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Affidi, il Garante Infanzia del Lazio: “Serve un intervento nazionale sul controllo delle case famiglia”

La mamma coraggio Cristiana Rossi: "L'associazione So.Germa impegnata in formazione e risarcimento"

Pubblicato:23-11-2020 16:33
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:37
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ROMA – “La mia storia si è protratta per molto tempo per avere l’affido esclusivo di mia figlia, dopo la denuncia di violenza. È molto difficile trovare un equilibrio tra la storia giudiziaria e quello che si vive a casa, come mamme, per tentare di dare serenità ai bambini e non alterare il concetto delle figure genitoriali. È difficile quando la figura paterna, come accade in molti casi, non è convivente, ma ho sempre cercato di farlo, anche se tra incontri protetti e altre pressioni abbiamo passato momenti di grande tensione”. È  la testimonianza di Cristiana Rossi, amministratrice giudiziaria, mamma coraggio dalla cui testimonianza ha preso avvio lo Speciale DireDonne dedicato agli affidi dopo denunce di violenza. Cristiana è riuscita a tenere con sé sua figlia, nonostante le relazioni dei servizi sociali. In diretta Fb sui canali dell’agenzia Dire, Cristiana ha parlato di “pressioni sui minori e affidi” e ha raccontato l’attività dell’associazione So.Germa, nata dalla sua vicenda personale con lo scopo di formare figure che operino nel mondo dei minori e sul fronte del risarcimento economico per i danni che queste famiglie subiscono nel corso dei lunghi procedimenti giudiziari. Il Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Lazio, Jacopo Marzetti, ha ribadito l’importanza “della prevenzione” anche ricordando che “negli ultimi anni ci sono stati molti interventi legislativi sia per il contrasto alla violenza sulle donne che in materia di diritti dei bambini”. Prima del Covid “nelle scuole facevo incontri con genitori e figli, ma su questi temi – conflittualità, violenza, anche assistita- non c’era grande partecipazione delle famiglie”. E il ruolo di Garante ha importanza proprio nella “prevenzione”, nell'”indirizzare i ragazzi verso coloro ai quali possono rivolgersi se assistono a violenze” in casa. “Molte volte si richiede ai Garanti di entrare nelle sentenze. Questo- ha precisato l’avvocato Marzetti – non è possibile. Il Garante deve diffondere i diritti del fanciullo, verificare i luoghi dove i bambini sono, e deve collaborare istituzionalmente con tutti gli attori che trattano dei diritti dei bambini, anche i tribunali. È fondamentale unire le forze”. Ed ecco il suo impegno in agenda: “Maggiore vigilanza sui luoghi a cui lo Stato affida i minori, nei casi in cui siano allontanati dalla famiglia d’origine. Già allontanare un minore è gravissimo– ha detto Marzetti- e va scongiurato in tutti i modi, supportando la famiglia d’origine, ma bisogna essere certi che in quei luoghi non siano violati i loro diritti. Massima collaborazione con i servizi sociali, ma sarebbe necessario- ha aggiunto- che chi si occupa di minori abbia una specializzazione” ad hoc. Un appello e un impegno, quello assunto dal Garante dell’Infanzia del Lazio in questa direzione, che attinge dal suo ruolo di Commissario governativo del Forteto e membro della Scuola Speciale sul sistema affidi, dopo i fatti degli ultimi anni. E per questo alla nuova Garante nazionale, Carla Garlatti, ha lanciato l’invito per un’azione comune, “un unico indirizzo” verso cui orientare l’azione dei Garanti regionali. “Sbagliatissimo” andare ognuno in una propria direzione. Sulla case famiglia Marzetti ha ribadito che “esiste una mappatura di quelle del Lazio, riportate sul sito, e anche una nazionale”. “Con Roma Capitale facciamo visite a sorpresa, prima con l’assessora Baldassarre, ora Mammi'” ha sottolineato il Garante, sempre nella direzione della vigilanza su queste strutture. Da qui però l’esigenzia di un impegno in piu’, per un “aggiornamento costante, un controllo superiore” e “non e’ chiarissima ancora la competenza- ha detto- di chi debba supervisionare le case famiglia e i centri di accoglienza. Serve un lavoro unico e spero la Garante nazionale si attivi. Prima di chiudere il mio mandato mi battero’ per questo: per un intervento legislativo nazionale di chi controlla nelle Regioni Case famiglia e centri di accoglienza”.

L’associazione So.Germa fondata da Cristiana Rossi, che ha promosso il dibattito sul sistema affidi, è oggi impegnata sul supportare altre madri, con l’obiettivo di “unire le professionalità che intervengono nel mondo dei minori con studi, convegni, scambio” di buone pratiche. Ha ricordato quindi l’esperienza nata con l’Universita’ cattolica del S. Cuore dove e’ stata invitata a parlare come “esperta per esperienza” confrontandosi con gli studenti che saranno i nuovi assistenti sociali e ha ammesso: “Ho incontrato studentesse molto attente al tema della violenza e dei diritti dei minori”. Altro argomento spinoso e’ quello “economico” su cui So.germa e’ attiva: “Andare a danneggiare queste famiglie- ha puntualizzato Rossi- nuoce all’adulto e alla sua attivita’ professionale, ma si riversa sul patrimonio del nucleo familiare e quindi del minore, anche per il suo futuro”. Denunciare? “È il primo necessario passo- ha detto questa mamma coraggio- anche se il percorso sara’ difficile. Non si deve tornare indietro perché quella denuncia è il primo mattoncino in favore della libertà propria e dei propri figli“.


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