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VIDEO | Lyas Laamari: “Con Unire narriamo il nostro contributo per l’Italia”

Parla uno dei protagonisti di 'Rifugiati nella rete', l'incontro con Unhcr, Arci e Intersos sui servizi dedicati all'accoglienza nel nostro Paese

Pubblicato:23-10-2019 16:59
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:52

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​ROMA – “In Algeria non mi era permesso di vivere liberamente. Ma ora la mia provenienza non importa più, conta ciò che faccio per la società in cui vivo adesso. Per questo ho ideato ‘Unire’ assieme ad altri sei rifugiati come me: basta stereotipi, raccontiamo chi siamo e cosa facciamo”. Così alla ‘Dire’ Lyas Laamari, rifugiato di origine algerina da diversi anni in Italia, racconta com’è nata la piattaforma Unire, uno dei progetti che hanno vinto il bando di PartecipAzione, un programma realizzato in partenariato dall’ong Intersos e dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).

Di questo si è parlato durante l’incontro con Intersos, Unhcr e Arci ‘Rifugiati nella rete. Servizi, sfide e opportunità per un sostegno integrato e per una narrazione da protagonisti’, che si è svolto presso l’agenzia ‘Dire’. “Unire e’ l’Unione nazionale italiana rifugiati ed esuli” ha detto Laamari. “E’ un’associazione che vuole mettere in rete i rifugiati, i richiedenti asilo e gli attivisti, ma anche gli esuli e gli apolidi, in un unico percorso politico, perché crediamo che sia arrivato il momento di cominciare a parlare di noi: auto-rappresentarci e auto-narrarci. E’ ora di uscire da quell’immagine di ‘soli numeri’ che ci hanno imposto anche i media, quando si parla di rifugiati”.

Nel corso del dibattito è stato affrontato anche l’impatto sul sistema dell’accoglienza dei Decreti Sicurezza e immigrazione, varati dal precedente ministro dell’interno Matteo Salvini, tra cui la chiusura dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas). “Dopo la sua entrata in vigore tanti ragazzi si sono ritrovati nelle stesse condizioni in cui erano due o tre anni prima” ha detto Fatima Abdurzakova, “ex rifugiata”, divenuta operatrice sociale grazie ad Arci. “A causa di tutto quel bullismo sono stati riportati indietro: è stato interrotto il loro percorso di autonomia. E’ importante fare rete”. Un impegno assunto da Arci attraverso il Numero Verde per i rifugiati, un progetto che prosegue dal 2009 e che da qualche anno ha ottenuto il finanziamento di Unhcr. “Diamo assistenza in 30 lingue, a volte ci chiamano anche le questure per chiedere il supporto dei nostri interpreti” riferisce Filippo Miraglia, responsabile di Arci immigrazione, secondo cui nel 2019 il Numero verde ha realizzato 19mila interventi.


C’è poi JumaMap, “il Google map delle associazioni che danno assistenza ai rifugiati. L’iscrizione è gratuita” aggiunge Miraglia. Presente, infine, la portavoce di Unhcr Italia, Carlotta Sami, che dichiara: “L’impegno di Unhcr per l’inclusione e la costituzione di associazioni di rifugiati, che possano assumere in autonomia il ruolo di interlocutori alla pari con le istituzioni nazionali e locali è importantissimo e attiene all’aspetto dell’integrazione. I rifugiati trovano qui non solo una prima accoglienza- sottolinea Sami- quindi dargli protezione significa considerarli parte della nostra comunità a pieno titolo”.

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