Riforma della Costituzione, l’Onu chiede al Centrafrica un dibattito aperto

Il referendum il 30 luglio, ma secondo l'inviato speciale Yao Agbetse il governo non ha ancora reso noti gli emendamenti

Pubblicato:23-06-2023 17:01
Ultimo aggiornamento:23-06-2023 17:02

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ROMA – Dopo il Mali, anche il Centrafrica andrà al voto per approvare tramite un referendum la riforma della Costituzione del 30 luglio, giorno indicato dal presidente Faustin-Archange Touadéra per l’apertura dei seggi. Yao Agbetse, inviato speciale delle Nazioni Unite per la Repubblica centrafricana, lancia però l’allarme: a poco più di un mese dal voto, gli emendamenti alla Carta fondamentale non sono ancora stati resi pubblici. Per questo l’esperto lancia un appello alle autorità: “Devono fare tutto il possibile affinché le posizioni e le voci contrarie siano ascoltate e prese in considerazione” ha detto, stando a una nota. “Prima e durante il referendum- ha aggiunto- le persone, le entità e i partiti che si oppongono alla nuova Costituzione e ai partiti di opposizione che non sostengono le riforme devono avere uno spazio civico e mediatico per esprimere il proprio dissenso e presentare le proprie proposte. Questi gruppi non dovrebbero essere ostacolati o soggetti a rappresaglie”, ha aggiunto.

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Agbetse ha ricordato che “è essenziale garantire la partecipazione” della società civile al dibattito politico, “data la portata del progetto referendario, le questioni che solleva e le sue conseguenze sul presente e sul futuro del Paese”. Quindi, l’esperto delle Nazioni Unite ha anche esortato le opposizioni a manifestare pacificamente la propria opinione. “Se gli obiettivi degli emendamenti non saranno spiegati e compresi con chiarezza, questo referendum potrebbe complicare una situazione dei diritti umani già estremamente complessa” il monito dell’inviato.

“NON RINVIARE ANCORA LE AMMINISTRATIVE DEL 16 LUGLIO”

Infine, Agbetse nella nota condivisa dalle Nazioni Unite ha invitato il governo a non utilizzare le spese finanziarie per organizzare il referendum costituzionale “come pretesto per compromettere l’iter delle elezioni amministrative, attualmente sospeso”. Le ultime elezioni locali nel Paese risalgono al 1988. Avrebbero dovuto svolgersi nel settembre 2022, poi sono state rinviate a gennaio di quest’anno, e nuovamente posticipate al 16 luglio.

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Oltre a un deficit di democrazia, il Centrafrica attraversa una crisi economica grave, inasprita dal riaccendersi a metà aprile del conflitto in Sudan, da cui non arrivano più merci essenziali. L’aumento dei prezzi dei beni alimentari, connesso all’instabilità politica – il paese è ancora scosso da violenze innescate dalla seconda guerra civile del 2012 – inasprisce anche la crisi umanitaria. A febbraio il governo ha lanciato un piano di aiuti in 17 prefetture, che interessa 4 milioni di persone, ma l’arrivo dei profughi dal Sudan – circa 120mila – ha complicato ulteriormente il quadro.

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