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ROMA – La direzione della Corte penale internazionale (Cpi) ha annunciato l’intenzione di chiudere il proprio ufficio ad Abidjan entro il 2025, una scelta motivata con la necessità di “contenere le spese”, che non avrà “nessun effetto” sul procedimento in corso per crimini di guerra e contro l’umanità presumibilmente commessi durante le violenze post-elettorali registrate tra il 2010 e il 2011. Lo scontro tra i sostenitori dei principali candidati, l’ex presidente Laurent Gbagbo e l’attuale capo dello Stato Alessane Ouattara provocò oltre 3mila vittime, in particolare nell’area della capitale.
L’inchiesta della Cpi tuttavia prende in esame anche la precedente crisi del 2002, e protrattasi fino al 2008, innescata da un tentativo di colpo di stato che ha provocato altri morti.
A darne notizia tra le altre è la testata MondAfrique, la quale cita anche la reazione positiva del governo per bocca del suo portavoce, Amadou Coulibaly: “Se l’ufficio della Cpi ritiene che qui ha terminato la sua missione e che deve chiudere, non possiamo che rallegrarci: ciò dimostra chiaramente che le nostre giurisdizioni nazionali funzionano bene”.
Di tutt’altra opinione è invece la Confederazione delle organizzazioni delle vittime della crisi ivoriana (Covici). Il suo presidente Lacina Kanté ha dichiarato: “È un duro colpo, un brutto messaggio inviato alle migliaia di vittime, che hanno l’impressione di essere abbandonate”. Kanté ha inoltre ricordato che il più ampio conflitto iniziato nel 2002 ha causato oltre 19mila vittime civili. Il dirigente ha anche evidenziato il “fattore deterrenza” che l’ufficio del tribunale internazionale svolgerebbe nel Paese con la sua sola presenza. Tale ufficio, come evidenziano vari media, ha condotto anche varie attività di sensibilizzazione e assegna sussidi ai parenti delle vittime, che a partire dal prossimo anno verrebbero ugualmente “tagliati”.
All’origine delle critiche c’è anche l’andamento del procedimento a carico di Gbagbo e Ouattara. Nel 2019 il processo a capo di Gbagbo e dell’allora ministro della gioventù Charles Blé Goudé si è concluso con un’assoluzione in primo grado. Nessun procedimento è stato invece aperto a carico di Ouattara e del suo entourage. I giudici della Cpi hanno tuttavia chiarito che è in corso una seconda fase delle indagini, che potrebbe portare a “risultati concreti”, e soprattutto scongiurare l’accusa di “doppio standard” mossa da chi vede la Corte reticente ad incriminare per crimini di guerra e contro l’umanità anche il presidente in carica. Dalla Cpi hanno inviato un messaggio di rassicurazione: con o senza un ufficio ad Abidjan, “la Corte continuerà ad indagare dai suoi uffici dell’Aja”.
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