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Processo Vannini, appello bis: la difesa di Antonio Ciontoli chiede omicidio colposo

"Antonio non voleva che Marco morisse, ripristinare originaria condanna"

Pubblicato:23-09-2020 17:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:56

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ROMA – “Antonio Ciontoli non voleva che Marco morisse. Non voleva che il fidanzato di sua figlia perdesse la vita. Se si fosse confrontato con l’evento morte non avrebbe agito cosi’ come poi ha fatto. Trovarsi in una situazione di rischio e cercare di gestirla non significa accettare l’evento morte”. A dirlo l’avvocato Andrea Miroli, chiedendo alla Corte d’assise d’appello di Roma, di ripristinare l’originaria condanna a 5 anni di reclusione per il sottufficiale della Marina Militare, per omicidio colposo aggravato dalla colpa cosciente nell’ambito del processo bis sulla morte del ragazzo di Marco Vannini, 20 anni, raggiunto da un colpo di pistola nella casa della sua fidanzata, Martina Ciontoli, a Ladispoli la notte tra il 17 e il 18 maggio del 2015.

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“Una sentenza, quella del primo giudizio di appello, che ha provocato una sollevazione popolare – ha ricordato il difensore -, una cosa indegna in uno Stato di diritto. Eppure Antonio Ciontoli non puo’ essere condannato per omicidio volontario con il dolo eventuale. Lui e neppure i suoi familiari. Adottare un comportamento sia pure biasimevole in una situazione di rischio, evidentemente mal governata, non significa che l’imputato ha voluto la morte di Marco. Antonio Ciontoli, cosi’ come i suoi familiari, era convinto che la lesione al braccio di Vannini provocata dal colpo d’arma da fuoco non fosse letale. Non c’e’ evidenza in questo processo che i Ciontoli fossero consapevoli della gravita’ della lesione riportata da Marco. E se non c’e’ consapevolezza significa che nessuno ha aderito all’evento morte. Io mi comporto cosi’ come mi sono comportato perche’ penso che la pallottola si sia conficcata nel braccio e non ho alcuna consapevolezza che sia una lesione mortale”. Di diverso avviso era stato la scorsa udienza il sostituto procuratore generale Vincenzo Saveriano che si era espresso per la condanna di Antonio Ciontoli, della moglie Anna Pezzillo e dei figli Federico e Martina a 14 anni di reclusione per omicidio volontario con dolo eventuale. L’intera famiglia, aveva sottolineato il magistrato, e’ responsabile di aver ritardato i soccorsi, lasciando morire per dissanguamento Vannini, per il timore che il sottoufficiale della Marina perdesse il posto, e di aver mentito in continuazione impedendo che venisse fatta chiarezza completa su quanto accaduto.

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