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Omceo Roma: “La vicenda dei medici cubani in Calabria fa discutere, serve confronto su strategia”

Maria Grazia Tarsitano, la più giovane consigliera dell'Ordine dei Medici di Roma, commenta l'assunzione di medici cubani da parte della Regione Calabria

Pubblicato:23-08-2022 12:32
Ultimo aggiornamento:23-08-2022 12:32
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dottore_medico
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ROMA – “L’accordo della Regione Calabria con la Comercializadora de Servicios Medicos Cubanos S.A. per il reclutamento di medici cubani da inserire nel SSR calabrese sta facendo molto discutere, portando sotto i riflettori problemi che da troppi anni ci trasciniamo. Questa vicenda deve essere una base da cui partire per fare una riflessione costruttiva e per iniziare finalmente un lavoro concreto da parte degli Enti competenti (Ministero della Salute, Ministero dell’ Università e della Ricerca ed Ordini Professionali) e delle Regioni. Infatti, permette di aprire una stagione di confronto sulla mancanza di una strategia di scenari ampiamente prevedibili ed esigenze contingenti delle Regioni per il contrasto a tutte le emergenze”. Con queste parole Maria Grazia Tarsitano, la più giovane consigliera dell’Ordine dei Medici di Roma, commenta la vicenda che sta facendo discutere, “com’era giusto che fosse” ribadisce, sull’assunzione di medici cubani da parte della Regione Calabria. Sull’assunzione di medici dall’estero si era espresso anche il vicepresidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Roma, Stefano De Lillo, parlando senza mezzi termini di “sistema sanitario in crisi”.

Continua la consigliera Tarsitano: “Partendo da un’analisi costruttiva dei problemi che lo stesso presidente Occhiuto sta fronteggiando per rispondere alle necessità dei suoi corregionali, dobbiamo cogliere l’opportunità per trovare i mezzi e la forza di tutelare il nostro Sistema Sanitario Nazionale. Abbiamo assistito e continuiamo a farlo alla mancanza di una reale programmazione nella formazione dei medici e della loro successiva formazione specialistica. Inoltre, la carenza di medici soprattutto in ambito dell’ emergenza-urgenza è una realtà in molte regioni del nostro Paese. Questi colleghi, frequentemente, si trovano ad affrontare turni massacranti perché spesso in carenza di personale. Ad aggravare il quadro, si trovano risposte speculative fornite da cooperative che non possono dare continuità e stabilità al sistema, ledendo a lunga gittata non solo la sostenibilità dello stesso, ma anche la qualità non potendo dare stabilità. Inoltre, rimane sempre e non in secondo piano la quasi totale non applicazione della riorganizzazione del sistema territoriale, che ha visto con la triste vicenda della pandemia da COVID-19 quanto invece sia indispensabile”.

“Purtroppo- continua la consigliera Tarsitano- siamo un Paese a cui piace lavorare in emergenza, si è quindi preferito chiudere gli occhi ed aspettare di arrivare a questo punto invece di fare una programmazione seria. Siamo il Paese che ancora oggi esporta più medici in Europa: il 52% dei medici che espatria in Europa è italiano. Possibile che la Regione Calabria sia attrattiva solo per i medici cubani? Eppure molti bandi sono andati deserti o solo parzialmente coperti, ci sono gli esempi dell’ ASP di Reggio Calabria per il reclutamento di specialisti in cardiologia, anestesia e pediatria, alcuni di questi per contratti a tempo indeterminato. Ad oggi non serve eliminare il numero chiuso ed avere un numero indefinito di medici tra 6 anni, ma fronteggiare il problema in fase acuta e soprattutto programmare. Dobbiamo investire nei nostri professionisti. Oltre ad un problema retributivo di base su scala nazionale che porta molti colleghi a scegliere la sanità privata, andrebbe incentivato adeguatamente il lavoro in una zona disagiata, si deve pensare anche al benessere organizzativo dei colleghi e delle loro famiglie da ricollocare in una nuova realtà”.


Maria Grazia Tarsitano, consigliera dell’Ordine dei Medici di Roma, conclude quindi con un invito: “Bisogna dare delle risposte serie, concrete e congiunte da parte dei diversi Enti coinvolti, perché questo non è un problema solo della Regione Calabria, ma del Sistema Sanitario Nazionale. Bisogna concretizzare l’unico diritto Fondamentale della nostra Costituzione, quello alla salute, che prevede la tutela del cittadino ma che passa per il rispetto delle professionalità coinvolte attraverso cui questo diritto può essere concretizzato”.

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