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Denuncia di Open Arms su un sottomarino militare italiano

La vicenda del soccorso in mare nel 2019 finita nel processo Salvini

Pubblicato:23-12-2022 20:27
Ultimo aggiornamento:23-12-2022 20:27

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PALERMO – Nuovo colpo di scena nella vicenda Open Arms. Una denuncia è stata presentata dalla ong “per verificare la liceità dei comportamenti” del sottomarino Venuti della Marina militare che l’1 agosto del 2019 filmò e immortalò le fasi di salvataggio di un gruppo di migranti che viaggiavano su una imbarcazione in legno nel Mediterraneo.

“NESSUN AIUTO AI MIGRANTI DA PARTE DEL SOTTOMARINO”

La denuncia, presentata alla Procura di Roma e alla Procura presso il tribunale militare, è stata resa nota da Open Arms e si riferisce alla circostanza emersa nel corso del processo di Palermo che vede imputato l’attuale ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, all’epoca ministro dell’Interno, di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Secondo la ong il sottomarino “si limitò a documentare con filmati e foto le operazioni di soccorso, senza fornire aiuto e senza segnalare alle autorità competenti la presenza di un’imbarcazione in difficoltà”.

“LA LEGGE DEL MARE IMPONE I SOCCORSI”

Open Arms ricorda che dalla relazione tecnica disposta dalla Procura “è apparso chiaro come l’imbarcazione di legno soccorsa e ripresa dal sottomarino fosse in condizioni precarie e di sovraffollamento e costituisse dunque un pericolo per la vita delle persone che vi erano a bordo”. Dopo avere ricordato che secondo le Convenzioni internazionali, la legge del mare, il testo nazionale del Sar e lo Iamsar Manual, “qualunque imbarcazione, anche militare, che incontri un’altra imbarcazione che si possa considerare in una situazione di ‘distress’ ha l’obbligo di soccorrere”, la ong evidenzia come il mezzo militare “si sia limitato a fare riprese fotografiche e video ai soccorritori, senza neppure segnalare alle autorità di coordinamento degli Stati costieri la presenza di persone in difficoltà a bordo”. Alla luce di questi dati, Open Arms ha chiesto alla magistratura “di verificare le condotte descritte per stabilire se possa essere riscontrata una condotta omissiva o negligente”.


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