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La psicologa Papitto: “Il covid-19 è servito a riequilibrare i ruoli”

Maria Felice Pacitto propone una riflessione ‘fuori dal coro’ sui cambiamenti che l’emergenza sanitaria potrebbe contribuire ad innescare, tenendo conto di quanti uomini tra perdita del lavoro e cassa integrazione si ritroveranno a casa

Pubblicato:23-05-2020 13:25
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:22
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patto tra generazioni
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ROMA – Sappiamo che in FASE 2 (dati Fondazione Studi Consulenti del lavoro) sono tornati a lavoro 4,4 milioni di persone, di cui solo 1,1 donne. Pubblichiamo la lettera di Maria Felice Pacitto, psicologa, psicoterapeuta e filosofa della mente che propone però una riflessione ‘fuori dal coro’ sui cambiamenti che l’emergenza sanitaria potrebbe contribuire ad innescare, tenendo conto di quanti uomini tra perdita del lavoro e cassa integrazione si ritroveranno a casa.

LA LETTERA DI MARIA FELICE PAPITTO 

Ho sempre detestato la retorica del femminile e del femminismo. Anche in occasione della pandemia si sono levate voci contro il rischio del recesso delle donne nell’ambito lavorativo, contro il fatto che non sono state sufficientemente inserite nella task force coronavirus (ma forse esse stesse non si sono proposte), si è detto che i paesi che hanno funzionato meglio in questa emergenza sono quelli governati dalle donne (ma forse perché i sistemi politici e gli ordinamenti funzionano meglio). Insomma, anche in questa occasione, si è sollevato tutto il repertorio pseudofemminista , usato spesso, diciamolo, come brand di posizionamento e visibilità. Tutto sommato non mi sembra che le donne se la passino troppo male qui da noi: la presidente della corte costituzionale è una donna, i livelli intermedi della magistratura appartengono alle donne, l’istruzione , dai vertici alla base, è in mano alle donne, negli istituti di ricerca posti di rilievo sono occupati da donne, e potrei fare altri esempi. Certo ci sono ancora lacune da colmare come ad esempio la differenza di retribuzione tra maschi e femmine che si riscontra in alcune aziende private. Ma tornando al covid-19, a me sembra che mai come in questa occasione sia stata resa pubblicamente giustizia, attraverso quotidiani, rotocalchi, interviste televisive, alle donne e al grande lavoro fatto in prima linea a contatto con i malati e, in una postazione, diciamo così, più arretrata, nella ricerca . E’ evidente che Il panorama delle situazioni e dei vissuti, durante gli scorsi due mesi, è vasto e variegato e sarebbe sciocco generalizzare. E’ stato difficile per alcune vivere in situazioni di convivenza con maschi violenti e conflittuali con alto rischio per la propria incolumità. Ma va anche detto, per amor del vero, che il covid-19 è servito in moltissimi casi a riequilibrare i ruoli. Le donne italiane sono quelle che hanno minor tempo libero da dedicare a se stesse, sono quelle che rinunciano al lavoro e scelgono di rimanere a casa per dedicarsi al lavoro di cura. La contingenza covid-19 oltre tutto ha portato a ripensare le priorità e i valori: “Che cos’è veramente importante per me?” Una scelta, dunque, fatta , spesso, in piena consapevolezza e con soddisfazione: quindi perché lamentarsene? Ma con il covid -I9 i maschi hanno dovuto anche loro dare. Molti maschi, privilegiati dallo smart working e costretti a rimanere a casa mentre la consorte, magari per una tipologia di lavoro diversa costretta ad uscire per lavorare, hanno sperimentato cosa significhi destreggiarsi tra lavoro, figli e faccende domestiche. Si dice, con una formula ormai vecchia, “le donne sanno mettere insieme più cose!”. Le donne non sanno geneticamente mettere insieme più cose. Semplicemente, piuttosto, hanno dovuto imparare, costrette dalle circostanze. Anche i maschi hanno dovuto imparare, questa volta, costretti da ben altre contingenze Magari all’inizio incuriositi dalla novità, ma un po’ maldestri e pasticcioni si sono avventurati nella preparazione di spaghetti collosi, hanno provveduto ad avviare lavatrici, hanno data piena espressione alla loro creatività diventando i boy sitter dei figli e seguendoli anche nei compiti. La cosa meno impegnativa è stata sicuramente passare l’aspirapolvere perché si può fare meccanicamente pensando ad altro. Alcuni sono diventati perfetti casalinghi: hanno fatto il pane e le marmellate, si sono anche improvvisati parrucchieri delle donne di casa. Non tutti hanno resistito. Magari molti che pure, nel passato, lamentavano il bisogno ed il desiderio di passare più tempo in famiglia ora si sono augurati di tornare al più presto in ufficio. Che stress! Meglio lavorare che stare a casa! Una cosa è certa qualunque sia stata l’esperienza casalinga dei maschi, hanno sperimentato, nello scambio dei ruoli, cosa significhi stare dall’altra parte. Ne verrà non dico gratitudine, ma almeno rispetto e apprezzamento per quel lavoro faticoso, nascosto ed invisibile perché non retribuito, delle donne?


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