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Immuni, l’esperto: “Serve una strategia per il dopo alert”

"Dovrebbe esserci una immediata strategia sanitaria perché la persona non resti in quel limbo della quarantena volontaria"

Pubblicato:23-06-2020 11:34
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:32
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ROMA – Poco più di 3 milioni di cittadini hanno scaricato ad oggi l’app ‘Immuni’. “Numeri bassissimi, il 5% della popolazione, e speriamo che la stiano usando”. A dirlo Andrea Lisi, avvocato, esperto di informatica e cultura digitale, intervenuto sull’argomento a Il Mattino di Radio1.

“La Francia è nella situazione dell’Italia- ha spiegato- In Germania invece ci sono numeri incoraggianti perché in pochi giorni sono arrivati a circa 10 milioni. Vuol dire che qui c’è qualche problema nella comunicazione, perché finora non si è riusciti a fare capire l’utilità della app”. Le persone sono diffidenti. “Qualsiasi tecnologia è invasiva- ha continuato Lisi- ma il Governo ci sta spingendo a usarla perché è convinto che possa aiutare a controllare i numeri della pandemia. Certo, come qualsiasi tecnologia genera falsi positivi e negativi, perché il sistema bluetooth non può tenere conto del fatto che una persona abbia o no la mascherina, se c’è un muro divisorio poroso, se uno è di spalle, se uno ha starnutito”. E qui inizia il problema del dopo alert. “Dovrebbe esserci una immediata strategia sanitaria perché la persona non resti in quel limbo della quarantena volontaria, senza andare al lavoro, convivendo con la preoccupazione di tutta la famiglia- ha spiegato Lisi- Il Sistema sanitario deve intervenire entro 24, massimo 48 ore, per verificare lo stato di salute di questi cittadini”.

Sostanzialmente “l’app oggi in sé è stata migliorata grazie alle critiche ricevute, che sono state prese in considerazione. Il problema quindi non è l’app, ma il sistema su cui si poggia che non riesce a superare i suoi limiti tecnologici (comuni a tutte le app di tracing). L’app è una Ferrari, con qualche problemino di privacy che però possiamo superare davanti a un interesse collettivo- ha detto ancora Lisi su Radio1- ma la stiamo facendo camminare su una stradina di campagna perché abbiamo un Paese che non è abbastanza digitalizzato”.


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