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Covid, Beux: “La telemedicina non è la panacea, ma è potentissima”

Alessandro Beux, presidente della Federazione nazionale degli Ordini TSRM-PTSRP, Tecnici sanitari di radiologia medica, delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione

Pubblicato:23-12-2020 17:13
Ultimo aggiornamento:23-12-2020 17:13

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ROMA – “Il nostro Paese nel complesso non e’ pronto alla telemedicina”. A dirlo nel corso di un’intervista all’agenzia Dire è Alessandro Beux, presidente della Federazione nazionale degli Ordini TSRM-PTSRP, Tecnici sanitari di radiologia medica, delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione.

“Per poter compiere davvero l’opera di digitalizzazione della sanita’, quindi anche di attuazione della telemedicina- prosegue- devono coesistere alcuni ingredienti: il primo e’ la disponibilita’ della risorsa tecnologica, che e’ pronta da molto tempo; il secondo e’ quello culturale, perche’ deve esserci una predisposizione delle persone ad adottare la tecnologia”.

In questo senso, secondo Beux, va fatto un distinguo tra assistiti e professionisti sanitari: “Per quanto possa sembrare strano i primi hanno da subito risposto con maggior entusiasmo e disponibilita’ all’innovazione tecnologica- fa sapere- mentre chi ha generato resistenza sono stati i professionisti sanitari”.


Ogni cambiamento, d’altronde, genera una resistenza e per questo bisogna “mettere in atto dei meccanismi per i quali questa resistenza sia minimizzata– dice Beux– Faccio un esempio storico: i luddisti andavano a distruggere i telai meccanici perche’ ritenevano che gli sottraessero il lavoro. Ma sappiamo bene come e’ andata: i luddisti hanno distrutto i telai meccanici ma i telai meccanici si sono imposti dando il ‘la” all’evoluzione tecnologica”.

Il terzo elemento per attuare la telemedicina e’ quello orgnaizzativo, dal momento che introdurre una “qualsivoglia innovazione all’interno di un contesto prevede inevitabilemnte la revisione dei modelli organizzativi”. E anche da questo punto di vista “l’Italia non e’ stata e non e’ ancora sufficientemente in grado di farlo, nonostanmte negli ultimi mesi ci sia stata una grande opera di sensibilizzazione”. Infine il quarto elemento attiene alla dimensione contrattuale: “Bisogna coinvolgere le organizzazioni sindacali- aggiunge Beux– affinche’ prevedano strumenti contrattuali che siano sufficientemente flessibili da poter favoriore l’adozione di questi modelli organizzativi”.

La pandemia, a detta di molti, ha reso ancora piu’ evidente l’importanza della telemedicina. Ma quali sono i reali vantaggi?

“La possibilita’ di separere e svincolare i dati e le infomazioni consente di prendere decisioni che hanno una rilevanza clinica ovviamente da parte dell’equipe di professionisti sanitari- risponde Beux alla Dire- senza che questi siano necessariamente fisicamente di fronte alle persone assistite. Questo si traduce per esempio nella possibilita’ di proiettare verso zone disagiate i servizi ambulatoriali“.

Beux fa quindi un esempio: “Una zona rurale, di montagna oppure un’isola potrebbero non avere un servizio di ambulatorio dermatologico, ma e’ possibile garantire a quei territori delle tecnologie che consentano agli operatori sanitari, non dermatologi, di acquisire immagini che vengono poi visualizzate dal dermatologo, laddove e’ presente fisicamente, e sulla base di questa sua prima valutazione prendere dedicisoni definitive o transitorie”.

La scelta della telemedicina oggi risulta obbligata a causa dell’emergenza che stiamo vivendo. Secondo lei come si sarebbe affrontato il Covid con la telemedicina?

Sicuramente molto meglio, grazie a tutta un’attivita’ di prevenzione che avrebbe evitato molti arrivi dei pazienti in ospedale– risponde ancora Beux- Quando si arriva in ospedale e’ perche’ abbiamo perso sul territorio, perche’ non abbiamo fatto la prevenzione che si sarebbe potuta fare e perche’ non abbiamo gestito cio’ che si sarebbe potuto gestire prima sul territorio”.

La Federazione TSRM-PSTRP, intanto, mette a disposizione i suoi professionisti e le loro competenze per implementare la telemedicina. Cosa vi aspettate dal futuro?

“Ci aspettiamo che il decisore sostanzialemnte faccia cio’ che lo caratterizza, cioe’ che decida che e’ arrivato il momento, dal nostro punto di vista tardiavamente, di adottare la temedicina senza alcuna riserva e con l’accortezza che e’ dovuta– risponde infine Beux alla Dire- consapevoli del fatto che non ci sono ‘panacee’ e che neanche la telemedicina risolvera’ tutti i problemi, ma certamente e’ uno strumento potentissimo per prevenirne alcune patologie, gestirne delle altre e risolverne una grande quantita’. Ci vuole solo un’opera di coraggio e spero che questo elemento di urgenza legato al Covid abbia dato quell’inizezione di fiducia e determinazione verso la telemedicina”.

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