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Prima il pestaggio poi l’agguato per il controllo del territorio: due fermati a Brindisi

Sarebbero le nuove leve della frangia della sacra corona unita riferita al gruppo Lamendola, il cui vertice, Carlo Cantanna, sconta al 41 bis una condanna per ergastolo

Pubblicato:23-06-2022 14:48
Ultimo aggiornamento:23-06-2022 16:04
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donna aggredita rovereto
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BARI – Non era bastato pestarlo per far capire chi a San Vito dei Normanni (Brindisi) e nei paesi limitrofi doveva avere il controllo delle attività illecite. Così, cinque sere fa, armati avrebbero fatto irruzione nella sua abitazione ed esploso diversi colpi di pistola calibro 7,65. Solo per prontezza di riflessi e con un po’ di fortuna (l’arma si è inceppata), la vittima – un uomo di 30 anni – è riuscita a schivare i proiettili, rifugiandosi dietro un muretto. A premere il grilletto, secondo quanto accertato dalle indagini condotte dai carabinieri, sarebbero stati due uomini sottoposti a fermo.

Si tratta di Giovanni Nigro, 52 anni e con diversi precedenti penali, e di Adriano De Iaco, 32 anni, con una pena sospesa per droga e un procedimento finito con messa alla prova. I due, entrambi di San Vito, un mese fa sono stati arrestati per rissa aggravata e lesioni. Ora rispondono di tentato omicidio, aggravato dal metodo mafioso e per detenzione e porto abusivo di arma. I due sarebbero le nuove leve della frangia della sacra corona unita riferita al gruppo Lamendola, il cui vertice, Carlo Cantanna, sconta al 41 bis una condanna per ergastolo. La vittima è un 30enne, sorvegliato speciale, presunto affiliato al gruppo Romano – Coffa, coppia ora nella schiera dei pentiti. Gli arrestati di oggi, secondo quanto rivelato dalla attività investigativa, avrebbero picchiato a sangue il 30enne la scorsa settimana poi, lo scorso 17 giugno avrebbero fatto irruzione in casa: la pistola poi si è inceppata e sono fuggiti.

La loro latitanza, aiutata da fiancheggiatori, è durata poco: i militari li hanno trovati e arrestati. La direzione distrettuale antimafia di Lecce, che ha coordinato i militari, ha contestato, oltre al metodo mafioso, “l’agevolazione di un’associazione mafiosa in quanto la spedizione omicidiaria rientrerebbe in un più ampio disegno criminoso ricadente nei conflitti per il controllo del territorio e dei relativi traffici illeciti nel comune di San Vito dei Normanni e altre località limitrofe da parte di contrapposte fazioni della criminalità organizzata”. I due sono ora in carcere a Lecce in attesa di convalida.


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