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Il segreto del Colibrì per sconfiggere il covid

La lettera di auguri del direttore dell'Agenzia di Stampa Dire Nico Perrone

Pubblicato:23-12-2020 10:43
Ultimo aggiornamento:27-12-2020 12:17

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Care amiche e cari amici dell’agenzia Dire,

È passato già un anno. 365 giorni e più di guerra, con morti, feriti e dolore quotidiano. In tutto il Paese, da Nord a Sud. Il covid ha colpito e sta ancora colpendo duro.

Sì, ma il colibrì che c’entra? Un attimo.


Tutti noi siamo come sospesi, tra la paura e la voglia di tornare alla normalità, al come eravamo prima. Ma subito ci prende la malinconia, perché sappiamo che non potremo più essere quelli di una volta, qualcosa è cambiato dentro di noi e ci vorrà tempo, speriamo non molto, per riprenderci la spensieratezza, tornare a guardare e a immaginare quello che faremo domani, in futuro.

Oggi l’attenzione è ancora tutta centrata sul bollettino delle 17: quanti contagi, quanti morti… ma dopo un anno, finalmente, abbiamo anche una speranza diventata concreta: tra qualche giorno arriveranno le prime dosi del vaccino per i primi 10mila italiani. Poi per tutti gli altri, e noi ci auguriamo che la macchina messa su dal Governo nazionale, avendo fatto tesoro degli sbagli, stavolta funzioni al meglio.

Ma il colibrì? Ancora un minuto.

Non ci possiamo permettere altri errori. Intanto viviamo queste ore, anche le prossime feste saranno ‘blindate’ ma spero non tristi, perché adesso abbiamo la possibilità di battere questo mostro invisibile che ci tormenta e colpisce a tradimento. Come giornalisti dell’agenzia Dire abbiamo raccontato tutto, abbiamo continuato a lavorare, a stare in mezzo ai fatti, per informarvi, per darvi notizie vere, verificate da giornalisti professionisti. E continueremo a fare il nostro dovere anche in futuro, parlando e mettendo in risalto chi agirà bene, smascherando i mascalzoni che anche in queste occasioni pensano solo a come trarne profitto. Ingiusto perché fondato sulla paura di morire e sul dolore.

Per quanto riguarda la nostra classe dirigente, i nostri governanti, in molti casi non è stato un bel vedere. Liti, contrapposizioni tra Governo centrale e singole Regioni, tra le forze della maggioranza ed anche di opposizione. Solo nella prima fase, forse perché la paura era tanta, ci siamo sentiti un solo Paese, tutti sulla stessa barca. Poi hanno preso spazio gli interessi politici, la voglia di visibilità, di rappresentare questo o quel pezzo di mondo colpito nei suoi interessi. Comprensibile ma potevamo anche risparmiarcelo, fare di meglio.

Davanti a noi ora c’è anche un’altra speranza, da concretizzare al meglio. Le ingenti risorse che arriveranno dall’Europa per rimettere in piedi l’Italia, ciascuno di noi. Non possiamo pensare di rifare le vecchie cose già fatte, perché con quelle siamo arrivati al punto in cui siamo. Dobbiamo avere il coraggio di immaginare a come sarà l’Italia tra 10, 20 anni, e indirizzare i fondi su quel tipo di progetti mettendo in campo, stavolta, giovani innovatori e non vecchi tromboni.

E noi semplici cittadini che cosa possiamo fare? E qui arriva il colibrì, il microscopico uccellino protagonista di una bella favola africana: la foresta brucia, tutti gli animali scappano di fronte alle fiamme che avanzano. Un colibrì si tuffò nel fiume e dopo aver preso nel becco una goccia d’acqua la fece cadere sulle fiamme. La cosa non passò inosservata e ad un certo punto il leone lo chiamò e gli chiese: “Cosa stai facendo?”. L’uccellino gli rispose: “Cerco di spegnere l’incendio”. Il leone si mise a ridere: “Tu così piccolo pretendi di fermare le fiamme?” e assieme a tutti gli altri animali incominciò a prenderlo in giro. Ma l’uccellino, incurante delle critiche, rispose “Faccio la mia parte” e si gettò nuovamente nel fiume per raccogliere un’altra goccia d’acqua. Ecco, oggi non è importante essere grandi e forti, ma coraggiosi e generosi. Solo così ripartiremo, diversi ma certamente migliori. Qui la sfida che la Dire fa sua: ci butteremo nel fiume per fare la nostra parte, racconteremo il coraggio, la generosità, non daremo tregua e indicheremo i disonesti. Possiamo farcela, se non ora quando? A tutti voi e ai vostri cari, un forte abbraccio e i migliori auguri da parte mia e di tutta la Dire.

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