NEWS:

Intitolata a Francesca Morvillo la biblioteca dell’Università di Palermo

Tra le prime donne magistrato, è stata l'unica ad essere stata uccisa per mano mafiosa, il 23 maggio del 1992

Pubblicato:23-05-2022 16:14
Ultimo aggiornamento:23-05-2022 18:25

giovanni falcone
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

PALERMO – “Francesca Morvillo è stata una delle prime donne magistrato, noi ora diamo per scontato di vedere la procuratrice generale parlare qui o vedere tante presidenti di tribunale, donne che stanno danno tantissimo alla magistratura, ma non era cosi’ a quell’epoca. Ci sono voluti 15 anni dopo l’entrata in vigore della Costituzione per accorgersi che forse quel divieto di ingresso in magistratura non collimava con l’articolo 3 della Costituzione che parla di uguaglianza e del 51 che parla di uguaglianza nell’accesso ai pubblici uffici”. Lo dice la ministra della Giustizia Marta Cartabia, intervenendo all’Università di Palermo per la presentazione del libro su Francesca Morvillo, unica magistrata donna uccisa per mano mafiosa, di cui la ministra ha firmato la prefazione.

Nella Sala Magna del Complesso Monumentale dello Steri è avvenuta la scopertura della targa e l’intitolazione a “Francesca Laura Morvillo” della Biblioteca interdipartimentale di discipline umanistiche. È seguita la presentazione del libro “Non solo per amore. In memoria di Francesca Morvillo” (ediz. Treccani), a cura di Cetta Brancato, Giovanna Fiume, Paola Maggio.

“Non era semplice per le prime donne magistrato farsi largo in un mondo così spiccatamente maschile – sottolinea Cartabia – lo dico anche per aver provato quella solitudine nei primi anni alla Corte costituzionale”. La guardasigilli ricorda il lavoro di giudice minorile della moglie di Giovanni Falcone. “La sua attenzione ai minori – osserva – credo vada ascritta a pieno titolo nel suo personale contributo alla lotta alla mafia e alla criminalità organizzata. Agire a tutela dei minori, agire accanto ai minori come giudice, è un contributo di valore altissimo, di prevenzione. Perché tanto più si espande, tanto più è ricco, il momento educativo che il nostro Paese sa offrire ai giovani, tanta più educazione c’è, tanto meno avremo bisogno di rieducazione attraverso la pena”.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it