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Ricette false, due medici sospesi e otto farmacisti indagati a Catania

Per tutto il periodo esaminato dagli inquirenti è stato stimato un valore complessivo della truffa intorno ai 2 milioni di euro, in danno del Servizio sanitario regionale

Pubblicato:23-09-2020 09:55
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:56
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PALERMO – Due medici di medicina generale sospesi e otto farmacisti indagati. Questo il bilancio dell’indagine coordinata dalla Procura di Catania e condotta dai militari del Nas nata dopo un maxi sequestro di farmaci compiuto alcuni mesi fa nel corso di un’ispezione in una farmacia di Adrano. I riflettori della procura si sono accesi sulle attivita’ illecite riguardanti la prescrizione di farmaci a carico del Servizio sanitario regionale. Una delle irregolarita’ su cui viene posta particolare attenzione nel corso dei controlli riguarda i farmaci accantonati immotivatamente: in questo caso si trattava di circa duemila confezioni integre e in corso di validita’ dalle quali erano state staccate le cosiddette ‘fustelle’, cioe’ il bollino adesivo che il farmacista trattiene nel momento in cui consegna i farmaci ai pazienti per attaccarlo alla ricetta medica al fine di ottenere il rimborso da parte dell’Asp. Nel corso delle verifiche condotte con la collaborazione della Commissione di vigilanza farmaceutica dell’Asp di Catania furono scoperte oltre duecento ricette mediche irregolari, frutto di false prescrizioni farmaceutiche effettuate in diverse zone dell’hinterland catanese, dalla zona etnea fino al Calatino. I due medici generici, con il concorso di farmacisti compiacenti, “operavano la fittizia prescrizione di farmaci – spiegano i carabinieri – attraverso ricette mediche emesse a favore di pazienti ignari, al fine di ottenerne l’indebito rimborso da parte del Servizio sanitario regionale, impedendo in alcuni casi il commercio di determinate specialita’ medicinali provenienti da specifici canali distributivi”. Per tutto il periodo esaminato dagli inquirenti e’ stato stimato un valore complessivo della truffa intorno ai due milioni di euro, in danno del Servizio sanitario regionale.

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