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‘Più pilu per tutti’, le donne di Rotondi seducono i sindaci

A Montecitorio piazza contesa, stamane, tra i sindaci del Lazio e le donne di Gianfranco Rotondi

Pubblicato:24-01-2018 13:21
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:23

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ROMA – Alla fine è il sindaco di Anticoli Corrado, piccolo comune di nemmeno 900 abitanti alle porte di Roma, a siglare la resa: “Più pilu per tutti“, grida col megafono in mano rivolto a una quarantina di donne in pelliccia, tacchi alti e acconciatura fresca di parrucchiere. La ‘sfida della piazza’ l’hanno vinta loro, nettamente.

I trenta sindaci del Lazio che dalla mattina protestano in piazza Montecitorio per l’aumento dei pedaggi autostradali devono arrendersi: le cinquanta donne di Rivoluzione Cristiana, il partito di Gianfranco Rotondi, si sono prese tutta l’attenzione, quella dei media e anche quella dei primi cittadini arrivati dal reatino e dal frusinate con fascia tricolore al collo.

Loro, i sindaci, sono a Roma dal primo mattino con qualche cartello scritto a pennarello e godono di poca, pochissima attenzione mediatica. Il vento cambia qualche minuto prima delle 11, quando in piazza arrivano le donne di Rivoluzione Cristiana, il partito di Gianfranco Rotondi che si vanta di presentare liste tutte rosa (le ‘candidate’ al momento possono solo coltivare la speranza di finire nelle liste di Forza Italia) per il voto del 4 marzo.


L’ex ministro ha convocato la stampa in piazza, davanti alla Camera, per presentare le sue ‘candidate’: sono una quarantina di signore dai quaranta in su. Quando i sindaci del reatino e del frusinate si ritrovano a dividere la piazza con loro, seguite a vista da un codazzo di telecamere e cronisti, la protesta si smorza. I primi cittadini, quasi tutti di mezza età, si distraggono, rapiti dalle signore tirate a festa. Via il megafono, si aggiustano le fasce e iniziano a scrutare con lo sguardo le nuove arrivate.

Il sindaco di Pozzaglia Sabina non perde tempo e va a informarsi: “Chi siete?”, domanda a due rotondiane. Qualche battuta, qualche sorriso e il ghiaccio è rotto. Il primo cittadino di Pisoniano, vicino Tivoli, tenta l’assalto: “Ao’ – grida nel megafono mentre migra dall’assembramento dei sindaci a quello delle candidate- io qui me ce fermo tutto il giorno“. Qualcuno ride, scherza; un sindaco più giovane invece non gradisce: “Falla finita di fare lo scemo e vieni qui”, si impossessa del megafono e riparte: “Siamo qui non per vanità, ma per necessità i pedaggi sono aumentati del 13% dal primo gennaio…”.

Intanto il circo mediatico intorno alle candidate s’ingrossa e i sindaci iniziano a mugugnare: “A noi non ci si fila nessuno…”. Alle 11.20 arriva il leader che ha riunito tutte quelle signore: Gianfranco Rotondi entra in piazza col sottofondo dei sindaci che lo definiscono “archeologia politica”. Lui però, invitato a confrontarsi con loro, non li delude. Si presta ad ascoltare l’arringa su autostrade e pedaggi e poi replica: “Abbiamo il dovere di ascoltarvi, qui stiamo parlando di problemi veri, noi stiamo solo presentando le liste. Io sono stato all’opposizione in questi anni, il massimo che posso fare adesso è accompagnarvi da Delrio. Aggiorniamoci dopo le elezioni…”.

I sindaci vorrebbero avviare il dibattito con Rotondi, ma lui sente il richiamo della metà rosa della piazze. Le donne lo attendono, da un altoparlante è già partito ‘O biancofiore’, l’inno di Rivoluzione Cristiana: “Dai campi bagnati del nostro sudore, veniamo crociati di Cristo nel cuore! Veniate cantiamo la nostra canzone: noi siamo legione, corriamo e vinciam!”.

Da lì in poi, scoppia la confusione. La musica sparata ad alto volume, le signore che cantano, i sindaci che protestano o si danno di gomito guardando questa o quella ‘candidata’. E poi l’armata rosa che sorpassa la transenna e, dietro a Rotondi, si dirige davanti Montecitorio per una foto di gruppo. I sindaci, invece, vengono confinati nella piazza antistante dalla polizia, che non li lascia passare. Loro si arrabbiano, gridano, protestano. “Perché loro passano e noi no? Che hanno di diverso quelle da noi? Noi rappresentiamo lo Stato, le istituzioni”.

Fasce tricolori fuori e pellicce dentro, la scena oscilla tra il surreale e il grottesco. E poi ecco tutte le donne schierate davanti alla Camera per la foto di gruppo. Ma a questo punto anche la polizia ha perso la pazienza e invita le ‘candidate’ a togliersi di mezzo, a spostarsi un po’ più in là per lo scatto. Sperando di allontanarle un poco dai sindaci inferociti. Una delle militanti, che si presenta come la coordinatrice del partito in Puglia, ha un battibecco con un poliziotto. Finisce identificata, tra lo sdegno delle colleghe. Tutto a favore di telecamere e taccuini. E il sindaco di Anticoli Corrado, sullo sfondo, che grida: “Più pilu per tutti“.

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