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VIDEO | Il Mose funziona, Venezia si salva dalla nuova ‘Acqua Granda’

Ieri mareggiata da 173 centimetri, la terza più alta della storia, ma la città è rimasta all'asciutto grazie al sistema di dighe mobili che protegge la laguna. E la politica esulta

Pubblicato:23-11-2022 14:43
Ultimo aggiornamento:23-11-2022 14:45

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VENEZIA – Senza il Mose, oggi staremmo contando i danni di una nuova Acqua Granda a Venezia, la terza dopo quella del novembre 1966 e quella del novembre 2019. Ieri mattina, infatti, l’acqua ha raggiunto i 173 centimetri sul livello del mare ma, grazie alle 78 paratie che compongono il sistema di dighe mobili alle tre bocche del Lido, Malamocco e Chioggia, in laguna la marea si è fermata circa un metro più in basso, con il risultato che la città è rimasta all’asciutto. Il Mose, insomma, funziona, nonostante non sia ancora completo.

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COSA È IL MOSE

La sua entrata in funzione prima della fine dei lavori è stata decisa dopo l’Acqua Granda del novembre 2019, quando una mareggiata straordinaria di ben 187 centimetri ha causato danni che devono ancora essere completamente sistemati. Allora, le immagini della città sommersa hanno fatto il giro del mondo e hanno avuto se non altro l’effetto di sensibilizzare l’opinione pubblica, imprimendo un’accelerata ai lavori per il completamento del Mose, con la nomina del supercomissario Elisabetta Spitz, e la decisione di procedere con il sollevamento del sistema di dighe mobili per le maree superiori ai 130 centimetri.


Da allora il Mose si è sollevato in diverse occasioni, tenendo la città all’asciutto con alte maree che spesso hanno raggiunto i 140 centimetri, a volte i 150 centimetri, ma solo ieri hanno superato i 170 centimetri. Ed è per questo che, proprio ieri, è stata una giornata di svolta per l’immagine del Mose, danneggiata dalle vicende giudiziarie e dai pesanti ritardi di realizzazione, e ora riscattata dall’eclatante successo.

LA POLITICA CELEBRA IL MOSE

Come era prevedibile non sono mancati i commenti della politica, dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che ha affermato che l’opera “ha letteralmente salvato Venezia”, al segretario del Partito democratico veneto Andrea Martella, che ha rivendicato la decisione di accelerare la messa in funzione dell’opera pressa dal precedente Governo, al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che ha parlato di una “vittoria della tecnica e delle azioni degli uomini“. Inevitabile poi l’attacco a chi, come il filosofo ed ex sindaco Massimo Cacciari, ha sempre osteggiato il Mose.

E SALVINI ATTACCA “IL PARTITO DEL NO”

Il fronte del No, però, non si rifugia nel silenzio, anzi: dà per scontato che l’opera funzioni, dopo tutto quello che è costata, ma mette in guardia sull’incognita per il futuro rappresentata dall’innalzamento del livello del mare dovuto al cambiamento climatico. Ma proprio contro questi ultimi si scaglia il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: “Siamo davanti alla migliore risposta al partito dei no. No Tav, No Mose, No Ponte sullo Stretto. Anche oggi, barriere in funzione e nonostante un picco di acqua alta di 145 centrimenti, la tecnologia ha salvato quel gioiello mondiale che è Venezia. Il Mose dovrebbe entrare in funzione anche domani”, sottolinea il vice-premier.

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