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In Egitto condannato a 4 anni Ahmed Santawi, lo ‘Zaki austriaco’

"È uno scandalo: una condanna a quattro anni per aver pubblicato post sulle violazioni dei diritti umani nelle prigioni egiziane"

Pubblicato:23-06-2021 14:13
Ultimo aggiornamento:23-06-2021 14:24

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ROMA – Un tribunale d’emergenza egiziano ha condannato Ahmed Samir Santawy, ricercatore e studente di un master all’Università centrale europea di Vienna, a quattro anni di carcere per “pubblicazione di notizie false”. La notizia è confermata da Amnesty international in una nota.

Philip Luther, direttore delle ricerche sul Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International, ha commentato: “È uno scandalo: una condanna a quattro anni per aver pubblicato post sulle violazioni dei diritti umani nelle prigioni egiziane e sulla cattiva gestione governativa della pandemia da Covid-19. Post che peraltro Ahmed nega di aver scritto”.

Luther ha quindi ricordato che “le sentenze dei tribunali d’emergenza non possono essere sottoposte a ricorso in appello e diventano definitive dopo l’approvazione del presidente. Chiediamo pertanto ad Abdelfattah al-Sisi di annullare questa ingiusta condanna. Ahmed Samir Santawy dev’essere rilasciato immediatamente e senza condizioni”.


Ahmed Samir Santawy era stato arbitrariamente arrestato l’1 febbraio 2021 dall’Agenzia per la sicurezza nazionale (National security agency, Nsa), poco dopo essere arrivato da Vienna. Durante cinque giorni di sparizione forzata era stato interrogato circa i suoi lavori accademici sui diritti sessuali e riproduttivi delle donne.

Il 6 febbraio era comparso di fronte alla Procura suprema per la sicurezza dello stato e interrogato su fatti di terrorismo, sulla base di indagini segrete condotte dall’Agenzia per la sicurezza nazionale i cui atti non sono mai stati esaminati dai suoi avvocati. Da allora, per questa inchiesta, era in stato di detenzione preventiva.

Nel frattempo, il 22 maggio la Procura aveva aperto una nuova inchiesta su presunti post pubblicati da Ahmed Samir Santawy e aveva disposto il suo rinvio a giudizio con l’accusa di “pubblicazione di notizie false allo scopo di minacciare lo stato, gli interessi nazionali e l’ordine pubblico e di seminare panico tra la popolazione”.

La sua vicenda giudiziaria presenta molte affinità con quella di Patrick George Zaki, lo studente egiziano iscritto a un master dell’Università di Bologna arrestato nel febbraio del 2020 per “sedizione” e da allora ancora in carcere preventivo.

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