Siamo stati davvero i più bravi?

“Abbiamo fatto alcune cose meglio e altre meno bene. Se posso fare una premessa: abbiamo avuto una fortuna sfacciata in Europa, perché in sei mesi abbiamo avuto dei vaccini ad altissima efficacia. Pensiamo a cosa sarebbe successo con la Omicron che ha fatto 7 milioni di infetti in tre mesi, invece che 5 milioni in due anni, senza vaccini… Avendo avuto i vaccini a disposizione l’Italia è stata uno dei Paesi migliori. Ha fatto tre cose molto buone: ha accettato di far parte di un pool di acquisto con l’Unione europea, quindi si è messa in condizioni di averli questi vaccini, perché da sola sarebbe stato più difficile; ha fatto all’inizio un lockdown perentorio e poi ancora una campagna vaccinale spettacolare, dopo una partenza disgraziata. In questo è stata la migliore. Nella gestione del territorio è stata invece senz’altro una tra le peggiori: siamo stati costantemente tra i peggiori d’Europa per mortalità, e non solo nella prima ondata, che era più che giustificato. Probabilmente non abbiamo saputo gestire bene il raccordo territorio-ospedale. In generale, però, le altre Nazioni secondo me hanno fatto molto peggio, hanno seguito solo dopo molte delle nostre iniziative e hanno vaccinato di meno. Se dovessi posizionare l’Italia la inserirei tra i Paesi ‘molto bravi’, ma anche noi abbiamo i nostri problemi”.

RASI: “SI DOVEVA FARE MEGLIO IN GESTIONE PAZIENTI E COMUNICAZIONE

– Normalmente si sostiene che tutto è migliorabile. Ecco, in questi due anni cosa assolutamente si sarebbe dovuto fare meglio?

“Per iniziare la gestione del territorio, ossia l’individuazione rapida delle cure che davano i migliori risultati, la velocità di trasferimento in ospedale e dall’ospedale alle terapie intensive, la somministrazione di monoclonali, che sono un’arma che non abbiamo mai utilizzato. Insomma, tutti quegli atti che avrebbero portato il paziente ad essere gestito rapidamente. Poi la formazione rapidissima sul campo del personale sanitario, adottando le famose ‘best practice’ e standardizzandole subito. Infine la comunicazione: abbiamo preso quasi sempre decisioni esatte, che però sono state o comunicate senza spiegare il motivo o non comunicate. Aggiungo un altro punto: la cosa fondamentale che si doveva iniziare a fare due anni fa, e questo è stato un errore mondiale, è investire in infrastrutture, perché mentre la pandemia va avanti intanto si può recuperare su quelle. Parlo della ventilazione meccanica programmata negli edifici pubblici, che sappiamo essere efficientissima, parlo di nuove tecnologie per ottenere sterilità, e parlo di una ottimizzazione dei trasporti pubblici. Insomma, tutto ciò che è infrastrutturale e rimane anche per il futuro. Non si è fatto in nessuna parte del mondo e nemmeno in Italia”.

RASI: “ALTRE PANDEMIE CI SARANNO, TRA UNO O 100 ANNI”

– Pensa che pandemie come quella del Covid possano ripetersi in un prossimo futuro? E l’Italia sarà pronta?

“Penso che altre pandemie, quando non lo so, può darsi tra un anno o tra cento, però arriveranno, questo è sicuro. Sul quando veramente non lo so. Per il resto, penso che l’Italia non sarà pronta come al solito e come non lo sarà mezzo mondo”.

Dice che non abbiamo imparato la lezione?

No, l’uomo impara come individuo, ma a livello sociale non impara niente. Ci sono troppe idee contrastanti, la frammentazione politica, la frammentazione degli interessi del momento… La perdita della memoria sociale è purtroppo nella storia, nel Dna dell’uomo, per cui io credo che in futuro non saremo preparati”.

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