NEWS:

Roma, Tredicine in carcere per il ‘racket delle bancarelle’: estorti anche i sussidi Covid

Fino a 700 euro al giorno per i posti migliori con la complicità di funzionari pubblici. A gestire l'organizzazione i fratelli Dino e Mario Tredicine

Pubblicato:23-09-2020 16:41
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:56

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Un sistema che andava avanti, secondo chi indaga, dal 2006, e iniziato a sgretolarsi nel 2018 quando qualcuno ha deciso di denunciare: un ambulante originario del Bangladesh, che aveva subito pressioni per il suo posto vendita. Un traffico di permessi, gestito da un’associazione a delinquere, contestata da chi indaga, tenuto in piedi grazie all’aiuto di due funzionari comunali.

E’ quanto hanno scoperto inquirenti e militari del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza e dal personale della Polizia Locale di Roma Capitale nell’ambito dell’indagine sul cosiddetto ‘racket delle autorizzazioni per il commercio su strada’ con il coinvolgimento di pubblici ufficiali, imprenditori ed esponenti di un sindacato e che ha portato la Procura capitolina ad emettere 18 ordinanze di custodia cautelare, 8 in carcere e 10 ai domiciliari.

Per l’assegnazione delle aree c’era una sorta di ‘graduatoria’ con un prezzario che variava a seconda di quanto fossero ambiti i posti e della loro posizione piu’ o meno centrali. Anche ‘7 piotte’ ovvero ‘700 euro’ al giorno, la stima, per un posto nelle aree piu’ ambite e centrali del comune di Roma, come via Cola di Rienzo, viale Giulio Cesare, ma anche il mercato di Porta Portese.


A gestire l’organizzazione, erano rappresentanti sindacali tra cui i due membri della famiglia Tredicine, i fratelli Dino e Mario, il primo in carcere il secondo ai domiciliari, con la complicita’ di due persone, all’epoca dei fatti, funzionari pubblici: A.B., capo dell’ufficio Discipline e rotazioni, e F.M., dipendente dello stesso ufficio, che avrebbero ricevuto soldi e regali assegnando a loro discrezione le postazioni delle bancarelle, in cambio di contanti, regali e anche abbonamenti allo stadio.

VITTIMA: FINO A 4MILA EURO AL MESE PER UNA POSTAZIONE

Da 12 anni costretto a pagare fino a 4mila euro al mese per poter lavorare nelle migliori postazioni ambulanti. E’ quanto ha raccontato dal cittadino del Bangladesh che nel 2018 ha fatto scattare l’indagine che ha portato a 18 arresti nell’ambito dell’operazione contro un presunto giro di corruzione nel commercio ambulante a Roma.

L’uomo ha riferito agli inquirenti che “da circa 12 anni, sia lui che il fratello” erano “costretti a pagare mensilmente rilevanti somme di denaro per poter lavorare con le loro licenze nelle migliori postazioni di vendita – si legge nell’ordinanza del gip – e cio’ anche piu’ volte a settimana, nonostante il regolamento comunale prevede che lo stesso banco non possa essere installato nella stessa postazione per piu’ di due volte a settimana”.

In particolare, l’uomo ha riferito di essere costretto “a pagare ogni mese per poter usufruire di buone postazioni di vendita (aggirando la regola della rotazione) circa 4mila euro al mese (ridotti a 2.500 nei mesi di gennaio, febbraio ed agosto in ragione del fatto che si lavora meno)”. I pagamenti erano a favore di un esattore dell’organizzazione.

Complessivamente l’uomo ha riferito di aver pagato circa 60mila euro all’anno nel corso degli ultimi anni, oltre all’affitto delle licenze, ognuna delle quali valeva, nel 2016, prima delle nuove leggi, circa 170mila euro e molte di esse appartengono a persone collegate alla nota famiglia Tredicine.

AMBULANTI OBBLIGATI A CEDERE SUSSIDI COVID

“Dino Tredicine unitamente al commercialista avrebbero perpetrato ai danni di Hawlader”, il cittadino del Bangladesh che denunciando ha dato avvio alle indagini, e del fratello Mahim, “una condotta estorsiva. Denaro, promesse di utilita’ ma anche i sussidi Covid. Questo avrebbero preteso dagli ambulanti, i vertici dell’organizzazione di sindacalisti e funzionari pubblici di Roma, per poter accedere o poter scegliere le migliori postazioni”. È quanto si legge nell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari del gip Francesco Patrone.

“Piu’ in particolare Hawlader – si legge – nel riferire di continuare a vivere nel terrore per l’incolumita’ propria e dei propri familiari, in ragione del fatto che continua a ricevere minacce e pressioni per il pagamento di somme di denaro non dovute, ha narrato gli ulteriori sviluppi nascenti dai benefici derivanti dalla nuova legge emergenziale seguita all’epidemia di Covid- 19″.

“Hawlader – si legge – ha infatti riferito che il commercialista impostogli da Dino Tredicine, dopo essersi recato sotto la sua abitazione, ha preteso la consegna delle credenziali Inps (codice Pin) del fratello e lo ha costretto a firmare documentazione finalizzata a ottenere sussidi erogati dallo Stato“.

“Hawlader – si legge ancora – ha aggiunto che il fratello ha ricevuto dall’Inps il sussidio di 600 euro mensile per i mesi di aprile e maggio, la meta’ dei quali sono stati prelevati al bancomat e consegnati al commercialista. Hawlader ha ulteriormente riferito che presso l’ufficio del professionista aveva incontrato altri connazionali che erano stati costretti a consegnare al commercialista la somma di 600 euro loro erogata dall’Inps“.

INDAGATI HANNO TENTATO DI NASCONDERE DOCUMENTI

La pericolosita’ criminale di Dino Tredicine emerge altresi’ dagli scomposti tentativi, che lo stesso voleva attuare attraverso parenti o conoscenti dopo aver appreso della esistenza delle indagini, di occultare quanta piu’ documentazione possibile depositandola in box, cantine o locali, o addirittura mettendola all’interno di un furgone o dietro una parete in muratura realizzata allo scopo”. E’ quanto si legge nell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari del Gip Francesco Petrone che ha smantellato un sistema corruttivo ed estorsivo nella gestione del commercio ambulante di Roma.

Il gip cita a proposito una conversazione di Dino col figlio Dario: “… se va vanno a vede’ tutto quanto il sistema potrebbero ritorna’ e dimme ‘laltra roba addo’ ce l’hai’, capito?”. E il figlio risponde: “Glielo dimo a Virgilio, da qualche parte se mette dentro ai garage da qualche altra parte”. E il padre replica: “Senno’ se potrebbe piglia’ un furgone in affitto a nome di qualcuno, a nome nostro no!”.

In un’altra conversazione fra i due il figlio dice: “Papa’, digli a mamma che levasse subito i soldi, dalle buste digli che levasse pure subito i soldi perche’ sembra che so’ bustarelle hai capito? Digli cosi’… quelli de via del Corso levateceli subito, e intanto quelli l’altro giorno qua l’hanno trovati”.

FUNZIONARIO PREPARAVA RICORSI AMBULANTI: FINCHÉ C’È LUI NON TREMIAMO

“Finche’ c’e’ Alberto la categoria non trema”, dicono alcuni imprenditori, intercettati, coinvolti nell’inchiesta che ha smantellato un sistema corruttivo ed estorsivo nella gestione del commercio ambulante di Roma. Il riferimento e’ a Alberto Bellucci, l’ex responsabile dell’ufficio Disciplina e Rotazioni del Comune di Roma.

Bellucci era in costante contatto con i Tredicine coinvolti nell’inchiesta che ha smantellato un presunto sistema corruttivo ed estorsivo nella gestione del commercio ambulante di Roma. Il funzionario, a cui spettava il compito di assegnare le postazioni degli ambulanti, arrivava, secondo quanto accertato da Guardia di Finanza e Polizia di Roma Capitale, a preparare ricorsi per i Tredicine ai quali era il suo stesso ufficio a dover rispondere.

Nell’ordinanza, il gip Francesco Patrone, scrive che il funzionario “quasi quotidianamente contattava direttamente alcuni commercianti ambulanti per informarli del compimento di atti del Dipartimento, e con la stessa frequenza veniva a propria volta contattato per l’effettuazione di consulenze o pareri che lo stesso Bellucci si presta a predisporre anche in contrasto con posizioni espresse dall’amministrazione comunale ovvero degli stessi atti amministrativi del proprio Dipartimento”.

FUNZIONARIO INTERCETTATO: “…E LA PRATICA È SISTEMATA”

Il pm sottolinea – in un’occasione – che “Alberto Bellucci (ex responsabile dell’ufficio Disciplina e Rotazioni del Comune di Roma, ndr) prima di lasciare l’ufficio apre il cassetto alla sinistra della sua scrivania, prende il portafogli e lo posa sulla scrivania davanti a lui, vicino al cellulare. Lo stesso cassetto rimane aperto prende un oggetto (verosimilmente un insieme di banconote) e rimanendo con le mani parzialmente nel cassetto muove l’oggetto tra le sue dita (dalle movenze sembrerebbe contare banconote). Con la mano sinistra prende il portafoglio posato sul tavolo poco prima, lo apre a libretto e con la mano destra inserisce al suo interno ripiegandolo tra le dita, cio’ che aveva maneggiato repentinamente all’interno del cassetto pochi attimi prima e afferma: ‘…e la pratica e’ clamorosamente sistemata’“. E’ quanto scrive il gip Francesco Patrone, nell’ordinanza cautelare dell’inchiesta che ha smantellato un presunto sistema corruttivo ed estorsivo nella gestione del commercio ambulante di Roma.

“A fronte della ricezione di una busta contenente denaro da parte di un imprenditore– si legge- pertanto il Bellucci promette di interessarsi per soddisfare le aspettative del commerciante volte ad accaparrarsi una postazione obbligata logisticamente in maniera piu’ consona allo sviluppo dei propri commerci e comunque piu’ redditizia, postazione attualmente occupata da commercianti abusi”.

INDAGATO: E’ TORNATA LA VECCHIA POLITICA

“Io so come se tratta il politico, e’ ritornata la vecchia politica”. Cosi’ parlavano due sindacalisti arrestati oggi con altre 16 persone nell’ambito dell’operazione contro un presunto giro di corruzione nel commercio ambulante a Roma.

“Cioe’ non e’ che io sono indispensabile per ‘sto tipo de trattative – afferma V.B., finito in carcere, parlando con M.D.V, ora ai domiciliari, in un dialogo intercettato dalla Guardia di finanza – ma dato che sta gente la conosco da 35 anni, dall’81, penso magari de ave’ un po’ piu’ de malizia vostra e so come se tratta er politico… guarda Maurizio parliamoci chiari, qui e’ ritornata la vecchia politica ehheh“. E l’altro sindacalista replica: “Ohhh, ho capito pure io, ho capito”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it