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Amazzonia, attivisti alla ‘Dire’: “Europa, difendi la casa comune”

Incontro con l'avvocato Fajardo: 'Come Davide contro Golia'

Pubblicato:23-10-2019 18:15
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:52
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ROMA – Nell’arco di 26 anni la multinazionale Chevron Texaco ha sversato in Ecuador 68 miliardi di litri di scarti petroliferi, solventi chimici e acque tossiche, contaminando un’area vasta 450mila ettari. I dati provengono dall’Union dos Afectados por Chevron Texaco (Udapt) e a parlarne alla Dire è stato oggi Pablo Fajardo. Fajardo è l’avvocato delle 30mila vittime del disastro ambientale e sociale causato dal colosso del petrolio nell’Amazzonia ecuadoriana. Oggi è stato ospite dell’agenzia per l’incontro ‘Guardiani d’Amazzonia’, organizzato in collaborazione con Udapt, la federazione del volontariato cattolico Focsiv, Amnesty International e l’Università di Padova.

 


“Nelle due regioni colpite si registrano almeno 200 nuovi casi di tumore ogni anno. E il 70% sono donne: sono loro le principali vittime di questi crimini ambientali” ha denunciato Fajardo. Accanto a lui durante l’incontro William Lucitante, coordinatore di Udapt nonché attivista Cofan, una comunità nativa dell’Amazzonia ecuadoriana. “Se non continuiamo a combattere per i nostri diritti, le nostre vite, le nostre comunità si estingueranno” ha detto Lucitante. “Prima che iniziasse l’estrazione petrolifera il nostro popolo contava 15mila persone, ora solo 1200”. La scorsa settimana, i rappresentanti di Udapt hanno partecipato al quinto incontro del gruppo di lavoro per negoziare in sede Onu un trattato che vincoli le multinazionali al rispetto dei diritti umani.

“Esistono corti di giustizia internazionali che permettono di fare causa contro singoli individui o governi per violazioni o crimini contro l’umanità, mentre non è possibile portare in tribunale le multinazionali” ha denunciato Fajardo. L’obiettivo, per lui, per gli indigeni ecuadoriani e per altri 250 collettivi sociali di tutto il mondo, è che si stabilisca un meccanismo Onu a garanzia di chi subisce abusi da parte delle “corporation”.

“Le Nazioni Unite non stanno capendo l’importanza di questo punto o fanno finta di non capirlo” ha denunciato Fajardo. E anche l’Unione Europea non sta facendo abbastanza, secondo l’avvocato: “Non ha rivelato gli orientamenti dei singoli Paesi, ma ha presentato una posizione comune, facendo muro alle nostre richieste”. “È un onore essere seduto accanto a Pablo Fajardo” ha detto durante l’incontro Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. “come Davide contro Golia, gli attivisti ecuadoriani hanno sfidato un gigante, in un rapporto di forze completamente impari”. “Con i nostri progetti e il contributo dei volontari, cerchiamo di sostenere Udapt in Ecuador attraverso un lavoro di comunicazione e diffusione delle loro iniziative” ha commentato Gianni Del Bufalo, direttore di Focsiv, rete che riunisce associazioni e ong in Ecuador dalla fine degli anni ’60 del secolo scorso. “Se è in gioco l’Amazzonia – ha sottolineato Del Bufalo – è in gioco la nostra casa comune”.

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