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Bologna, il collettivo studentesco Cua occupa piazza Scaravilli: “Non arrendersi a militarizzazione e chiusura”

Secondo il gruppo di universitari "l'Ateneo usa la salute e la pandemia come scusa per chiudere spazi e azzerare i confronti"

Pubblicato:23-04-2021 13:05
Ultimo aggiornamento:23-04-2021 13:05

piazza scaravilli occupata cua bologna
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BOLOGNA – “Stamattina insieme a tante e tanti abbiamo deciso di portare la Piazza studio autogestita in piazza Scaravilli”, nella zona universitaria di Bologna, quindi “di aprire le transenne che da mesi la chiudono”. Lo riferisce il collettivo studentesco Cua, diffondendo alcune foto che mostrano tavoli e panche sistemate all’interno dell’area delimitata dalle grate: effetto dell’ordinanza in vigore dagli inizi di febbraio per vietare l’accesso e lo stazionamento in piazza dalle 18 alle 6.

Per il collettivo è necessario “attraversare di nuovo le piazze, trovando nuovi modi di autotutelarci e di viverli senza arrendersi alla sofferenza e al nichilismo, ma neanche alla militarizzazione e alla chiusura“, si legge nel comunicato. “Sono mesi che viviamo la Piazza studio autogestita come momento di condivisione e lotta e non smettiamo- promette il Cua- finché non otteniamo ciò che chiediamo: vogliamo un’Università libera dai ricatti temporali ed esistenziali dei Cfu e che metta da parte la logica del calcolo delle tasse a partire dall’Isee familiare dei due anni precedenti”. Il Cua invoca “un’Università che non usi più la salute e la pandemia come scusa per chiudere spazi e azzerare possibilità di confronto e apertura, ma che tramite strumenti di allargamento come può essere la Dad riesca a connetterci realmente- continua la nota- e non dividerci sulla base del reddito e delle possibilità di vivere o meno nelle città in cui abbiamo deciso di studiare e mettere radici”.

In zona universitaria, sempre per la giornata di oggi, sono in programma altre iniziative simili: in piazza Verdi pranzo sociale e “tamponi sospesi” (con Saperi Naviganti), in piazza Puntoni performance e laborato


ri degli studenti dell’Accademia di belle arti (con il collettivo Ababo).

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