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Centrafrica, padre Trinchero: “I ribelli mettono il voto a rischio”

Da giorni si susseguono le notizie della marcia verso la capitale di una nuova coalizione di sei gruppi ribelli

Pubblicato:23-12-2020 18:28
Ultimo aggiornamento:23-12-2020 18:28
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Di Brando Ricci

ROMA – “La Repubblica Centrafricana sta vivendo una fase di grande paura e incertezza, caratterizzata dall’impossibilita’ di avere notizie certe su quello che sta avvenendo. L’unica cosa sicura, e’ che la popolazione e’ esasperata e scoraggiata”. A parlare e’ padre Federico Trinchero, missionario carmelitano piemontese, da oltre undici anni in Centrafrica. L’agenzia Dire lo raggiunge telefonicamente a pochi giorni dalla data prevista per le prossime elezioni, domenica 27 dicembre.

Da giorni si susseguono le notizie della marcia verso la capitale di una nuova coalizione di sei gruppi ribelli, la Coalition des patriotes pour le changement (Cpc), intenzionata, almeno ufficialmente, a impedire che il governo possa truccare le elezioni e a mettere in discussione i termini dell’accordo di pace del febbraio di quest’anno, che ha rappresentato il tentativo di mettere fine a circa sette anni di guerra civile. Padre Trinchero, esponente di una comunita’ di venti frati alla periferia della capitale, dice che “la composizione di quest’alleanza sorprende per la sua eterogeneita’”, dato che “racchiude al suo interno gruppi un tempo rivali, come i Seleka e gli anti-Balaka”.


Un riferimento questo, rispettivamnte al gruppo ribelle e alle milizie filo governative tra i principali protagonisti della guerra civile cominciata nel 2013. Il religioso afferma che la possibile origine della nuova tensione sia da trovarsi nella “invalidatura della candidatura alle elezioni dell’ex presidente Francois Bozize'”, rientrato nel Paese dopo sei anni di esilio. Il missionario dice che il sospetto che circola nel Paese e’ che “l’ex capo di Stato stia progettando un golpe”.

Per Padre Trinchero “e’ molto difficile che i ribelli e Bozize’ riescano in questo intento“, visto che “la capitale e’ difesa dai contingenti di ‘peacekeeping’ delle Nazioni Unite”. Qualora uno scenario del genere dovesse verificarsi, per il religioso si tratterebbe “di una sconfitta dell’Onu”. Se e’ difficile che i gruppi ribelli riescano a ottenere un capovolgimento del potere, per Padre Trinchero “e’ molto piu’ probabile pero’ che possano far saltare le elezioni”. Quasi impossibile poi, spiega il missionario, “che il voto si possa tenere in tutto il Paese”.

Secondo le ultime cronache rilanciate dalla stampa internazionale, i ribelli sono riusciti a occupare delle localita’ nel nord del Paese. Alcune di queste, come Bambari, quarta citta’ della Repubblica Centrafricana, e’ stata liberata oggi dai caschi blu dell’Onu. La situazione e’ pero’ segnata da “una estrema difficolta’ di reperire informazioni certe su cosa sta avvenendo”. Diversi gli elementi da capire con maggiore chiarezza quindi, secondo il missionario. Su tutti “il coinvolgimento delle forze straniere, in modo particolare Russia e Ruanda”, che per il religioso “e’ difficile da interpretare”. Pochi quindi i punti fermi in questa nuova fase di tensione che attraversa il Paese. Il religioso afferma pero’ che “la componente confessionale che abbiamo osservato nel passato conflitto civile (i seleka erano per la maggior parte musulmani, gli anti-balaka cristiani, ndr.) sembra del tutto assente, sostituito da una mera lotta per il potere”.

Inoltre per padre Trinchero c’era gia’ la consapevolezza che “l’accordo di febbraio non rappresentasse una vera pace”. Il religioso e’ convinto che “la mancata candidatura di Bozize’ ha fatto da acceleratore di una situazione di instabilita’”, segnata da “l’illusione della tranquillita’ che vivevamo nella capitale” quando “quasi tutto il resto del Paese era controllato dai ribelli”. Lo scenario migliore adesso, ipotizza Padre Trinchero, “e’ che le elezioni si svolgano e che l’attuale presidente Faustin-Archange Touadera si mantenga al potere”. La ragione non si troverebbe pero’ nell’operato del presidente, “e’ semplicemente il meno peggio” secondo il religioso, che conclude: “solo cosi’ e’ piu’ probabile che il Paese mantenga una relativa tranquillita’, senza cadere in uno scenario simile a quello del 2013”. 

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