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ROMA – In Marocco c’è una donna troppo potente. Si chiama Nabila Rmili, è medico e ha lavorato nei pronto soccorso. Oggi ha 47 anni e due figli. Di lei si è scritto anche all’estero quando è divenuta la prima sindaca di Casablanca, una delle più importanti e affascinanti città del Marocco. Pochi giorni dopo l’elezione, a ottobre, è stata nominata anche ministra della Sanità: una promozione meritata per il ruolo già ricoperto da direttrice sanitaria regionale durante la pandemia di Covid-19, con prenotazioni digitali e “vaccinodromi”, secondo i suoi sostenitori; un incarico di troppo, insostenibile viste le responsabilità da prima cittadina, per i suoi detrattori. Sta di fatto che dopo una settimana lei si è dimessa e al suo posto è tornato il ministro precedente.
Non ha tenuto a livello nazionale l’alleanza laica e liberale che aveva permesso di sottrarre il governo di Casablanca e di altre città chiave a un partito vicino ai Fratelli musulmani? Possibile, ma difficile il punto sia questo. Secondo il settimanale Telquel, all’origine delle dimissioni di Rmili ci sarebbero alcune sue decisioni contestate, in particolare i licenziamenti di un ispettore generale del ministero, di alcuni dirigenti centrali e di un direttore responsabile delle trasfusioni di sangue per la regione di Casablanca.
I cambiamenti non sono però finiti qui. A dimettersi è stato intanto anche il marito di Rmili, deputato e amministratore, che era stato eletto vicepresidente comunale sempre a Casablanca appena dieci giorni prima. Continuano a cumulare incarichi nel governo nazionale e a livello locale, come peraltro la legge marocchina consente, sia Aziz Akhannouch che Fatima-Zahra Mansouri, sindaco e sindaca di Agadir e Marrakech.
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