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Nel 2017 Ama chiese altri due cimiteri per Roma, un documento inchioda il Campidoglio

L'azienda aveva previsto un aumento dei decessi (a prescindere dalla pandemia) e individuato al Collatino e a Ostia due aree per realizzare nuovi cimiteri

Pubblicato:23-04-2021 16:20
Ultimo aggiornamento:23-04-2021 16:22

cimitero verano
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ROMA – Non solo la carenza di forni per soddisfare le richieste di cremazioni, in aumento da 15 anni. Ma anche l’impegno del 2017 dell’amministrazione Raggi per due nuovi cimiteri, previsti ma mai realizzati: uno al Collatino e uno sul litorale di Ostia. È una memoria di giunta del 2017 ad inchiodare l’amministrazione pentastellata alle proprie responsabilità per quanto riguarda l’emergenza cimiteriale che sta vivendo la città di Roma in questi mesi. Una crisi che in questi giorni è tornata all’attenzione di tutti dopo l’intervento del parlamentare Andrea Romano che, a due mesi dalla morte del figlio, non è ancora riuscito a trovare un loculo dove far riposare le ceneri del ragazzo prematuramente scomparso.

IL DOCUMENTO SUI CIMITERI

Il documento, di cui l’agenzia Dire è entrata in possesso, parla chiaro. Si tratta della memoria di giunta 54/2017, protocollata 24192/17, che conteneva “gli indirizzi strategici per la manutenzione e l’implemetanzione dei cimiteri capitolini”. Già a pagina 5 il documento lanciava l’allarme: “È previsto in Italia, nei prossimi decenni, un incremento della mortalità con ritmi nettamente superiore agli attuali. Un fenomeno da ricondurre alla crescita demografica e al baby boom che ha interessato tutti i Paesi europei dopo la Seconda guerra mondiale fino al termine degli anni ’60”. Per questo motivo Ama aveva determinato due scenari in risposta. Uno a breve-medio periodo, con la manutenzione e l’ampliamento dei campi santi esistenti e uno a lungo periodo che prevedeva la realizzazione di due nuovi cimiteri. Sulla Collatina e sul litorale romano. Attenzione, però. Per lungo termine il documento chiariva un arco temporale di 5/10 anni. Ne sono passati quasi 5, e niente, su questo fronte, è stato fatto. E questo nonostante l’amministrazione conoscesse bene i rischi derivanti dal prossimo aumento della mortalità.

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QUEI LAVORI APPROVATI E MAI INIZIATI

In particolare lo scenario a lungo termine prevedeva la realizzazione di due cimiteri. Il primo, sulla Collatina, da 300mila metri quadrati per almeno 100mila salme destinate per il 46% in loculi, il 10% a tombe private, il 16% a inumazioni e il 28% a ossari e aree cinerarie. Di questo campo santo, al momento, non v’è traccia. Ma non si vede all’orizzonte nemmeno un cantiere per la sua costruzione.


Il secondo cimitero sarebbe dovuto essere realizzato sul litorale. Il documento non indica l’area precisa ma vagheggia il territorio del X Municipio, in zona Ostia. In questo caso si parla di un campo santo di 100mila metri quadrati per 33mila salme, destinate tra loculi, tombe private, zone cinerarie e inumazioni nelle stesse identiche percentuali del cimitero Collatino. Anche in questo caso, però, nessuna novità rispetto all’avvio dei lavori. Ma anche sul più facile terreno degli interventi a breve e medio periodo l’amministrazione non ha centrato molti tra gli obiettivi che si era prefissata. La stessa memoria di giunta del 2017 indicava infatti la redazione di un piano regolatore dei cimiteri entro due anni, il recupero di spazi nei campi santi esistenti, sempre entro due anni, l’ampliamento dei cimiteri minori e l’implementazione dei forni crematori (con due o tre nuove linee), per altro necessità indicata da Ama ancora prima, ben nel 2015.

Nello specifico il piano prevedeva 215mila metri quadrati di superifice aggiuntiva nei vari cimiteri: 110 mila metri quadrati al Laurentino, 30.000 a San Vittore, 5.000 a Cesano, 15.000 al Santa Maria di Galeria e 55.000 a Castel di Guido. Il tutto per un totale di poco meno di 72mila salme.


Molti tra questi interventi sono rimasti lettera morta. E, col senno di poi, hanno pesato non poco nel determinare l’attuale emergenza cimiteriale, causata dalla suddetta assenza di posti nei cimiteri, dalla scarsa capacità dei forni esistenti di fare fronte alla richiesta di cremazione in fortissimo aumento (dalle 3.711 del 2001 alle circa 14mila del 2015 fino alle 16mila attuali, il tutto su 30,000 morti annui in media), e dal picco di decessi di questi mesi a causa del covid. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Per tutti questi motivi alcuni consigieri comunali si sono mossi presso le varie magistrature. È il caso, ad esempio, di Francesco Figliomeni, di Fdi, che ha presentato nel 2019 due esposti presso la Procura di Roma e la Corte dei Conti. “La memoria del 2017- ha spiegato proprio Figliomeni raggiunto dall’agenzia Dire per un commento- arriva proprio dopo alcune mie interrogazioni all’allora assessora all’Ambiente con delega ai servici cimiteriali, Pinunccia Montanari. Allora feci un accesso agli atti e grazie a questo sono entrato in possesso anche di uno scambio tra Ama e Raggi in cui si evidenziavano tre problemi: il primo sulla manutenzione, il secondo sulla necessità di implementare le cremazioni ed un terzo sulla sicurezza, visti i numerosi atti vandalici e furti di opere d’arte, soprattutto al Verano. I due nuovi cimiteri al Collatino e a Ostia? Non ne sappiamo nulla. Ricordo, però, che questi non sono stati solo un annuncio in conferenza stampa ma opere approvate da tutta la giunta Raggi. Insomma non è stato fatto nulla di tutto ciò, ne i due nuovi cimiteri, ne l’ampliemtno del Laurentino, ne la manutenzone dei forni di Prima Porta”.

La colpa dei mancati interventi? Nessuno al momento ci mette la faccia. Certo non ha aiutato la situazione di Ama, con i bilanci degli ultimi 4 anni non approvati per tutta il tempo della consiliatura Raggi, fino al voto dell’aula Giulio Cesare poche settimane fa. Forse troppo tardi.

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