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“19:34”, la mostra fotografica del Mann per ricordare il terremoto dell’Irpinia

Oltre cento fotografie inedite, scattate 'in presa diretta' da Antonietta De Lillo all'indomani del sisma del 23 novembre 1980

Pubblicato:23-11-2021 10:28
Ultimo aggiornamento:23-11-2021 13:34
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NAPOLI – “Trasmettere la memoria viva di ciò che è accaduto 41 anni fa è oggi, appena usciti dall’emergenza Covid19, ancora più significativo. Insieme al ricordo della tragedia vogliamo indicare alle giovani generazioni anche e soprattutto la forza e i sentimenti di solidarietà e la voglia di rinascita che trasmettono le immagini di questa emozionante mostra. Gli inediti scatti ‘in presa diretta’ di Antonietta De Lillo ci fanno infatti riflettere su una umanità sicuramente non differente da quella che soffrì per simili eventi nell’antichità. Ed anche nel dolore provocato dal terremoto e nella strenua opposizione alla natura matrigna si può riconoscere una delle tante identità delle genti del Mediterraneo. Una terra abituata a tremare quella del Sud Italia. Basti pensare al terribile terremoto del 62 d.C. che colpì proprio Pompei ed Ercolano e ai lavori di ristrutturazione degli edifici, mai ultimati, le cui testimonianze sono state suggellate dall’eruzione del 79 d.C.”. Così Paolo Giulierini a proposito della mostra fotografica “19:34. Fotografie di Antonietta De Lillo. La storia in presa diretta” allestita al Museo Archeologico Nazionale di Napoli per ricordare e rivivere, attraverso cento immagini inedite, il sisma che devastò l’Irpinia e cambiò il volto di buona parte della Campania nel 1980.

Inaugurata ieri, alla vigilia del 41mo anniversario del terremoto, la mostra è un percorso di ricerca attraverso testimonianze, ricordi ed emozioni. Realizzata nell’ambito del Piano Operativo Complementare-POC 2014-2020 della Regione Campania, la mostra raccoglie oltre cento fotografie, concesse dall’archivio di marechiarofilm e scattate da Antonietta De Lillo all’indomani della scossa del 23 novembre 1980: un reportage sensibile di una ferita ancora aperta.

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“Senza mai perdere la giusta distanza dalla realtà che osserva – si legge in una nota stampa – l’occhio dell’autrice riesce a restituire all’osservatore l’umanità che si cela dietro la cronaca”. La mostra è, così, un percorso attraverso il materiale inedito di una giovane fotogiornalista che “dimostrerà la sua capacità narrativa nella trentennale carriera di autrice cinematografica, sempre in bilico tra la presa diretta della realtà e la ricerca dell’invisibile”.

Partita verso i comuni dell’entroterra colpiti dal sisma, con la sua Renault 4 e le macchine fotografiche, Antonietta De Lillo, allora ventenne, racconta i paesi ridotti in macerie, i primi soccorsi, i gruppi di ricerca, il dramma dei ritrovamenti. Il reportage accompagna lo “spettatore” nelle settimane successive: gli accampamenti, le roulotte e i prefabbricati, i volontari che giungono da tutta Italia, l’arrivo della neve fino al disgelo, alle soglie di una fragile, ma coraggiosa ripresa. Napoli è la tappa iniziale da cui si protrae il viaggio della fotoreporter: Piazza del Plebiscito, affollata da cittadini e automobili, all’indomani del sisma, riporta il visitatore “nel cuore di una città vittima di sconforto e paura. Le immagini di via Stadera, dove avvenne il crollo più grave nell’area metropolitana, sono la premessa del percorso di indagine che condurrà l’autrice nei borghi dell’Irpinia distrutti”.

A fare da cornice al foto-racconto le voci dei telegiornali e radiogiornali dell’epoca tratti dall’archivio di Rai Teche. “Un altro aspetto fondamentale, nel solco della nostra ricerca su ‘Il Mann e la memoria’ dedicata alla città è l’apporto che diedero proprio i giovani, ‘i ragazzi del 1980’, alla rinascita del museo post terremoto. Dalla crescita del nostro laboratorio di restauro, alla definizione di una vera e propria ‘coscienza archeologica’ della città, questi aspetti sono ricordati nel contributo video del prof. Antonio De Simone che di quei giorni fu protagonista. Ed è da questa storia che nasce il nostro forte impegno in tema di sicurezza e beni culturali. Perché le grandi crisi, ieri come oggi, devono indicarci la strada per un futuro migliore”, conclude Paolo Giulierini.

Il percorso espositivo si chiude con l’illustrazione dei recenti studi sull’antisismica condotti con l’Università degli studi Federico II Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura (DiSt) diretto da prof. Andrea Prota. La mostra, inizialmente programmata per il quarantennale del terremoto e rimandata per il lockdown che nel novembre 2020 costrinse i musei alla chiusura, è indirizzata in particolare ai giovani e alle scuole. L’esposizione, visitabile fino al 2 maggio 2022, è accompagnata da un catalogo edito dal Mann.

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