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Assistenza sanitaria in carcere, Sifo: “Garantire diritti”

Al congresso dei farmacisti ospedalieri il punto sull'assistenza sanitaria nelle carceri. "Il diritto alla salute deve essere garantito su tutto il territorio nazionale, senza alcuna limitazione", dice la presidente Serao Creazzola

Pubblicato:23-11-2019 11:30
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:39
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GENOVA – “Siamo stati tra i primi a confrontarci pubblicamente sui temi dell’assistenza sanitaria in carcere. L’abbiamo fatto negli ultimi due anni con workshop, documenti e approfondimenti specifici, proprio perché siamo attenti al diritto alla salute in ogni condizione e verso ogni persona. E’ con grande soddisfazione quindi che anche al Congresso di Genova abbiamo voluto realizzare un confronto tra specialisti ed operatori, affinché il DPCM-2008 e i riferimenti normativi successivi non rimangano una formula vuota e priva di applicazione. Il diritto alla salute deve essere garantito su tutto il territorio nazionale, senza alcuna limitazione: ne va del nostro stato di diritto”: così Simona Serao Creazzola- presidente Sifo- ha commentato la sessione sull'”Assistenza ai pazienti nel contesto carcerario”, che ha fatto oggi il punto sul diritto alla salute nelle carceri italiane, a circa 11 anni dal DPCM “Modalità e criteri per il trasferimento al Servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di sanità penitenziaria”.







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La sessione giunge tempestivamente a due giorni dal lancio da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità del Rapporto Oms sullo stato di salute nelle carceri nella Regione europea, testo che ha offerto fotografia dello stato dei sistemi sanitari delle carceri per 39 paesi d’Europa. Il Rapporto ha stimato che 6 milioni di persone vengono incarcerate ogni anno in Europa. “Dopo il rilascio, i tassi di recidiva e di ritorno in prigione sono elevati- ha evidenziato l’Oms-. Il ciclo non coerente tra carcere e comunità porta purtroppo a cure sanitarie spesso sconnesse e inefficaci al di fuori degli ambiti di reclusione. Durante i primi giorni del rilascio, aumenta il rischio di suicidio, autolesionismo e overdose di droga”.

Il rapporto ha concluso con una considerazione importante: “Una pena detentiva toglie la libertà alle persone; non dovrebbe anche togliere la loro salute e il loro diritto alla salute”. Gli elementi di preoccupazione sono stati confermati dalle relazioni al Congresso Sifo, presentate da Massimo Clerici (Docente di psichiatria a Milano Bicocca) e Antonella Calcaterra (avvocato, esperta di diritti delle persone recluse), e Silvia Scalpello (farmacista ospedaliera), mentre Patrizia Orcamo (Direzione Salute e Servizi Sociali, Regione Liguria) ha presentato le esperienze di “presa in carico” sul territorio ligure, evidenziando però come a livello nazionale “non tutte le Regioni si siano attrezzate per star dietro alle normative, soprattutto per il recepimento del Piano prevenzione suicidi”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale (189-14.8.2017). Nella sessione Sandro Libianchi (presidente di Conosci, Coordinamento nazionale degli Operatori per la Salute nelle Carceri italiane) ha presentato il protocollo di intesa Sifo-Conosci firmato nei mesi scorsi a Roma.

“Si tratta- ha detto Libianchi- di un documenti di grande importanza nel quale gli operatori sanitari che lavorano nelle carceri e i farmacisti ospedalieri hanno messo a fattor comune una serie di azioni destinate ad avviare progetti di ricerca, di formazione e confronto, e pubblicazioni sui temi coerenti con l’ambito penitenziario”. Sifo e Conosci hanno poi condiviso la necessità di lanciare iniziative di informazione e documentazione utile all’aggiornamento degli operatori e approfondimento dei temi sulla salute in ambito penitenziario, anche attraverso campagne di sensibilizzazione, divulgazione e di creazione di nuovi modelli gestionali da mettere a disposizione delle autorità sanitarie competenti.

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