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VIDEO | Coronavirus, Coldiretti: “Per i campi ci serve chi conosce il lavoro, fate arrivare i braccianti stranieri”

"Servono persone che conoscono bene le tecniche di raccolta", dice Coldiretti. non è questione di italiano o straniero, ma di esperienze già acquisite

Pubblicato:23-04-2020 11:24
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:11
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BOLOGNA – Aprire le frontiere, o meglio, avviare dei ‘canali verdi’ privilegiati per far arrivare in Italia i lavoratori stagionali addetti all’agricoltura. Li invoca Coldiretti Bologna che, di fronte alla chiusura dei confini tra Stati per limitare il più possibile la diffusione del Coronavirus, sottolinea l’importanza sì, di avere manodopera, ma anche di ‘braccia’ preparate a garantire raccolti fatti come si deve e quindi la qualità dei prodotti. Come spiega alla ‘Dire’ la presidente di Coldiretti Bologna, Valentina Borghi, l’anno scorso nelle campagne emiliano-romagnole l’organizzazione di rappresentanza degli agricoltori ha impiegato 10.000 addetti stagionali e di questi il 75% stranieri (uno su due era extracomunitario; molti arrivano dall’Ucraina e dall’Albania).

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Si tratta di persone che che arrivano in Italia per un periodo di tempo limitato già da diversi anni, che spesso hanno un rapporto diretto con l’azienda agricola e si dedicano a una ‘missione’ specifica, come la campagna delle fragole, degli asparagi, delle pesche, delle pere e così via. Insomma, persone già formate e che sanno quello che fanno. “Ricordiamo- spiega Borghi- che l’agricoltura, seppur semplice, ha delle specifiche da rispettare soprattutto in un mercato competitivo come quello europeo e l’Italia ha standard molto alti di qualità. E’ chiaro che persone formate che vengono qui da anni conoscono bene le tecniche di raccolta, il mantenimento della qualità, così come la cura e ripristino della pianta”.

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Quindi, anche se Stato, Regioni e associazioni del settore hanno aperto delle ‘selezioni’ per reclutare persone oggi disoccupate, studenti, pensionati per compensare la mancanza di manodopera nei campi, non si tratta solo di numeri, ma di esperienza. Se a chi arriva nei campi “si deve insegnare tutto” da zero, “si capisce che un campo di insalata non si raccoglierà, ma andrà a male…”, dice Borghi, la quale ci tiene a “sgombrare il campo da ogni dubbio: non è questione di italiano o straniero, ma di esperienze già acquisite“.

Per la presidente di Coldiretti Bologna dunque, proprio perchè “il tempo di formazione è direttamente proporzionale alla possibilità di avere un prodotto di qualità, l’input è quello di riuscire ad avere dei canali sanitari adeguati per garantire i dipendenti che ‘ognuno si aspetta’“. Una richiesta che Borghi ha avanzato anche ieri mattina partecipando in videoconferenza alla commissione Attività produttive del Comune di Bologna. Ma come stanno adesso le cose? Per ora si tratta soltanto di un appello, di un’esortazione cara anche a Coldiretti nazionale che esorta il Governo italiano a facilitare l’arrivo dei lavoratori stagionali in Italia. L’obiettivo è “aprire canali verdi, agevolati, preferenziali” tenendo ben conto di regole sanitarie da rispettare e, soprattutto, dei diversi rapporti tra Paesi.

I lavoratori stranieri da parte loro, e come spiega Borghi, si stanno informando per venire di nuovo a lavorare in Emilia-Romagna: “Sgombriamo il campo dalla paura di venire in Italia (a causa del Coronavirus, ndr) questo tema non esiste- queste persone, se lasciano casa e famiglia per venire a lavorare in un altro posto, non vivono proprio in uno stato di agiatezza e quindi difficilmente si tirerebbero indietro a venire, anche perchè ormai viviamo una pandemia a livello globale”.

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