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Procreazione medicalmente assistita, con problemi alla tiroide maggior rischio di insuccesso

A metterlo in luce l'Associazione Medici Endocrinologi (AME-ETS) diffondendo le recenti Linee guida dell'European Thyroid Association

Pubblicato:23-04-2021 13:29
Ultimo aggiornamento:23-04-2021 13:34
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ROMA – Attenzione alla tiroide se si decide di iniziare un percorso di fecondazione assistita. Infatti, un malfunzionamento di questa ghiandola può ridurre le possibilità di successo della fecondazione assistita. Un legame, quello tra tiroide e PMA, già in parte conosciuto ma non adeguatamente valutato e che l’Associazione Medici Endocrinologi (AME-ETS) ha portato all’attenzione di medici e pazienti diffondendo le recenti Linee guida dell’European Thyroid Association.

“Dagli ultimi studi si può affermare che quanto più elevato è il valore di TSH, maggiore è il rischio di insuccesso della procreazione medicalmente assistita- dichiara il Dr Roberto Negro, endocrinologo AME- Più precisamente- prosegue Negro- la terapia utilizzata per la stimolazione ovarica fa aumentare la concentrazione di estradiolo, che a sua volta induce un aumento di thyroxine-binding globulin, con conseguente accrescimento della quota ‘legata’ di ormone tiroideo e riduzione della frazione libera. Ciò comporta una sorta di ‘stress test’ per la tiroide, che, se affetta da tiroidite cronica autoimmune o ipotiroidismo subclinico, può andare incontro a insufficienza funzionale più o meno grave, che riduce le possibilità di successo della PMA”.

Come si può agire per ridurre questi rischi?


“È opportuno- dichiara AME-ETS- che tutte le pazienti candidate a PMA eseguano due esami fondamentali per la valutazione della tiroide: TSH e anticorpi anti-tireoperossidasi (AbTPO). Poi purtroppo, ci sono alcuni casi in cui questi esami non vengono proprio richiesti, altri casi in cui vengono prescritte terapie non appropriate e non sostenute da evidenze scientifiche”. Circa il 10% delle donne di età compresa fra 20-45 anni ha una tireopatia, che è rappresentata in particolar modo da ipotiroidismo subclinico, cioè quando il valore di TSH è al di sopra della norma o da tiroidite di Hashimoto, quando gli anticorpi anti-tiroide risultano positivi. Precedenti linee guida avevano già dato indicazioni sulla gestione delle pazienti tireopatiche che andavano incontro a PMA, ma quelle recentemente pubblicate dalla European Thyroid Association, sono le uniche esclusivamente dedicate a questo argomento così delicato. “Spesso i centri di PMA nono fanno attenzione adeguata ai problemi di tiroide connessi con l’inizio di trattamento di PMA. È importante- ricorda AME-ETS- che soprattutto gli endocrinologi e i ginecologi che rappresentano le figure più direttamente coinvolte nella gestione di queste pazienti siano a conoscenza e seguano le indicazioni di dette linee guida”.

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