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Da Giugliano a Bolzano, ecco la ‘rotta’ degli abitanti in caso di disastro ai Campi Flegrei

Quell'area eologicamente è una caldera, quella che sta sotto a un vulcano, benché l'area sia piatta e non con il classico cono

Pubblicato:23-08-2016 14:30
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 08:59

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campi flegreiROMA –  Gli abitanti di Giugliano in Campania in parte a Trento e Bolzano; alcuni di quelli di Marano di Napoli in Liguria; da Pozzuoli in Lombardia e da Bacoli tra Umbria e Marche; da Monte di Procida in Abruzzo e Molise; da Quarto in Toscana; gli abitanti delle 10 municipalità di Napoli divisi tra Sicilia, Sardegna, Veneto, Piemonte e Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Puglia, Basilicata e Calabria, Lazio. Queste le destinazioni degli abitanti delle aree nei pressi dei Campi Flegrei – che, giova ricordare, geologicamente sono una caldera, quella che sta sotto a un vulcano, benché l’area sia piatta e non con il classico cono, in stato di attuale quiescenza – in caso di disastro, destinazioni stabilite dai piani della Protezione civile.

Piani oggetto delle disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico ai Campi Flegrei, firmate dal presidente del Consiglio dei ministri lo scorso 24 giugno e pubblicate in Gazzetta Ufficiale.

L’AREA DA EVACUARE

Il documento, che ha ottenuto l’intesa della Conferenza unificata il 26 maggio scorso, contiene l’elenco dei 7 Comuni della provincia di Napoli che, soggetti ad alta probabilità di invasione di flussi piroclastici, formano l’area da evacuare cautelativamente in caso di ripresa dell’attività eruttiva (Zona rossa). Si tratta dell’intera estensione territoriale dei comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto e di parte del territorio dei Comuni di Giugliano in Campania, Marano di Napoli e alcune municipalità di Napoli. Il testo, inoltre, definisce i gemellaggi tra tali Comuni e le Regioni e Province Autonome che accoglierebbero nei loro territori la popolazione evacuata.


In particolare, saranno i successivi protocolli d’intesa che Regioni e Province Autonome dovranno sottoscrivere con la Regione Campania e le amministrazioni comunali interessate – d’intesa con il Dipartimento della Protezione civile – a rendere effettivamente operativi i gemellaggi, prevedendo specifici piani per il trasferimento e l’accoglienza della popolazione da assistere.

Così come per la zona rossa del Vesuvio, anche per quella dei Campi Flegrei le diverse componenti e strutture operative del Servizio Nazionale della Protezione Civile dovranno aggiornare le rispettive pianificazioni di emergenza: per questo valgono, fatti salvi i dovuti adattamenti al territorio, le indicazioni del Capo del Dipartimento della Protezione Civile contenute nel decreto del 2 febbraio 2015, ‘Indicazioni, alle componenti e alle strutture operative del Servizio nazionale di protezione Civile, inerenti l’aggiornamento delle pianificazioni d’emergenza ai fini dell’evacuazione cautelativa della popolazione della Zona rossa dell’area vesuviana’.

A queste si dovranno aggiungere, entro sei mesi dalla pubblicazione, le indicazioni che il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, d’intesa con la Regione Campania e sentita la Conferenza Unificata, dovrà fornire agli stessi corpi, enti e istituzioni per l’aggiornamento delle pianificazioni ai fini della salvaguardia della popolazione nella ‘Zona gialla‘. Tale area, definita sulla base degli studi effettuati dalla comunità scientifica, individua la zona esposta a ricaduta di materiale piroclastico e comprende i comuni di Villaricca, Calvizzano, Casavatore, Melito di Napoli, Marano di Napoli – a esclusione della parte ricompresa in ‘Zona rossa’ – Mugnano di Napoli e Napoli, anche in questo caso con l’esclusione del quartiere Ponticelli e della parte ricompresa in ‘Zona rossa’.

I territori in zona gialla, in caso di eruzione, sono maggiormente esposti a una significativa ricaduta di cenere vulcanica e di materiali piroclastici (stimata in 30 cm di accumulo); di conseguenza, sarà necessaria l’adozione di specifiche misure di salvaguardia per la popolazione presente in questa zona, con strategie operative diversificate e attuabili in maniera dinamica sul territorio al momento dell’emergenza. “È utile, infine, ricordare che la pianificazione nazionale nasce dal concorso delle pianificazioni di tutti i soggetti coinvolti, dalle istituzioni centrali e periferiche, alle organizzazioni di volontariato e alle società di servizi- segnala la Protezione civile- l’obiettivo del piano di emergenza nazionale, infatti, è quello di assicurare la mobilitazione di tutte le componenti e strutture operative del Servizio Nazionale della Protezione Civile come un’unica organizzazione volta a portare soccorso e assistenza ai cittadini”.

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