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L’Italia vola sulla Luna con Artemis

L'Italia ha siglato gli Artemis Accords, il quadro di valori condivisi voluto dalla Nasa per la collaborazione mondiale per tornare sul nostro satellite

Pubblicato:23-11-2020 11:39
Ultimo aggiornamento:30-03-2021 10:00

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ROMA – In plancia di comando siede la Nasa, l’equipaggio è composto dalle agenzie spaziali di (quasi) tutto il mondo. Destinazione del viaggio la Luna, rinnovato oggetto del desiderio dopo la grande corsa degli anni Sessanta in cui duellavano Stati Uniti e Urss. Le prossime missioni andranno molto oltre il semplice ritorno sul suolo del nostro satellite. Sarà realizzata una casa orbitante intorno alla Luna, il cosiddetto Lunar Gateway, da cui, su una sonda, gli astronauti potranno sganciarsi per raggiungere la superficie lunare. Una superficie che potrà anche essere colonizzata, in futuro. Non solo. La Luna viene ormai pensata come base di partenza per il più lungo e pericoloso viaggio verso Marte. Lo sforzo, insomma, sia scientifico che tecnologico è importante e prevede una collaborazione mondiale. La cornice di valori in cui rientra il programma per tornare sulla Luna è stata sancita dagli Artemis Accords, firmati il 13 ottobre 2020. Al tavolo, sedeva anche l’Italia.


COSA FARÀ L’ITALIA

“La partecipazione dell’Italia al programma non nasce dall’improvvisazione, ma da una lunga esperienza nelle attività spaziali. Se il nostro Paese è in condizione oggi di proporsi come partner di Artemis, è perché c’è un percorso italiano nelle attività spaziali”, ha dichiarato il presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), Giorgio Saccoccia, durante un evento interamente dedicato a presentare le attività italiane per Artemis. LEGGI ANCHE: L’Italia sulla Luna con il programma Artemis della Nasa Nascerà nel nostro Paese la casa degli astronauti in orbita lunare. In particolare, sarà replicata con le dovute modifiche la spettacolare cupola della Stazione spaziale internazionale, da cui sono scattate le più belle immagini del nostro pianeta dagli astronauti in missione, nata anche quella in Italia. Non solo. L’Italia costruirà il modulo Esm della navicella Orion, che avrà il compito di portare l’equipaggio sul Lunar Gateway, e il lander logistico lunare. Soprattutto, l’Italia sarà l’unico Paese oltre gli Stati Uniti a lavorare per la costruzione del modulo che servirà agli astronauti per scendere sulla superficie della Luna.

LE MISSIONI DEL FUTURO

L’esperienza accumulata nel corso di decenni di esplorazione spaziale sarà capitalizzata per le missioni verso la Luna, anche in un’ottica di miglioramento delle condizioni dei viaggiatori dello Spazio. All’evento organizzato dall’Agenzia spaziale italiana (Asi) è intervenuto anche Luca Parmitano, primo comandante italiano dell’equipaggio sulla Stazione spaziale, con all’attivo una permanenza di 367 giorni in orbita grazie alle missioni Volare del 2013 e Beyond del 2019. Astro Luca ha parlato di semplificazione e design, ma anche di intelligenza artificiale, con l’obiettivo di rendere le missioni spaziali del futuro più performanti in termini di risparmio energetico e comodità. LEGGI ANCHE: Luca Parmitano dopo ‘Beyond’: “Salviamo la Terra, adesso” “Mi piacerebbe vedere – ha detto Parmitano- l’intelligenza artificiale che ci aiuta in sistemi di autoriparazione, nella gestione delle avarie, visto che a grandi distanze non potremo contare sul supporto da terra”. E poi.  La “Stazione spaziale è  ‘sotto attacco’ dalla quantità di cargo che arriva a bordo- ha spiegato Parmitano-, non riusciamo a smaltire i contenitori. Vorrei vedere un packacing dissolvibile, facilmente eliminabile o riutilizzabile in modo da non dover riempire i futuri habitat”. Insomma, anche gli astronauti sperano in una svolta green oltre l’orbita terrestre. E a proposito di astronauti, è lecito domandarsi se dell’equipaggio che calcherà di nuovo il suolo della Luna ci sarà anche un italiano. Gli accordi passano attraverso la mediazione dell’Agenzia spaziale europea (Esa), ha ricordato il presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) Giorgio Saccoccia. Sono accordi basati sul contributo dei singoli Paesi e l’Italia ha un peso importante. Insomma, il ruolo italiano  rafforza la probabilità di avere astronauti italiani in volo, anche se, fanno sapere anche da Esa, è ancora presto per pensare a una selezione.

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