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Sisma Irpinia, Doglioni (Ingv): “In Italia possibili terremoti 8 volte superiori”

Carlo Doglioni, presidente INGV (Istituto nazionale geofisica e vulcanologia), lo dice intervenendo a '23 novembre 1980-2020: terremoto dell'Irpinia e mitigazione del rischio sismico'

Pubblicato:23-11-2020 15:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:37

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ROMA – Quello del’Irpinia “e’ stato il terremoto piu’ forte degli ultimi 112 anni”, ma “l’Italia e’ zona sismica e spesso ce lo dimentichiamo”. Di conseguenza “teoricamente possiamo attenderci terremoti anche di forza maggiore”, visto che “in Appennino ci sono decine e decine di faglie che possiamo considerare attive” e che “a distanze di secoli si attivano”, a causa di “una sismogenesi diffusa”. I terremoti “dove si sono verificati in passato ritorneranno”, e ci sono “zone in cui non si sono verificati terremoti ma dove si potrebbero verificare in futuro”. Terremoti “teoricamente di magnitudo anche 7.4-7.5, quindi 8 volte maggiore di quello dell’Irpinia”. Carlo Doglioni, presidente INGV (Istituto nazionale geofisica e vulcanologia), lo dice intervenendo a ’23 novembre 1980-2020: terremoto dell’Irpinia e mitigazione del rischio sismico’, conferenza stampa sulla prevenzione del rischio sismico nel quarantesimo anniversario del terremoto che devasto’ l’Irpinia, in streaming.

“Attualmente non siamo in grado di prevedere i terremoti”, ricorda Doglioni, quindi “non sappiamo dove” ma per quel che riguarda l’Appennino “dobbiamo attenderci distruzioni nell’area epicentrale simili a quella che abbiamo conosciuto” in Irpinia.

Di conseguenza “le carte geologiche sono fondamentali per capire dove possono esserci fenomeni di amplificazione, che possono esser riconosciuti grazie a microzonazione sismica”. Cio comporta, pero’, “l’obbligo di evitare l’oblio dei terremoti”, raccomanda il presidente INGV, infatti “il nostro cervello vuole dimenticare i brutti momenti, come oggi con la pandemia in corso, ma e’ nostro dovere essere vigili e far presente che i terremoti torneranno in futuro”.


E’ quindi necessario “implementare le reti di monitoraggio”, visto che sappiamo ci saranno “20-25 terremoti distruttivi ogni secolo”, ribadisce Doglioni, “sappiamo che il terremoto tornera’ e dobbiamo lavorare in questo senso”. Insomma, “vale la pena studiare i terremoti”, perche’ quando colpiscono un territorio significa “perdere radici, identita’ e la disgregazione del tessuto economico”. Quindi, auspica il presidente INGV, dobbiamo “fare pace con la Terra e capire che esistono i terremoti”.

“Il terremoto del 1980 e’ stato uno spartiacque che ha innestato comportamenti virtuosi”, ad esempio “portando alla nascita del Dipartimento della Protezione civile”, ricorda Carlo Doglioni, presidente INGV. inoltre mentre ai primi anni 90 la Rete Sismica Nazionale comprendeva circa 70 stazioni “ad oggi abbiamo circa 500 stazioni sparse sul territorio nazionale”, ma “abbiamo ancora strada da fare”, infatti “in Giappone ci sono 5mila stazioni e la rete sismica a mare, che ancora in Italia non abbiamo”.

Tra le altre iniziative “stiamo cercando di costruire una rete idrogeochimica a livello nazionale”, prosegue, perche’ “ci sono aree dove i fluidi possono dare informazioni anche sui precursori, ma questa e’ rete per il futuro, attualmente non siamo in grado di prevedere i terremoti”, ma “l’Italia e’ una zona sismica e spesso ce lo dimentichiamo”.

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