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A Napoli 7 arresti per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e corruzione: tra loro anche un ex ispettore di polizia

Coinvolto un connazionale residente in Belgio che avrebbe avuto stretti legami con il militante jihadista Abdelhamid Abaaoud

Pubblicato:23-05-2019 09:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:30
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NAPOLI – Sono 7 le persone arrestate stamane dai militari del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Napoli assieme a personale della questura in forza alla squadra mobile di Napoli, appartenenti a un’associazione per delinquere dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e alla corruzione, di cui facevano parte anche alcuni ex poliziotti impiegati presso l’ufficio Immigrazione della questura partenopea. Il provvedimento, emesso dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia titolare delle indagini, è stato eseguito contestualmente a diverse perquisizioni domiciliari che, oltre ai soggetti arrestati, hanno riguardato ulteriori 9 persone, coinvolte a vario titolo nelle attività illecite.

LE INDAGINI

Le investigazioni, a cura della Sezione investigativa finanziamento al terrorismo del Gico di Napoli, sono iniziate nel giugno del 2016 con una segnalazione di operazione sospetta riguardante un algerino residente a Napoli che risultava aver effettuato, attraverso agenzie di money transfer del capoluogo campano, diverse movimentazioni di denaro “da” e “verso” Paesi dell’Unione Europea (tra cui Francia e Belgio), per importi al di sotto dei mille euro, ritenute potenzialmente riconducibili a contesti di terrorismo di matrice islamica. Infatti, tra i soggetti interessati a questi versamenti c’era anche un suo connazionale residente in Belgio che, sulla base dei primi riscontri info-investigativi, avrebbe avuto stretti legami con il militante jihadista Abdelhamid Abaaoud, sospettato di essere uno degli organizzatori delle azioni terroristiche perpetrate a Parigi il 13 novembre 2015 e ucciso in un’operazione della polizia francese cinque giorni dopo. Nei confronti del cittadino algerino sono così partite indagini, anche di natura tecnica, coordinate dai magistrati del Pool Antiterrorismo della procura di Napoli le quali, pur non facendo emergere positivi riscontri in ordine al suo coinvolgimento in attività di finanziamento del terrorismo, hanno permesso di accertare l’esistenza di un “agguerrito network criminale specializzato nell’ottenere indebitamente il rilascio e/o il rinnovo di permessi di soggiorno a favore di cittadini extracomunitari, molto spesso privi dei necessari requisiti di legge, attraverso l’utilizzo di documenti illegalmente ottenuti”.

In particolare, si è appurato che l’associazione gestiva e controllava l’intera filiera burocratica preordinata alla concessione dei relativi provvedimenti amministrativi, dal reperimento dei clienti/richiedenti, alla predisposizione delle istanze, ai contatti con l’ufficio Immigrazione della questura, fino alla consegna dei documenti ai soggetti richiedenti, cui seguiva la riscossione dei compensi dovuti e la successiva ripartizione dei guadagni illeciti da parte dei diversi membri del sodalizio. L’organizzazione forniva i suoi servizi illeciti sulla base di un vero e proprio “tariffario” in rapporto alla prestazione richiesta, con importi in danaro compresi fra i 50 euro per una semplice informazione sullo stato della pratica e i 3.000 euro circa necessari per “aggiustare” il conseguimento dei permessi di soggiorno. Nello stesso tempo, le indagini tecniche hanno svelato il meccanismo utilizzato dal sodalizio per individuare la singola pratica e verificarne lo stato d’avanzamento e che era basato, fra l’altro, sullo scambio via telefono degli appositi codici alfanumerici convenzionalmente assegnati a ciascun fascicolo dal software applicativo in uso all’ufficio Immigrazione. Proprio attraverso la decifrazione di questi codici, ottenuta anche grazie alla collaborazione fornita dalla questura di Napoli, è stato possibile pervenire all’esatta identificazione di diversi soggetti beneficiari dei permessi di soggiorno, nonché alla ricostruzione dei ruoli svolti dai principali protagonisti dell’attività illecita. In questo ambito, fra i promotori e gli organizzatori del sodalizio criminale si inserisce Vincenzo Spinosa, un ex ispettore della polizia già in servizio all’ufficio Immigrazione, che sovrintendeva e coordinava l’intera filiera dei servizi offerti alla clientela. Spinosa fungeva da trait d’union tra un gruppo di intermediari esterni all’ufficio Immigrazione, sia italiani (tra i quali un avvocato e un commercialista) che extracomunitari. Con loro l’ex ispettore della polizia raccoglieva le diverse istanze di soggiorno dai richiedenti stranieri sicché i pubblici ufficiali interni allo stesso ufficio, di volta in volta, davano indicazioni sugli adempimenti da svolgere e fornivano i suggerimenti necessari alla soluzione di specifiche problematiche.


Una parte dei guadagni conseguiti dal sodalizio era destinata a rimunerare i pubblici ufficiali compiacenti per i servizi resi e le attività espletate nell’esercizio delle loro funzioni, con conseguente contestazione a carico degli indagati anche del reato di corruzione per l’esercizio della funzione previsto dall’articolo 318 del codice penale. Sebbene allo stato non sia possibile stabilire esattamente il numero complessivo dei documenti effettivamente gestiti dall’organizzazione, nel corso delle indagini sono state quantificate 136 pratiche di rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno indebitamente concesso, individuate grazie al codice completo alfanumerico elaborato dal portale internet dell’ufficio Immigrazione.

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