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di Marco Melli e Antonella Salini
ROMA – Con lo slogan ‘Disarmiamo il patriarcato, per fermare la guerra, nelle case, sui corpi, sui territori e sulle nostre vite’, migliaia di donne hanno partecipato oggi a Roma al corteo organizzato dal movimento femminista e transfemminista ‘Non Una Di Meno’, che ha preso il via da piazzale Ostiense per arrivare a piazza Vittorio Emanuele II.
In attesa della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, in programma lunedì 25 novembre, la manifestazione nazionale, che si è svolta in contemporanea anche a Palermo, ha voluto mettere in risalto i “104 femminicidi, trans*cidi e lesbicidi registrati nel 2024“, secondo i dati dell’Osservatorio di ‘Non Una Di Meno’.
“Il patriarcato agisce costantemente una guerra sui nostri corpi– spiega Carlotta, rappresentante del movimento- una guerra che riguarda le limitazioni alla nostra possibilità di autodeterminarci, le limitazioni al diritto all’aborto, ma anche la violenza che subiamo quotidianamente nelle nostre case dalle persone delle nostre relazioni più intime. Questa è la stessa forma di violenza che poi agisce nella guerra e nelle guerre che vediamo nel mondo, che sono l’espressione più brutale della violenza patriarcale. Siamo qui per dire che la violenza è una questione strutturale, è una questione che riguarda l’organizzazione patriarcale della società e che dovrà essere smantellata per poter dire che ci vogliamo vive e libere”.
Nel corso della giornata è stato eseguito ‘l’urlo muto’, un minuto di silenzio in ricordo delle tante vittime e a un anno dal femminicidio di Giulia Cecchettin.
Una foto del ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, è stata bruciata davanti al ministero di viale Trastevere dalle attiviste impegnate oggi a Roma nel corteo ‘Disarmiamo il patriarcato’ organizzato dal movimento Nonunadimeno.
“Valditara pezzo di m***a”, le parole scandite al megafono dalla scalinata del ministero.
Le attiviste contestano al ministro le parole pronunciate alla presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin, in cui aveva ventilato la suggestione che a commettere femminicidio fossero principalmente persone di origine straniera.
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