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VIDEO | Diritti, in Italia “blocco giurisprudenza” per figli nati da utero in affitto

Intervista all'avvocato Maria Luisa Missiaggia, esperta in diritto di famiglia, spiega come si agisce sul piano legale quando tornano in Italia coppie che sono ricorse all'utero in affitto in altri Paesi

Pubblicato:23-09-2019 14:42
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:44
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ROMA – In Italia, a causa del divieto dell’utero in affitto, su cui la Cassazione si e’ espressa a Sezioni Unite respingendo ogni tipo di riconoscimento per i figli nati da questa tecnica, “abbiamo dovuto adottare la pratica dell’adozione particolare ex articolo 44 della legge 182 che riguarda appunto i ‘casi particolari’: coppie omosessuali o single. Il Tribunale dei minori, assunta l’istruttoria sulla famiglia dara’ l’ok affinche’ il genitore non biologico diventi adottivo”. A spiegare come si agisce sul piano legale quando tornano in Italia coppie che sono ricorse all’utero in affitto in altri Paesi e’ l’avvocato Maria Luisa Missiaggia, esperta in diritto di famiglia che per lo speciale ‘Donne e salute’ del mese, dedicato alla Pma, curera’ una serie di approfondimenti legali per i bambini nati da tecniche vietate in Italia, come l’utero in affitto o l’eterologa per le single. 

A questo proposito ha parlato di un caso, seguito direttamente con il suo studio legale, di due coniugi omosessuali, uno statunitense e uno italiano, che “in Texas hanno preso un’agenzia per una maternita’ surrogata e hanno potuto perfino scegliere i caratteri somatici piu vicini al genitore adottante, dal momento che uno solo e’ il genitore biologico che ha dato il seme”. Cosi’ hanno avuto “tre gemelle”. Quando “sono tornati in Italia- ha spiegato l’avvocato- sono venuti in studio per il riconoscimento del genitore non biologico chiedendo di volere entrambi i nomi delle bambine sul passaporto italiano, cosi’ come su quello americano. Avevamo promosso un processo di appello per il genitore non biologico, ma lo abbiamo interrotto” dopo la sentenza della Cassazione e da li’ “abbiamo preso la strada delle ‘adozioni particolari'” che sono comunque processi piu’ veloci delle adozioni alle quali siamo abituati: “In 7-8 mesi abbiamo concluso quel caso”. 


L’avvocato Missiaggia ha pero’ lanciato un appello: “Questi casi andrebbero regolamentati e anche un certo orientamento politico non lo ha favorito. Abbiamo un blocco della giurisprudenza”. Le tre bambine di questa coppia infatti in Italia “non hanno due papa’ e sussiste una disparita’ di trattamento con gli Stati Uniti, questo vuol dire che anche i familiari dell’adottante non hanno gli stessi diritti di quelli del genitore biologico e alle bambine dovranno spiegare che qui non hanno due papa’”. 

C’e’ un altro tema che sta diventando sempre piu’ “prepotente ed e’ controversa la giurisprudenza in materia ovvero sul diritto del minore a sapere la verita’. In America si stipulano contratti dove ci sono clausole, ma e’ sicuro- ha detto Maria Luisa Missiaggia- che il diritto a conoscere le origini biologiche sia emergente, partendo dal fatto che oggi il patrimonio genetico e’ fondamentale per cure e prevenzione. Quindi e’ giusto e inalienabile conoscerlo o conoscere il genitore”. 

L’avvocato ha tenuto a sottolineare che anche “i giudici devono avere una sorte di elasticita’ nel valutare le famiglie. La famiglia non e’ un contratto di locazione. Pensiamo alla recente sentenza della Cassazione, di un paio di mesi fa, in cui una donna di 60 anni ha ricevuto in adozione il bambino per il legame di anni che aveva creato con il minore, anche se la distanza era superiore ai 18 anni del termine massimo”. Bisogna capire la singola famiglia, cosa succede nelle mura domestiche con “un’equipe specializzata che sappia dire come stanno le cose”.

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