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Vaccini, i medici infettivologi: “Abolirli sarebbe da irresponsabili”

"L’abolizione dell’obbligatorietà senza aver proceduto ad ampie campagne di educazione vaccinale rivolte alla popolazione è da ritenersi irresponsabile"

Pubblicato:23-06-2018 09:38
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:17
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ROMA – “I vaccini obbligatori utilizzati nell’infanzia sono gli stessi usati con identica tempistica e modalità di somministrazione in tutto il mondo. Gli effetti indesiderati riportati sono meno frequenti di quelli di qualsiasi farmaco e assolutamente inferiori ai benefici individuali e per la società. Coperture vaccinali che garantiscano l’immunità di gregge devono ancora essere consolidate. L’abolizione dell’obbligatorietà prima che questo avvenga e senza aver proceduto ad ampie campagne di educazione vaccinale rivolte alla popolazione è da ritenersi irresponsabile“. Così Massimo Galli, presidente della Simit, la Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, sottolinea come l’utilità e la sicurezza dei vaccini “siano ampiamente riconosciuti su base scientifica e avallata dall’OMS. Le voci contrarie sono basate su fatti e dati scientificamente inconsistenti o del tutto falsi”.

Per il presidente Galli “la vaccinazione rappresenta una delle più importanti scoperte scientifiche nella storia della medicina e ha contribuito in modo fondamentale ad incrementare la speranza di vita. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la vaccinazione rappresenta lo strumento più efficace per il controllo e l’eliminazione di malattie infettive potenzialmente letali e si stima che sia in grado di prevenire tra 2 e 3 milioni di morti ogni anno”.

Aggiunge Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit: “I vaccini sono sicuri. Qualsiasi vaccino autorizzato viene rigorosamente testato in più fasi prima di essere approvato per l’uso ed è controllato regolarmente una volta che è sul mercato. È bene ricordare che nel mondo sono stati segnalati nel 2017 ben 146.744  casi di morbillo e 81.631 casi nei primi 5 mesi del 2018. Si deve tristemente ricordare che solo in Italia ci sono stati per questa malattia 4 morti nel 2017 e altri 4 in questi primi mesi del 2018″.


L’epidemia di morbillo “ancora in corso dovrebbe bastare come deterrente a pericolosi rimaneggiamenti delle politiche vaccinali adottate- continua Galli- In un mondo globalizzato, in cui nessuno può dirsi al sicuro da malattie che provengono anche da molto lontano, l’atteggiamento anti vaccinale si paga con un significativo aumento dei rischi individuali e collettivi. Può valere l’esempio recente del caso verificatosi in Lombardia, in cui un manager italiano rientrato da un viaggio in oriente in cui aveva contratto il morbillo ha contagiato un’infermiera di un ospedale pubblico, evidentemente non vaccinata, innescando un’epidemia di 43 casi con vari altri episodi secondari in altri ospedali”.

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