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Violenza donne, Bonetti: “La valutazione dei dati è fondamentale per contrastarla”

La ministra lo ha dichiarato nel corso del convegno organizzato al convegno organizzato dall'Istat e dal Dipartimento Pari Opportunità per presentare l'accordo di programma sui dati

Pubblicato:23-03-2022 15:06
Ultimo aggiornamento:23-03-2022 16:05

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ROMA – “Dobbiamo sradicare la violenza di genere, dobbiamo eliminarla completamente. La violenza di genere è un crimine odioso e subdolo, con radici insidiose in atteggiamenti, sistemi di valore, stereotipi, immagini sociali e ideologie vecchi e nuovi. È un fenomeno infame che, purtroppo, spesso si apprende in famiglia, che alcuni usi perversi dei media digitali contribuiscono ad incoraggiare e che troppo spesso trova consenso, acquiescenza, giustificazione o sottovalutazione”. Lo ha detto il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, aprendo i lavori del convegno scientifico dal titolo ‘Conoscere per decidere. L’attuazione del Piano Nazionale sulla violenza di genere contro le donne attraverso i dati’. “Per prevenirla- ha aggiunto- occorre intervenire attivamente e proattivamente nelle famiglie, nelle scuole, nei luoghi di lavoro e negli spazi del tempo libero, nella comunicazione e nell’immaginario”.

Blangiardo ha spiegato inoltre che “alle vittime deve essere garantita una protezione efficace: vanno sostenute, accompagnate, messe in condizione di difendersi e di riguadagnare una vita sicura. Non vanno abbandonate. I violenti devono essere perseguiti con severità e la giustizia deve rieducarli a una interazione sana e rispettosa con le donne”. Per il presidente dell’Istat “queste strategie, prevenzione, protezione e persecuzione, potranno diventare qualcosa di più di un elenco di principi solo se saranno tradotti in un sistema di politiche di sistema, che vadano dai livelli più generali a quelli più capillari, dalle istanze più alte delle istituzioni ai luoghi più remoti, privati e a volte oscuri della quotidianità”. “Politiche- ha precisato Blangiardo- che intercettino bisogni sociali reali nella loro complessità tutta intera e che ne abbraccino tutte le dimensioni e le ramificazini di cause e di effetti. L’efficacia delle politiche comincia da una base affidabile, puntuale, seria e aggiornata di conoscenze, tanto più importante quanto più i fenomeni sono opachi e sommersi, negati e nascosti per paura o vergogna, come accade per la violenza di genere”. “Il nostro istituto- ha poi informato- produce dati caratterizzati dalla qualità, dalla regolarità e dalla tempestività per dare alle politiche indispensabile fondamento nelle evidenze, nella conoscenza accurata dei fenomeni e nelle analisi approfondite. Mettiamo al servizio dell’obiettivo e dello sradicamento della violenza di genere una grande quantità di dati di tipo sociale, economico e demografico”. “D’intesa con il dipartimento per le pari opportunità- ha dichiarato il presidente dell’Istat- abbiamo voluto far convergere questo patrimonio, continuamente aggiornato, in un sistema informativo statistico, la banca dati sulla violenza di genere, volta a fornire informazioni statistiche validate e continuative agli organi di governo e a tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti nel contrato alla violenza di genere”.

Blangiardo ha infine sottolineato che “questo avviene grazie a un rilevante investimento in nuove rilevazioni e anche grazie all’integrazione delle informazioni da noi prodotte con quelle messe a disposizione dai ministeri della Salute, dell’Interno, della Giustizia e dai centri anti violenza. Auspico che l’obiettivo di eliminare la violenza di genere sia raggiunto presto ovunque e in modo permanente”, ha concluso. 


BONETTI: “VALUTAZIONE DEI DATI FONDAMENTALE PER CONTRARE LA VIOLENZA SULLE DONNE”

Il tema del contrasto alla violenza nell’ambito del nuovo Piano che stiamo portando avanti necessita sempre di più di una azione sistemica che è quella concretizzata nell’ambito degli organismi di governo e di monitoraggio del Piano stesso, ma necessita anche di una solida base di valutazione del fenomeno dei dati, sia nella fase preventiva sia per andare a riconoscere eventuali elementi di fragilità, ulteriori elementi di innesco di forme di violenza diverse che possono essere intercettate tempestivamente per poi mettere in campo soluzioni correttive”. Lo ha detto la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, in occasione del convegno scientifico dal titolo ‘Conoscere per decidere. L’attuazione del Piano Nazionale sulla violenza di genere contro le donne attraverso i dati’.

“Il tema della conoscenza del fenomeno- ha proseguito- ha storicamente avuto un impatto sociale molto importante, perché il nostro Paese oggi ha maturato una coscienza nei confronti della violenza contro le donne. Una coscienza maturata nel momento in cui il fenomeno è stato portato in emersione. È esistito non solo nelle cronache ma è esistito come un fatto sociale inaccettabile e che, conseguentemente, ha fugato una risposta di contrasto, di prevenzione, di presa in carico da parte delle vittime, accogliendo il percorso previsto dalla Convenzione di Istanbul sull’autonomia delle donne”. “Oggi abbiamo dato un nome alla violenza economica- ha aggiunto- a quella legata allo stalking o a quella della rete. Dare un nome è stato possibile alla luce del fatto che questi fenomeni li abbiamo fatti emergere grazie al lavoro di analisi”.

La ministra Bonetti ha infine sottolineato che “è altrettanto importante disegnare un percorso della presa in carico dell’evoluzione della violenza, perché nel momento in cui riconosciamo tale percorso possiamo avere quegli strumenti per poter intercettare in modo preventivo i dati sentinella che ci possono permettere di prevenire l’escalation della violenza. Il dipartimento per le Pari Opportunità ha fatto dell’analisi dei dati uno dei punti di forza della protezione, anche nell’ambito del nuovo Piano, un Piano che finalmente diventa sistemico“, ha concluso.

VALENTE: (PD): L’APPROVATA DELLA PROPOSTA LEGGE SU DATI È RIVOLUZIONE

“Le Commissioni riunite della Camera Giustizia e Affari sociali hanno approvato la proposta di legge sulle ‘Disposizioni in materia di statistiche sulla violenza di genere’, a mia prima firma, già licenziato dal Senato. Ora manca solo l’ultimo miglio, il sì dell’Aula e fra 15 giorni potremmo avere una legge fondamentale, rivoluzionaria direi, per conoscere e riconoscere la violenza contro le donne in tutte le sue forme”. Lo ha detto la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione Femminicidio, al convegno organizzato dall’Istat e dal Dipartimento Pari Opportunità per presentare l’accordo di programma sui dati.

“Ora mancano dati univoci non solo sulla violenza maschile ma persino sui femminicidi
– ha spiegato ancora Valente- mentre saper leggere in maniera corretta il fenomeno è condizione sine qua non per prevenirlo e contrastarlo. Con questa legge diamo allo Stato, nelle sue diverse articolazioni, il compito di coordinare le attività di conoscenza e lettura di questo fenomeno, diamo le indicazioni per produrre i provvedimenti necessari, collezionando tutti i numeri raccolti dai vari ministeri e anche dai Centri antiviolenza”. “Abbiamo anche previsto altri 28 reati spia, non direttamente collegabili alla violenza di genere- ha poi reso noto- come, per esempio, il danneggiamento di auto; nel caso in cui la polizia giudiziaria si ritrovi davanti ad una di queste ipotesi, sarà tenuta ad indagare su alcuni elementi, come il rapporto tra vittima e aggressore. Avere dati univoci e di facile lettura sulla violenza contro le donne e sui femminicidi è, accanto alla formazione specialistica degli operatori, ciò che può permettere di leggere correttamente la violenza maschile come un’asimmetria di potere nella relazione tra uomo e donna. Non solo, mettere in relazione i dati con gli eventi può aiutare a rilevare i reati spia, a capire quando un soggetto è pericoloso e impedire così l’escalation della violenza, evitando il femminicidio. Ringraziamo l’Istat e Linda Laura Sabbadini, la collaborazione tra istituzioni dello Stato su questo fronte è fondamentale per scardinare pregiudizi e abbattere stereotipi”, ha concluso Valente.

SABBADINI (ISTAT): “VIOLENZA CONTRO LE DONNE È VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI

“Quello della costruzione di un sistema di indicatori sulla violenza di genere contro le donne è stato un lungo e appassionante viaggio per far diventare i paesi normali, dove la priorità delle statistiche non debbano più essere dettate dall’essere o non essere statistiche economiche. Un viaggio di sperimentazioni continue, di ricerca della metodologia più adeguata, che anche il nostro paese ha fatto”. Lo ha detto la direttrice centrale per gli studi e la valorizzazione tematica nell’area delle statistiche sociali e demografiche dell’Istat, Linda Laura Sabbadini, in occasione del convegno scientifico dal titolo ‘Conoscere per decidere. L’attuazione del piano nazionale sulla violenza di genere contro le donne attraverso i dati’.

“L’Istat- ha spiegato- cominciò a lavorare su questo prima della conferenza mondiale di Pechino. C’erano perplessità interne, si pensava che le donne non fossero disponibili a parlare di cose così delicate ma poi si decise di fare una indagine pilota che dimostrò all’inizio degli anni 90 che le donne, invece, erano disponibili a rispondere“. “Non usare il termine ‘violenza’- ha poi raccontato- fu uno dei problemi fondamentali, uno dei nodi da sciogliere, perché non la considera tale una donna che l’ha subita da un uomo magari che ama, oppure perché descrivere l’atto senza connotarlo e, soprattutto, rendere esplicito che anche un partner possa commetterlo. Sono passaggi che sembrano banali oggi ma che per noi hanno significato anni di lavoro. A fianco la società civile e le ministre delle Pari Opportunità che si sono susseguite sempre molto sensibili alla questione delle statistiche di genere e alla fine ce l’abbiamo fatta”.

Linda Laura Sabbadini ha poi affermato che “nel 1995 la piattaforma di Pechino era stata chiara: la violenza contro le donne è fisica, è sessuale, è psicologica e come tale doveva essere misurata. E la definizione copriva un gran numero di azioni che possono avvenire nella famiglia, nella comunità in senso ampio. Quella conferenza rappresentò una pietra miliare verso la sistematizzazione delle statistiche di genere in generale, è stata fondamentale anche per le statistiche sulla violenza contro le donne”. “Poco più di dieci anni dopo- ha proseguito- l’Onu lanciò una campagna per prevenire ed eliminare la violenza contro le donne e le bambine, la ‘United to end violence against women and girls’. Tutte le agenzie dell’Onu si unirono in quella campagna che aveva cinque obiettivi e uno di questi era la raccolta sistematica di dati sulla violenza contro le donne e le bambine. D’altro canto la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani, impedisce alle donne di fruirne e di esercitare la libertà femminile”.

“VIOLENZA DI GENERE È CAUSA E CONSEGUENZA DI DISUGUAGLIANZE DI GENERE NELLA SOCIETÀ”

Nel corso del proprio intervento la direttrice centrale per gli studi e la valorizzazione tematica nell’area delle statistiche sociali e demografiche dell’Istat ha spiegato che “la violenza esiste in tutte le società, attraversa le classi sociali, le diverse culture, è un fenomeno molto complesso da combattere e molto complesso anche da misurare. È causa e al tempo stesso conseguenza delle disuguaglianze di genere nella società. Quindi, avere statistiche comparabili e accurate è assolutamente fondamentale per comprendere le varie sfaccettature e portare avanti politiche e misurarne l’efficacia”. “Le statistiche– ha tenuto a precisare Sabbadini- possono essere usate anche al fine di condurre campagne di sensibilizzazione, permettono agli operatori della sanità e degli altri settori di comprendere come agire al meglio per disegnare dei servizi che siano realmente a misura di donna. E fanno emergere i fattori di rischio, offrendo strumenti per prevenirla e i dati. E la metodologia adeguata per rilevarli è fondamentale per persuadere i policy makers ad attivarsi con politiche mirate sulla violenza contro le donne”.

Sabbadini ha poi informato che “è molto importante ciò che avvenne nella 62esima sessione dell’assemblea generale dell’Onu nel 2006. Gli istituti nazionali di statistica furono chiamati in causa per lo sviluppo di dati sulla violenza contro le donne e in seguito a quella risoluzione l’ufficio di statistica dell’Onu istituì un gruppo per la definizione di indicatori condivisi sulla violenza contro le donne e una metodologia adeguata. L’Italia era in quel gruppo e abbiamo dato un grande contributo”.

Con il passare degli anni l’Oms ha cominciato a sviluppare numerose indagini sulla violenza in molti paesi che non l’avevano e grandi passi in avanti sono stati fatti anche nelle statistiche sui femminicidi. “Oggi- ha infine reso noto Sabbadini- la sensibilità degli istituti nazionali di statistica sull’importanza di queste tematiche c’è ma dobbiamo ancora combattere perché i policy makers capiscano che costruire indicatori, soprattutto di genere, è particolarmente complesso e delicato”, ha concluso.

VELTRI: “OGNI ANNO OLTRE 20MILA SI RIVOLGONO A CENTRI D.I.RE

“Sono oltre 20mila le donne che ogni anno sono accolte nei centri anti violenza della rete D.i.Re e sono circa 50mila nel totale dei 302 centri anti violenza contati dall’Itat nel 2018″. Lo ha detto la presidente dell’associazione Donne in rete contro la violenza D.i.Re, Antonella Veltri, in occasione del convegno.

“Il percorso di uscita dalla violenza a disposizione delle donne che decidono di intraprenderlo in uno dei nostri centri anti violenza- ha aggiunto- è parte di un sistema complesso che riguarda l’insieme delle misure e delle azioni di progetto che mettiamo in atto sul tema della violenza”. “Troppo spesso- ha proseguito- alcune istituzioni e il mondo dell’informazione relegano i centri anti violenza nella posizione sicuramente importante e indispensabile ma di certo limitante di chi in modo esclusivo accoglie e protegge le donne, tagliando fuori tutta la programmazione e le attività che da oltre 30 anni le donne che lavorano nei centri anti violenza mettono in campo sul tema della prevenzione, della formazione e dell’indispensabile cambiamento culturale. Un’azione, dunque, che sottostima l’azione dei centri nel sistema anti violenza”. “Accogliere una donna nei nostri centri- ha sottolineato- vuol dire restituire a quella donna la libertà e l’autonomia di scelta sulla propria vita, attraverso un percorso riconosciuto e sviluppato nel tempo”.

 Ricordando il Trattato di Istanbul, Antonella Veltri ha spiegato che “la prima azione di protezione che viene offerta alle donne è la valutazione del rischio, un metodo collaudato e raffinato nel tempo che consente alle donne accolte di capire la propria situazione di pericolo e di mettersi in sicurezza. E per sostenerle, anche in questo passaggio, abbiamo un gran numero di case rifugio che, seppure mai sufficienti, ci consentono di mettere in sicurezza le donne con i loro figli e le loro figlie”. “Le nostre organizzazioni sono indipendenti- ha infine precisato- e lavorano non per assistere le donne ma per restituire alle donne la forza per progettare la loro vita secondo le loro capacità e determinazioni, in un percorso di libertà e rispetto”, ha concluso. 

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