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Un disabile di 13 anni scrive a Mattarella: “Troppe barriere al Quirinale”

ROMA - Il Quirinale "non e' il palazzo di

Pubblicato:23-04-2016 09:46
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:37

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ROMA – Il Quirinale “non e’ il palazzo di tutti gli italiani”: chi ha una disabilita’ fa fatica a visitarlo. La denuncia arriva da una ragazzo di 13 anni con disabilita’: non e’ riuscito, insieme allo zio, a entrare nell’ufficio prenotazioni di via della Dataria. Inaccessibile. E cosi’, stupefatto, ha scritto una lettera al presidente della Repubblica Mattarella. “Sono A., un ragazzetto disabile di tredici anni che dalla nascita e’ costretto a muoversi su una sedia a rotelle – scrive -. Questa mattina, passando per la piazza del Quirinale per andare a vedere la mostra alle Scuderie accompagnato dallo zio Ernesto, ho notato una piccola folla che aspettava di entrare nel palazzo per visitare la cappella Paolina”. A. si e’ incuriosito, ha chiesto informazioni ed e’ stato indirizzato all’ufficio prenotazioni. Qui la brutta sorpresa: “Arrivato davanti alla porta, sono stato bloccato da tre altissimi gradini“.

Per A., una grande delusione: “Trovo riprovevole che coloro che si occupano di far sentire il Quirinale il palazzo di tutti gli italiani, e anche di tutti i cittadini residenti nel nostro bel paese, non abbiano mostrato la giusta sensibilita’ nei confronti di noi cittadini portatori di un handicap”. E le barriere non si limitano all’ufficio prenotazioni, visto che “tutta la zona del Quirinale e’ un percorso a ostacoli, che noi disabili dobbiamo affrontare tra mille difficolta’”.


E A. invita il presidente Mattarella a verificare con i propri occhi, anzi con le proprie gambe: “Provi a fare quello che ho fatto stamattina: via della Consulta e’ un insieme di sampietrini sconnessi, via XX Settembre ha marciapiedi piccolissimi, che davanti al quadrivio delle Quattro Fontane quasi scompaiono. Nella chiesa sono potuto entrare solo chiedendo aiuto a dei turisti stranieri, che mi hanno sollevato con la carrozzina”. A. si preoccupa non solo per se’ e per quelli come lui, ma anche per il proprio Paese: “Che immagine da’ dell’Italia la sua piu’ alta e rappresentativa istituzione? Quale messaggio comunica questa cosi’ scarsa attenzione ai problemi di molti? Accolga questo mio messaggio come una vera e propria tirata di orecchie – conclude A. – e nello stesso tempo lo consideri un pungolo, affinche’ l’istituzione, che Lei rappresenta in questo modo cosi’ alto e rispettabile, sia da esempio a tutte le altre amministrazioni”. Per ora, nessuna risposta dalla presidenza. Ma A. e lo zio attendono con fiducia.  

(Fonte: Redattore sociale)

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