Scontri per le miniere d’oro, il Governo del Ciad sigla la pace con il Comitato di Miski

Dal 2010, la regione di Tibesti è preda di violenze e instabilità a causa della lotta legata all'accaparramento delle risorse derivanti dalle miniere d'oro. Ora, concordata l'amnistia per tutti i combattenti e la sospensione di autorizzazioni e attività estrattive

Pubblicato:23-04-2025 11:12
Ultimo aggiornamento:23-04-2025 12:12

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ROMA – Il governo del Ciad ha siglato un accordo di pace con il Comitato di autodifesa di Miski nella regione del Tibesti, nel nord del Paese prossimo alla Libia. Sei esponenti del Comitato sono stati ricevuti lunedì 21 aprile a N’Djamena dal presidente dell’esecutivo, Mahamat Idriss Déby: “Siamo qui per sostenere la pace e la riconciliazione”, hanno annunciato i delegati, che hanno poi firmato l’intesa insieme al Mediatore speciale per la Repubblica del Ciad, Saleh Kebzabo. Il presidente del Comitato, Djimet Chava, ha aggiunto: “Crediamo in questo accordo, spetta a entrambe le parti rispettare il loro impegno. Anche in caso di blocco, siamo determinati a negoziare, piuttosto che a ricorrere alla violenza”.
Tra i motivi di ostilità, lo sfruttamento dei giacimenti di oro di Tibesti, che sono alla base di scontri dal 2010. A livello locale si formano dei gruppi di autodifesa con l’obiettivo di proteggere i giacimenti da cercatori d’oro illegali, molti dei quali provenienti anche da Libia e Niger. Poi, a partire dal 2018, questi gruppi sono confluiti in una milizia a tutti gli effetti, entrata in conflitto diretto con l’esercito, accusato a sua volta di accaparramento delle risorse locali. Un primo accordo di pace fu siglato nel 2019, quando al potere c’era il generale Idriss Deby Itno – padre dell’attuale presidente – ma naufragò rapidamente.

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Con la nuova intesa, è prevista un’amnistia per tutti i combattenti coinvolti in scontri nella crisi tra il 2019 e il 2020, nonché la sospensione di ogni permesso e attività mineraria, in attesa di una nuova mappatura delle vene aurifere. In questo modo, assicura il governo, si auspica la pacificazione della regione, che da anni soffre anche l’instabilità nella vicina Libia, permettendo la ripresa delle attività economiche e dei servizi, tra cui la riapertura delle scuole.

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