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Pandemia, guerra, crisi energetica e siccità: quante rinunce. La psicoterapeuta: “Ma le persone sanno adattarsi”

Silvana Quadrino: "Ciò che è intollerabile è vivere nella paura anticipatoria di quello che potrà accadere"

Pubblicato:23-06-2022 09:34
Ultimo aggiornamento:23-06-2022 09:49

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ROMA – ‘Vivere meno’ e con meno. In principio è stata la pandemia: meno libertà di movimento, meno rapporti sociali, meno scuola, meno lavoro, meno soldi in tasca. Poi la guerra in Ucraina e l’annuncio di un piano di razionamento da attivare in caso di mancanza di gas: meno illuminazione pubblica, meno condizionatori e meno riscaldamenti. Oggi si aggiunge l’emergenza siccità e il rischio di un contingentamento dei consumi: meno acqua per irrigare le coltivazioni, meno acqua dai rubinetti di casa, meno acqua nelle piscine. È un confronto continuo con le rinunce, con il razionamento, con le limitazioni, da quelle personali a quelle collettive. Ma siamo capaci di sopportarlo?

L’essere umano è attrezzato per adattarsi a situazioni mutevoli, ce lo insegna la storia. Durante il lockdown abbiamo visto le persone assieparsi fuori dai supermercati per conquistare un rotolo di carta igienica o un panetto di lievito. È durata due mesi, poi la gente ha smesso di mettersi in fila e quella che era una situazione di eccezionalità è diventata quasi la normalità. La storia ci dimostra che siamo in grado di adattarci alle situazioni nel momento in cui accadono. Quello che è controproducente, invece, è vivere nella paura di ciò che succederà e di quanto riusciremo a reggere. L’adattamento è possibile, è vivere nella paura del cambiamento che è intollerabile”. A spiegarlo è Silvana Quadrino, psicoterapeuta e autrice per il magazine Uppa (https://www.uppa.it/).

“Tutti parlano del futuro e obbligano le persone a fare un esercizio che è inutile e controproducente – continua la psicoterapeuta – oggi l’incertezza viene tollerata poco e il fatto di continuare a dare notizie vaghe, di annunciare possibili cambiamenti in peggio, mantiene le persone in uno stato di allerta che le paralizza. Chi è preoccupato del futuro, infatti, non progetta, non prende decisioni, è fermo. Ecco allora che questo susseguirsi di previsioni e descrizioni di possibili rinunce tiene le persone in una situazione di stallo, una continua attesa della prossima restrizione, o della prossima sciagura”.


La realtà è che “di fronte all’accadimento – continua Quadrino – sia esso la limitazione dell’energia o dell’acqua, la grande maggioranza delle persone si adatta. Quello che distrugge i nervi, ed è causa di sofferenza psichica, è la paura di ciò che accadrà, la paura anticipatoria, questa bisognerebbe evitare di coltivarla e invece sembra succedere l’opposto”.

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