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MILANO – Il ciclista salentino 35enne Francesco Caputo è morto ieri mattina dopo 11 giorni di coma in seguito ai traumi riportati dopo l’incidente avvenuto lo scorso 11 ottobre in via Soperga a Milano, all’angolo con via Pietro Marocco, non lontano dalla stazione centrale. Il giovane, originario di Lucugnano, una frazione di Tricase, in provincia di Lecce, era un ingegnere biomedico e viveva a Milano, dove era arrivato a 18 anni. Era stato trasportato in codice rosso in seguito all’urto contro una portiera spalancata all’improvviso da un automobilista (a bordo di una Citroen C3) poco prima del suo passaggio. il giorno dell’incidente era in sella a una BikeMi, una bici del servizio di care sharing del Comune di Milano. I suoi organi, come aveva deciso lui stesso, sono stati donati.
Nella tarda mattinata di ieri il decesso del ragazzo, che ha provocato reazioni in città. Domani è previsto un presidio dell’associazione ‘Basta morti in strada’ organizzato alle 19.30 proprio nel luogo della tragedia, in via Soperga all’angolo con via Marrocco, dove Caputo ha urtato la portiera della Citroen C3. Nel frattempo, il Pd per voce del segretario regionale Silvia Roggiani e del consigliere a Palazzo Pirelli Paolo Romano si stringe attorno alla famiglia del giovane e organizza un appuntamento per domenica 27, all’UpCycle Milano, in via Ampere 59, “per parlare di come riformare il Codice della strada, di come cambiare la mobilità delle nostre città per renderle più sicure per tutti, ma soprattutto per pedoni, ciclisti e utenti deboli”. L’obiettivo è quello di “scrivere insieme una contro-proposta alla folle riforma di Salvini e per questo invitiamo tutti a partecipare.”
“Le persone morte in strada- affermano Roggiani e Romano- in Italia sono tantissime, troppe, e c’è ancora molto da fare a livello nazionale e locale, soprattutto di fronte ad un governo che, con la riforma Salvini, di fatto rende più pericolose le nostre strade. Bisogna però partire da un dato certo: Francesco Caputo non è stato ucciso ‘da una portiera’, così come altre vittime non sono state uccise ‘da un auto’. Sono state uccise da persone, che hanno tenuto comportamenti scorretti. Se non partiamo da qui- affermano gli esponenti dem- non ci sarà mai un vero cambiamento culturale.”
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