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Appello di SI e Possibile per i migranti di Roma: “Riconoscere Baobab come presidio umanitario”

A Baobab attualmente ci sono 147 ospiti, che dormono in una settantina di tende. "Siamo di fronte a un fenomeno strutturale e non a una emergenza"

Pubblicato:23-05-2017 10:54
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:15

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ROMA – “Venerdì abbiamo presentato una richiesta ufficiale al Municipio per stabilire qui un presidio umanitario così che questa accoglienza non sia definita illegale, purtroppo il presidente del municipio non ha ancora risposto”. Lo dice Stefano Fassina, di Sinistra italiana, durante una conferenza stampa a piazzale Maslax (dal nome del 19enne somalo che si è ucciso a Pomezia), a due passi dalla stazione Tiburtina.

Con lui presenti anche Pippo Civati, Giulio Marcon, Loredana De Petris, Massimo Cervellini.

Qui ci sono 147 ospiti, che dormono in una settantina di tende.


“Vogliamo ringraziare i volontari del Baobab per quanto hanno fatto e continuano a fare nonostante la continua persecuzione nelle attività che svolgono”, aggiunge.

Per Fassina “non si vuole prendere atto che siamo di fronte a un fenomeno strutturale e non a una emergenza. Roma deve attrezzarsi come tutte le grandi capitali europee con strutture adeguate che oggi non ci sono. Il Baobab finora ha svolto una funzione di supplenza. Chiediamo attenzione da parte del ministero dell’Interno, della Prefettura e della Regione, non solo amministrazione comunale. Abbiamo chiesto alla Questura di sospendere lo sgombero per il tempo necessario al comune per trovare delle strutture in grado di ospitare” i migranti.

L’ultimo sgombero venerdì scorso: “Ci avevano detto che avrebbero ricollocato 30 persone- dice Andrea Costa del Baobab- invece sono state ricollocate solo 8 persone. Questa è la terza estate che interveniamo come attivisti. Quest’anno i numeri dei migranti arrivati sono molto più alti, quest’anno Roma avrebbe bisogno di più accoglienza, non di meno”.

Qui, insieme ai volontari del Baobab, ci sono quelli di Medu, Msf, Intersos. “Chiediamo una macchina della polizia per la sicurezza dei migranti- aggiunge Costa- non abbiamo nulla da nascondere, siamo i primi a voler collaborare. Qui ci sono persone che arrivano in condizione di fragilità estrema”.

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