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Salam, diritti e testimonianze contro il Jihadismo

De Filicaia (Gvc): Lavoriamo su esperienza 'Foreign fighters'

Pubblicato:23-03-2018 15:37
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:40
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ROMA – “Salam” significa “pace”: e’ un saluto usato in tutto il mondo arabo e, adesso, anche un’iniziativa europea per combattere l’estremismo violento in Tunisia, partendo dai diritti umani. L’agenzia DIRE ne parla con Luca De Filicaia, coordinatore Maghreb e Palestina per Gvc, una ong partner del progetto. “Spesso i giovani tunisini che pensano di arruolarsi come ‘foreign fighters’ hanno in mente un immaginario idilliaco” dice Filicaia. “Con il progetto ‘Salam’, di cui e’ capofila l’organizzazione spagnola Novact, immaginiamo incontri con gli imam oltre a un lavoro da fare attraverso i media” sottolinea il coordinatore. “Soprattutto, pensiamo di lavorare con le testimonianze di chi e’ reduce dall’esperienza jihadista, per raccontare come sono davvero le realta’ sul posto”.
Secondo alcune ricerche europee menzionate dal rappresentante dell’ong, infatti, i giovani reduci da una militanza nell’estremismo armato “tornano spesso delusi e tendono a reintegrarsi nella societa’ dopo un’esperienza che considerano negativa”.
Una ricerca diffusa a fine 2017 dal centro statunitense Soufan indica che il Paese maghrebino ha, in proporzione alla popolazione totale, il maggior numero di combattenti in Iraq e Siria: 2.926 persone. Anche se il dato, smentito dal governo tunisino, e’ quasi dimezzato rispetto a quello del 2015, i combattenti islamisti tunisini sembrano comunque molti, anche in confronto ai 3.417 della Russia, primo Paese di provenienza dei combattenti stranieri.
Sarebbero 800, inoltre, gli ex-militanti jihadisti che hanno fatto ritorno nel Paese maghrebino, che conta appena 11 milioni di abitanti. Il programma anti-estremismo, finanziato dall’Unione Europea, ha un nome francese: ‘Salam – Pre’venir l’extremisme violent en Tunisie: une approche base’e sur les droits humains et la consolidation de la paix’. Gvc e’ nata a Bologna nel 1971 ed e’ attiva nel campo della cooperazione internazionale e degli aiuti umanitari. Lavora in oltre 20 Paesi per garantire accesso all’acqua, al cibo, alla salute, all’educazione e al lavoro.


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