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Foggia, arrestato il sindaco leghista di Apricena: peculato, favori e minacce

Antonio Potenza, sindaco di Apricena tra le tre persone finite agli arresti domiciliari perché responsabili di gravi reati contro la PA

Pubblicato:23-07-2019 13:20
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:33
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BARI – C’è anche il sindaco leghista di Apricena, comune in provincia di Foggia, tra le tre persone finite agli arresti domiciliari perché ritenute responsabili, a vario titolo, di gravi reati contro la pubblica amministrazione, la “par condicio imprenditoriale”, la fede pubblica e il patrimonio. Altre dodici persone per gli stessi reati sono state sottoposte a misure interdittive.

L’inchiesta, denominata “Madrepietra” è stata condotta dai finanzieri e coordinata dalla procura di Foggia, conta complessivamente 25 indagati.

OPERAZIONE MADREPIETRA, SINDACO APRICENA AVREBBE FAVORITO AMICI

L’inchiesta che oggi ha fatto finire agli arresti domiciliari il sindaco di Aprice, Antonio Potenza, un assessore e un imprenditore del comune in provincia di Foggia, è nata da una denuncia presentata da un cittadino che sospettava di irregolarità nelle procedure di aggiudicazione di importanti commesse pubbliche da parte del Comune. A beneficiare, secondo il querelante, un noto gruppo imprenditoriale del posto, ritenuto vicino al primo cittadino.


Gli accertamenti sono sfociati in 15 provvedimenti cautelari – oltre ai tre finiti agli arresti domiciliari 12 persone sono state sottoposte a misure di natura interdittiva- perché ritenuti responsabili – vario titolo- responsabili di reati contro la pubblica amministrazione.

Il sindaco è accusato di presunte irregolarità nelle gare per l’aggiudicazione di commesse pubbliche, come il rifacimento di marciapiedi e strade. Nel corso delle indagini sono stati accertati reati di natura fiscale, fatturazione per operazioni inesistenti, false dichiarazioni di redditi. I militari avrebbero anche accertato un episodio di concussione.

Nelle quasi cento pagine dell’ordinanza emessa dal gip del tribunale di Foggia, si ricostruisce quanto accaduto a partire dal 2012 quando Potenza, allora in lizza per la fascia da sindaco di Apricena, avrebbe chiesto un aiuto per la sua elezione al querelante in cambio di un posto di lavoro.

I finanzieri hanno accertato che il primo cittadino, nel febbraio 2018, avrebbe costretto un componente del proprio staff a rinunciare al posizionamento ottenuto nella graduatoria finale di un concorso pubblico cui aveva partecipato, in modo tale da consentire ad altro candidato di risultare vincitore della selezione.

“L’intera condotta era mossa da ragioni di natura politica, risultate prevalenti rispetto al rigoroso rispetto della legalità”, si legge nel provvedimento. Inoltre, attraverso le intercettazioni telefoniche Potenza avrebbe, nel gennaio dell’anno scorso, usato per faccende di natura personale “l’auto in dotazione al Comune”.

Potenza, ha aderito alla Lega nel maggio dell’anno scorso. È al suo secondo mandato: alle ultime amministrative ha ottenuto il 71 per cento dei voti con la lista “Uniti per cambiare”.

Complessivamente sono 25 le persone coinvolte nell’inchiesta della procura di Foggia, tutte ritenute responsabili, a vario titolo, di reati contro la Pubblica Amministrazione e il Patrimonio.

OPERAZIONE MADREPIETRA, AGLI ATTI PRESUNTE MINACCE DEL SINDACO

“Io uno come te l’ho già mandato in galera, a te invece ti facciamo proprio sparire per sempre e ricordati che noi abbiamo tanti soldi”. È quanto il sindaco di Apricena, Antonio Potenza, avrebbe detto all’uomo che con la sua denuncia ha dato il via alle indagini dei finanzieri sfociate nell’operazione “Madrepietra” che ha portato tre persone agli arresti domiciliari, 12 raggiunte da misure interdittive e che conta complessivamente 25 indagati per reati contro la pubblica amministrazione.

A riferire agli inquirenti delle presunte minacce ricevuta dal primo cittadino è stato lo stesso denunciato il cui verbale è riportato nell’ordinanza. Il sindaco Potenza è accusato di peculato, concussione e abuso di ufficio. Nell’ordinanza emessa dal gip del tribunale di Foggia a carico del sindaco di Apricena, si legge anche il primo cittadino “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, abusando della sua qualità di sindaco, con minacce implicite, costringeva una delle componenti del suo staff a rinunciare al posizionamento (primo posto) ottenuto nella graduatoria al concorso per collaboratore amministrativo o collaboratore tecnico cat. B3, bandito dal Comune, in favore di un soggetto percipiente redditi dal gruppo consiliare di Forza Italia, classificatosi terzo”.

Nelle intercettazioni tra uno degli indagati e un conoscente si fa riferimento “al sindaco che oggi l’ha chiamata e ha detto tu devi rinunciare” riferendosi alla componente dello staff che ha rinunciato al primo posto in graduatoria. La donna viene descritta come agitata e intercettata al telefono con un’amica dichiara “è una cosa che io non vorrei fare però sono costretta a fare”.

E riferendosi al sindaco Potenza dice che “pensavo che mi metteva a posto prima che se ne andava e invece ha fatto una schifezza di quelle grandi. Praticamente quel ragazzo che sta dietro a me al concorso tramite il Comune suo, del suo paese perché quello è di Andria, ha fatto richiesta di scorrimento della graduatoria e praticamente lo vogliono prendere. Ma davanti a lui ci sono io e lui ha preso accordi con quelli là”.

OPERAZIONE MADREPIETRA. SINDACO APRICENA ACCUSATO DI PECULATO

“Questa è la macchina del Comune, guarda che mostri, sai a quanto va… quanto l’abbiamo pagata? Cento, centotrenta euro al mese paghiamo tutte cose, tutto tranne la nafta”. È uno dei passaggi di una conversazione tra il sindaco di Apricena, Antonio Potenza e il suo interlocutore, captata dai finanzieri nell’abito dell’inchiesta che ha portato il primo cittadino agli arresti domiciliari per abuso di ufficio, peculato e concussione. La conversazione viene intercetta mentre Potenza è all’interno dell’auto del Comune.

“L’uso del veicolo istituzionale – spiega il gip del tribunale di Foggia – per fini personali in maniera sporadica e occasionale, integra il reato di peculato. La condotta crea un danno patrimoniale alla Pubblica amministrazione”.

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